lunedì, 18 Novembre, 2024
A cuore aperto

Famiglia di cinghiali uccisi a Roma. La sacralità della vita e il diritto all’infanzia. Ieri la manifestazione in Piazza del Popolo a Roma

È grande Piazza del Popolo, nel traversarla cerco di guardare in faccia tutte le persone che sono arrivate da ogni parte d’Italia, perché grande è stato il loro sdegno per l’esecuzione pubblica di una mamma di cinghiale e dei suoi sei cuccioli, avvenuta la sera del 16 ottobre scorso nei giardini del quartiere Aurelio, a due passi dal Vaticano.

Mentre passo tra le persone le espressioni dei volti si raccordano intorno ad una piega unanime che racconta un sentimento condiviso e complesso, lo stesso che ti tira le guance quando la rabbia chiederebbe urla, il pianto singhiozzi, la riflessione silenzio.

Non è possibile testimoniare una classe sociale più presente in questa piazza. Genitori e bambini, giovani, anziani, attivisti per i diritti degli animali e non. Perché la vicenda tocca tutti, riguarda tutti in maniera trasversale ed assorge a simbolo di diverse questioni pregnanti, anzi costituenti per una società civile. 

La sera del 16 ottobre, scegliendo sbrigativamente di uccidere la famiglia di cinghiali, che  è stata prima antropizzata attraverso la familiarizzazione con la gente di quartiere e i bambini delle scuole adiacenti, che con questi cuccioli avevano condiviso l’area ricreativa, si è compiuto un atto di negazione della sacralità della vita e del diritto all’infanzia.

Uccisi per fiducia
Sei cuccioli di cinghiale insieme alla loro mamma, si erano spinti, attratti dai rifiuti, fin dentro il parco giochi “Mario Morelli” in via della Cava Aurelia e lì avevano familiarizzato con i bambini del quartiere, condividendo lo spazio e ricevendo il cibo dalle mani delle famiglie del luogo, senza mostrare mai segni di aggressività. In seguito ad ordinanza del Comune di Roma e ad un rimbalzo di responsabilità tra Comune e Regione, ignorando le molte proposte alternative che erano state avanzate da più parti e che richiedevano solo un tempo minimo di organizzazione tecnica, i cinghiali sono stati agevolmente, proprio perché fiduciosi nei riguardi della mano umana, intrappolati dentro il parco giochi e prima sedati tramite telenarcosi, poi uccisi attraverso una seconda iniezione letale. Uccisi per fiducia, persino nei riguardi di chi è entrato nel parco giochi per ucciderli. Nessuna paura cuccioli, l’uomo è nostro amico… Tutto è accaduto davanti agli occhi della folla sconvolta e in protesta per l’insensatezza e la cruenza dell’azione, con un dispiego sproporzionato di forze dell’ordine tale da creare un cordone umano per circondare l’area e impedire alle famiglie di avvicinarsi al parco. A niente sono servite le urla, i pianti e le proteste. Tutto è stato eseguito come un lavoro da portare a termine tour court. Le carcasse dei cinghialetti e della loro madre sono stati trascinati lungo il vialetto interno del parco e gettati nel camion destinato allo smaltimento, davanti allo sguardo inorridito dei presenti. Le immagini hanno fatto il giro d’Italia e valicato il confine, sollevando tutte le voci di protesta che si sono unite in Piazza del Popolo

Rifiuto di soluzioni alternative e sterile esibizione di forza
Oltre il dolore per la morte della famiglia di cinghiali, l’aspetto  a cui si rivolta l’opinione pubblica è la dinamica sorda e insensibile con cui è stata portata a termine l’uccisione, poiché qualsiasi soluzione alternativa proposta è stata impedita sul nascere, e il totale spregio nei riguardi delle persone presenti e delle associazioni, che, oltre essersi vanamente proposte per il trasporto in apposite oasi per gli animali, si erano fatte portavoce di una richiesta di grazia da parte dei cittadini. Invece è stata sterilmente esibita la forza da parte delle istituzioni responsabili e dei loro incaricati. Sterilmente perché questa modalità non porterà vantaggio a nessuno, anche se le uniche vittime sacrificali di questa cecità sono state le sette creature innocue uccise. Uno stato è forte quando usa la sua forza a favore del benessere dei cittadini e tiene conto delle loro istanze, non quando la esercita per esibire un’autorità destinata, per sua stessa natura, ad essere transitoria. L’unico modo di restare nella memoria è l’autorevolezza, ma quella è data solo dalla capacità di gestire questioni complesse mettendo la forza al servizio di un’etica imprescindibile per una società civile. Il problema dei cinghiali in sovraffollamento è causato da forzature di incrocio di razza cagionate da scelte umane scellerate. Occorre dunque, soprattutto ai tavoli tecnici, che siano presenti veterinari e associazioni e siano presentate proposte centrate per risolvere davvero, nel rispetto del benessere parimenti dei cittadini e degli animali. Anche se richiede uno sforzo più impegnativo del nascondere il problema allo sguardo. Perché questa “polvere” altrimenti, finisce sotto un tappeto intriso di sangue.  

La sacralità della vita negata

Albert Schweitzer, medico, musicista di fama europea, insegnante, teologo, premio Nobel per la pace, considerato da Einstein “l’uomo più grande del Novecento”, teorizzò la sacralità della vita e ammonì che un uomo è etico quando reputa sacra e intoccabile la vita in tutte le sue forme. In questa vicenda abbiamo mostrato quanto la vita possa essere stroncata pubblicamente, per futili motivi che non aderiscono a nessuna legge eticamente assumibile. Cosa stabilisce il valore di una vita? Secondo quali parametri? A vantaggio di chi? E, una madre con i suoi cuccioli, ancorché di un’altra specie, ospite quanto quella umana su questo pianeta, possono essere pubblicamente uccisi e umiliati anche nella morte col trascinamento pubblico dei loro cadaveri, prima di essere gettati nel camion destinato ai rifiuti? La risposta unanime dei cittadini è: no.

Diritto all’infanzia negato

Tra le molte famiglie presenti in Piazza del Popolo, a spiccare sulla mestizia generale sono stati gli sguardi tristi dei bambini. Ho parlato con alcuni genitori, altri hanno preso pubblicamente la parola, per dichiarare lo sdegno per il pessimo e traumatizzante esempio che scardina i principi educativi con cui cercano di crescere i loro figli. La stessa Fondazione Mario Morelli, a cui è stato intitolato il giardino scolastico teatro della macabra vicenda, si è considerata parte lesa. Come si può associare un luogo di morte ad un luogo ricreativo? È questo che chiediamo di sopportare ai nostri figli? L’idea che la violenza possa coesistere sullo stesso terreno in cui si gioca? Questo è pericoloso. Molto. I bambini giocano per addestrare le abilità pratiche e la creatività, che è una ginnastica fondamentale per la capacità di costruire crescendo. Impareranno forse a considerare normale la violenza e magari arrampicarsi sui cadaveri per andare avanti? Lì anestetizzeremo così tanto da fargli credere che essere adulti significa perdere ogni valore morale? Spero di no. Altrimenti sarà il fallimento del futuro. Di nuovo sulla pelle di cuccioli, questa volta umani.

Voci da Piazza del Popolo

Gianluca Bisogno, Presidente AnimaLiberAction:

“Ciò che è successo venerdì al parco va oltre la battaglia per i diritti degli animali. È una ingiustizia figlia di un sistema sbagliato che preferisce risolvere i problemi con la forza piuttosto che studiare soluzioni pacifiche e costruttive. Venerdì notte una donna(la veterinaria) ha ucciso una mamma con i suoi cuccioli animali che non avevano mai mostrato segni di viviolenza. Dono stati uccisi nel parco di una scuola materna dove i bambini andavano a giocare e che ora si chiedono dove siano finiti i loro amici. De questo è l’esempio che la società trasmette nostri figli allora non lamentiamoci di vivere in una società violenta. C’erano alternative all’ingiustizia, alla violenza e gli abusi che abbiamo assistito davanti al parco degli orrori. e per capire queste alternative non bisogna essere degli scienziati e dei grandi esperti di politica bastava ascoltare chi negli animali non si vede un prodotto da smembrare un problema da risolvere o immondizia da gettare in camion. Bastava ascoltare noi che negli animali non ci vediamo nulla di diverso da quello che sono esseri viventi senzienti che provano emozioni e sentimenti proprio come noi. Bastava chiedere ai bambini di quella scuola materna che con la loro ingenuità si erano già affezionata a quella mamma e i suoi figli e che con la loro innocenza avevano capito che non erano poi così tanto diverso da un cane o di un gatto.. venerdì abbiamo assistito alla vittoria del dominio nei confronti della sacralità della vita ma tutto questo dovrà cambiare.”

Massimo Wertmuller
L’attore, presente per testimoniare la sua partecipazione emotiva per la morte di queste creature, ha preso la parola e invitato il pubblico ad una riflessione con parole di grande consapevolezza e lucidità:

“Sparare a creature inermi davanti a bambini piangenti è un fatto che a Roma non s’era mai visto. Anche da come si trattano gli animali passa la strada della civiltà. Questa vicenda può segnare un cambiamento. Contro tutto ciò che non opera per il bene, questa Piazza può diventare la prima voce di un’indignazione civica e costruttiva. Questi temi sono vitali e andrebbero scritti tra i primi sulle agende del potere assieme a voci come lavoro e sanità. Perché giusta è quella società che assicura il lavoro, la salute, ma anche la cura dell’anima, il senso civico e noi stessi.”

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Gianni Maiellaro

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