Nell’attualità del mondo moderno ove all’essere umano si sostituisce sempre più la tecnologia e la robotica, sarebbe difficile ed anche rischioso affidare a un robot, nelle proprie mani, forbici, pettine e, soprattutto, il tradizionale rasoio da barbiere.
Solamente un personaggio per alcuni versi ancora da scoprire, nonostante i suoi oltre 70 anni di professione da barbiere alle spalle, insieme ad una affermata vena da scrittore, poteva cimentarsi in questa ardua impresa per non far scomparire e per rivalutare il vecchio e tradizionale mestiere da barbiere.
Piero Migliacci, classe 1937, nella realizzazione di questo sogno, perché di puro sogno si tratta, per la passione innata per tale mestiere, ha la complicità dello scultore Carmine Cianci, entrambi conterranei. L’obiettivo è di non far morire una figura professionale e, contemporaneamente, elevarne il prestigio, facendola entrare persino nel mondo delle Accademie, nel mondo delle Università , licei compresi.
La cura della persona parte dal viso, dalla sua pulizia, dal suo candore e splendore, dalla cura dei capelli e dal suo taglio che da sempre hanno dato una etichetta ai vari personaggi. Piero Migliacci ed ora, in prosieguo, il figlio Alessandro, ne sono una istituzione vivente, con la famosa Barberia Peppino, in Via della Vite nel cuore della Capitale, frequentata da personalità non solo locali ma anche internazionali del mondo della cultura, della politica, dell’arte e dello spettacoli.
Piero Migliacci, di professione non solo barbiere per una vita
Per conoscere Piero Migliacci bisogna frequentarlo, anche in una giornata e conversare con lui: la sua oratoria affascina, il suo parlare è avvolgente, la sua cultura è vasta e profonda anche se non si lascia mai sfuggire di premettere e sottolineare che i suoi studi sono fermi alla quarta classe elementare. Sulle sue larghe spalle poggia una vita lavorativa fatta di sacrifici, di orgoglio, di perseveranza, di sofferenze e anche di qualche angheria che lo ha aiutato a maturare prima del necessario.
Veronica Meddi, la persona che fa navigare con la mente Piero
Giornalista, critica teatrale e letteraria, nonché sceneggiatrice e drammaturga, oltre che docente di Storia del Teatro, del Cinema e di Scrittura creativa, ha avuto l’ardire di prendere per mano – metaforicamente parlando – Piero Migliacci e di fargli confessare tutti i segreti della sua vita, soprattutto quelli familiari dalla sua amatissima compagnia di vita, la moglie Carmel(in)a, al figlio Alessandro, il colpevole, consacrando il tutto nel libro pubblicato nell’ottobre 2024, dal titolo già emblematico “La vittoria di Piero Il principe dei barbieri Il barbiere dei principi”.
Basta leggere alcune frasi del primo capitolo “Il mare dentro” per avere una idea di questo ragazzo dodicenne, già alla dura prova della vita, con la sua vecchia bici, a pedalare sotto la pioggia o il sole cocente per raggiunge i posti di lavoro da apprendista barbiere, lungo la strada che costeggia il mare di Schiavonea, frazione di Corigliano, a due passi della famosa Sibaritide. Il suo sguardo si incrocia coi volti stanchi dei pescatori e la Meddi così descrive la scena: “La sua attenzione lo portò a scrutare, uno a uno, quei visi violentati dal sonno perso la notte in mare, le barbe incolte, i capelli arruffati resi ribelli dal vento e la salsedine di quegli uomini che avevano bestemmie e preghiere impresse nello sguardo. Riconosce Francesco, un amico di famiglia, coetaneo di suo padre…”Alzò il braccio per salutarlo e lui, Francesco, restituì il buongiorno accompagnando la rudezza del suo gesto con un sorriso di gioia. Tra i solchi di un viso bruciato dal sole, i suoi occhi azzurri, infossati e arrossati, brillavano di soddisfazione per la generosità del pescato riportato, e questo Piero non poteva non notarlo. E lo notò. Provò un brivido di sgomento a seguito di una riflessione che gli portò, senza chiedere, una verità troppo ingombrante per i suoi pochi anni: la soddisfazione doveva pagare il prezzo del sacrificio. E che ne poteva sapere Piero delle rinunce e delle bruttezze per raggiungere la bellezza? Cosa era la bellezza? Capìdi aver appreso una lezione, presentatagli così, all’improvviso, in una mattina di sole come tante che però gli sentenziò una maturazione accelerata; i suoi soli dodici anni si fecero soli che Piero voleva toccare scansando le nuvole che, ora lo sapeva, avrebbe inevitabilmente incontrato. Impugnò il manubrio, fissò i piedi sui pedali e spingendo con tutte le sue forze. E di forze ne aveva Piero, tante. Riprese la sua corsa verso un destino ignoto, di cui sapeva solo avrebbe voluto essere protagonista. La piazza era il centro del suo mondo che doveva raggiungere, il vento avrebbe fatto il resto.”
“Il padre era stato chiaro: se non voleva continuare gli studi come avevano fatto i suoi fratelli e sorelle, avrebbe dovuto incominciare un mestiere.”
Fa una brevissima esperienza presso “….la bottega del calzolaio che riparava le poche scarpe, sempre troppo logore e puzzolenti. Non aveva molta clientela la bottega del Signor Giovanni, ma d’altronde non tutti a Schiavonea avevano le scarpe e chi ce le aveva ne possedeva a mala pena un paio da mantenersi con cura.”
Inizia a seguire il mestiere presso delle barbierie, costretto a interromperlo per assolvere il servizio di leva obbligatoria. Quando lo riprende, dopo parentesi di vita lavorativa in Germania e a Milano, si afferma a Roma presso la Barberia Peppino, in Via della Vite.
Il sogno da grande di Piero Migliacci
Insieme allo scultore Carmine Cianci, già noto per le sue prestigiose opere d’arte , tra le quali: il Monumento ai Caduti ai Coriglianesi nelle due guerre mondiali e il portone Bronzeo del Santuario di Pizzo Calabro, Piero Migliacci intende dare il giusto pregio, la giusta importanza alla cura della persona attraverso il mestiere di barbiere, portando tale attività artigianale nelle Accademie, nelle Università, nei licei mediante un concorso dal titolo specifico “L’arte del barbiere”. Sono tre le sezioni, alle quali destinate la consegna delle opere del predetto scultore Carmine Cianci ed esattamente: L’uomo e l’arte di Pierre-Augustin de Beaumarchais; Gioacchino Rossini, l’uomo e l’artista; e Piero, l’uomo e l’arte del Barbiere.
Proprio nella recentissima serata del 17 giugno scorso, Piero Migliacci col suo libro è stato accolto nel prestigiosissimo Museo d’Arte Antica e del Precinema di Corigliano Centro Storico, messo a disposizione dal collezionista Giacomo Felicetti che, con passione e dedizione ivi custodisce un patrimonio artistico di inestimabile valore, insieme agli eredi dell’avvocato Luigi Passerini. Un vero matrimonio di cultura statica e dinamica offerto alle numerose e, soprattutto, prestigiose persone che hanno potuto scoprire da vicino le qualità profonde e il seminato culturale del barbiere Piero Migliacci, apprezzato e stimato anche oltre i confini della nostra Italia.