venerdì, 19 Aprile, 2024
Ambiente

Italia prima nel riciclo dei rifiuti. Cingolani: non ostacolare le rinnovabili

Primi nell’economia circolare, in terribile ritardo nelle rinnovabili e nei processi di de-carbonizzazione, lenti nella transizione digitale. Ecco l’identikit dell’Italia della transizione ecologica nel Rapporto “GreenItaly 2021, un’economia a misura d’uomo per il futuro dell’Europa”. Incoraggiante la crescita delle imprese green che non si sono fermate sotto Covid.

L’Italia ha solo da guadagnare dalla transizione ecologica. Non bisogna averne paura, perché è qualcosa che avverrà in ogni caso, tanto vale coglierne le opportunità e i benefici. A dirlo è Francesco Starace, presidente Enel, alla presentazione del dodicesimo Rapporto annuale promosso da Symbola e Unioncamere, che ci dà due buone notizie. La prima è che durante il Covid le aziende non hanno smesso di investire nella sostenibilità, chi lo ha fatto, il 13%, ha solo sospeso temporaneamente. La seconda è che siamo best in class per quanto riguarda l’economia circolare, soprattutto nel riciclo dei rifiuti dove abbiamo raggiunto quota 79,4%, il doppio della media europea. Da sempre povera di materie prime, l’Italia ha sviluppato molto presto la capacità di riutilizzare gli scarti, come nel campo del legno dove si ricicla il 95%.

L’Italia ha poca consapevolezza delle proprie capacità

Attualmente in Italia sono 441.000 le imprese che hanno investito nella green economy negli ultimi 5 anni, di cui 90.000 solo in Lombardia che fa da capofila. Nel Sud, un po’ in ritardo, è la Campania a guidare la classifica. Le aziende responsabili rappresentano il 31% della intera compagine produttiva, il 69% deve ancora essere convinto. Chi però ha già investito nel green, ha visto crescere il proprio fatturato del 14%, l’occupazione del 6% e l’export del 12%. È evidente che siano avvantaggiate le grandi imprese, rispetto alle piccole e medie, perché – lo abbiamo scritto più volte – la transizione comporta investimenti cospicui, soprattutto in nuova tecnologia, ma anche informazione e formazione. Ed è Unioncamere a candidarsi ad accompagnare le piccole realtà attraverso la creazione di “Punti green”, così come è stato fatto per la transizione digitale.

Cingolani: “Chi ostacola le rinnovabili senza buoni motivi, va saltato”

Per il ministro Cingolani bisogna puntare anche sulla conversione ideologica e culturale nel nostro Paese, partendo proprio dai cicli primari della formazione scolastica (elementari e medie). Fondamentale la partnership pubblico-privata, la formazione nella direzione dei green jobs e gli investimenti nella ricerca e innovazione. “Dobbiamo smettere di parlare di ricerca fondamentale e ricerca applicata – ha specificato il ministro -. Esiste solo una ricerca, quella buona; e noi dobbiamo fare questo”. Per quanto riguarda i ritardi nelle rinnovabili, Cingolani ha usato parole dure verso chi ostacola questa forma di progresso sostenibile: “Abbiamo tre Gigawatt di impianti rinnovabili in questo momento bloccati dalle intendenze paesaggistiche. Bisogna scegliere da che parte si sta. La sindrome ‘Nimby’ non è giustificabile, la dobbiamo superare. Attenzione, che la traduzione non sia che questa cosa si fa a spese del paesaggio, che è una grande risorsa italiana. Chi blocca, se non ha giustificazioni serie, deve essere saltato”.

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