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Aduc: turismo di mezza estate in affanno, calano spese e presenze, operatori in crisi

venerdì, 8 Agosto 2025
1 minuto di lettura

A metà stagione estiva Aduc (Associazione utenti e consumatori) fotografa un’Italia turistica in calo: meno presenze, meno denaro speso, meno giorni di vacanza. Il bilancio, raccolto tra turisti e operatori, racconta due facce della stessa medaglia: da un lato chi viaggia con portafogli sempre più leggeri, dall’altro chi offre servizi e registra entrate inferiori alle stagioni passate. Secondo i consumatori Aduc, il turista medio 2025 riduce sia la durata del soggiorno sia la spesa complessiva. Non si tratta solo di scelte, ma di necessità: il potere d’acquisto cala, nonostante i dati ufficiali – quelli che fanno esultare i portavoce governativi – raccontino una realtà più rosea.
Dietro le medie statistiche, la distribuzione è diseguale: se in 100 spendono 5.000 euro, 90 di loro ne spendono solo 1.000 e 10 arrivano a 4.000. I primi rappresentano il turismo low-cost, quello dei voli economici e degli affitti brevi, delle fughe lampo tra panini e gelati industriali. I secondi, invece, alimentano il mercato dell’esclusività: località di lusso, resort a 5 stelle e servizi “bio” confezionati su misura.

Operatori: la fine della cuccagna?

Per molti operatori, specie nelle località balneari, è il risveglio da anni di entrate record, spesso gonfiate da sussidi pubblici. Il riferimento di Aduc va ai gestori di stabilimenti che occupano spiagge demaniali pagando canoni irrisori – paragonabili, in alcuni casi, a un affitto periferico – e che chiedono al cliente migliaia di euro per servizi dal valore reale di poche decine.
Ora, con meno presenze e meno incassi, arrivano i tagli: stipendi ridotti (quando non si tratta di lavoro nero pagato al minimo), rinunce ai fuoristrada di lusso e alle vacanze extra-stagionali nei paradisi tropicali. Il quadro che emerge è quello di un turismo cresciuto in quantità ma non in qualità, con effetti dirompenti su città e località: sovraffollamento, impoverimento del tessuto sociale ed economico, assenza di politiche industriali di lungo periodo. Il rischio, secondo Aduc, è di fondare un’economia nazionale su basi effimere: rendite di posizione e flussi transitori, mentre il sistema produttivo arretra.

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