venerdì, 15 Novembre, 2024
Ambiente

Clima. Il Governo conferma i sussidi per le fonti energetiche fossili. Così si agevola chi inquina

Mentre l’Italia scende al 27°posto nel “Climate Change Performance Index 2021”, ossia come il Paese è colpito dai pesanti effetti dei cambiamenti climatici, il Governo conferma i sussidi per la ricerca e utilizzo delle fonti energetiche fossili. È la denuncia di Legambiente che presenta il rapporto: “Stop sussidi alle fonti fossili e ambientalmente dannosi”. “Ancora rinvii”, contesta l’associazione, “per il taglio, malgrado gli impegni presi dal Governo. Sono 35,7 miliardi di euro sottratti a investimenti in innovazione ambientale e utili a uscire dalla crisi economica e sociale”.

“Anche il 2020”, sottolinea con disappunto Legambiente, “si chiude senza tagli ai sussidi alle fonti fossili; nella legge di bilancio presentata dal governo il tema non è previsto, nonostante sia stata istituita quest’anno una Commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi”. Sussidi stimabili, complessivamente, in 35,7 miliardi di euro, di cui oltre 21,8 miliardi sotto forma diretta e circa 13,8 miliardi in forma indiretta.

“Parliamo”, spiega Legambiente, “di tutte le misure incentivanti, che intervengono su beni o lavorazioni, per ridurre il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali. Larga parte va alle imprese, oltre 23 miliardi, e 12,5 miliardi alle famiglie”. La quota più rilevante dei sussidi diretti, secondo i calcoli di Legambiente, riguarda il settore dei trasporti, per 11 miliardi; seguono l’energia con 10,6 e l’agricoltura con 0,1.

“Il rapporto, – che unisce fonti diverse tra cui il Catalogo SAF e SAD, il bilancio dello Stato, dati Terna, Arera, GSE e MISE -“, spiega l’associazione, “analizza il settore energetico ma anche trasporti, agricoltura, canoni ed edilizia. Riporta voci molto differenti – da incentivi diretti e indiretti a sconti sulle tasse, a finanziamenti dati da imprese e società dello Stato – ognuna nata con l’obiettivo, condivisibile, di ridurre i costi a vantaggio di imprese e famiglie, ma è il mezzo che oggi non funziona più: bisogna guardare alle ragioni per cui si confermano sussidi che producono un impatto negativo su ambiente e clima quando esistono alternative competitive”.

Alcuni di questi sussidi, polemizza Legambiente, “sono stati addirittura introdotti nel 2020, come il capacity market, che prevede 20 anni di generosissimi incentivi per nuove centrali a gas, giustificati da ragioni di sicurezza del sistema; quando per la flessibilità e la sicurezza del sistema esistono alternative più economiche, efficienti e con ridotte o zero emissioni di gas serra”.

“Non esiste scusa legata al Covid che tenga”, commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “perché l’emergenza climatica sta diventando sempre più grave e perché ogni euro non più regalato a chi inquina può liberare investimenti in innovazione ambientale ma anche per far uscire il Paese dalla crisi economica e sociale. Nelle proposte che presentiamo oggi dimostriamo come sia possibile intervenire subito sui sussidi alle fonti fossili e all’estrazione di materiali naturali, mentre il Recovery Plan italiano dovrà fissare le riforme e la tempistica per cancellare tutti i sussidi entro il 2030”.

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