lunedì, 9 Giugno, 2025
Attualità

Leone XIV, il grido contro il femminicidio: “Relazioni dominate diventano violente”

Nella solennità di Pentecoste, davanti a 80mila fedeli, il Papa denuncia la cultura del dominio e invoca lo Spirito come forza di pace, fraternità e rinnovamento

Una Pentecoste attraversata “dal vento dello Spirito”, ma anche dal peso del dolore e dell’urgenza morale. È stato un Papa Leone XIV intensamente umano e profeticamente spirituale quello che ieri, in piazza San Pietro, ha celebrato la Messa solenne per la Pentecoste, nel contesto del Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle Nuove Comunità. Un’omelia ricca di slanci teologici, ma attraversata da parole durissime e dolorose contro la piaga del femminicidio, che ha assunto ormai i contorni di una tragedia epocale: “Provo molto dolore quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro”, ha detto il Pontefice con voce ferma e commossa, “un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio”.
Parole, le sue, ascoltate in un silenzio commosso dagli 80milafedeli accorsi a Roma da tutto il mondo. Con la recita del Regina Caeli, a fine celebrazione, il Santo Padre ha invocato un’azione dello Spirito Santo che “apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra”, estendendo la riflessione alla società civile, alle famiglie, alla politica. E soprattutto ai cuori.

Lo Spirito che abbatte i muri

Centrale nella riflessione del Papa è stato il tema delle “frontiere”. Non solo quelle visibili tra popoli e nazioni, ma anche e soprattutto quelle invisibili, dentro ciascun individuo, dentro le relazioni, dentro le comunità. Un messaggio potente, che acquista un significato drammatico nel contesto sociale contemporaneo, dove il legame tra isolamento, fragilità relazionale e violenza domestica è sempre più evidente: “Lo Spirito apre le frontiere anche nelle nostre relazioni”, ha spiegato il Papa. “Quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso”. Ma il passaggio più forte è stato quello sul dominio nelle relazioni, su quella che Papa Leone ha definito con precisione “la volontà di dominare sull’altro”. È lì che, secondo il Pontefice, “si annida la radice della violenza”. Non ha fatto sconti, non ha cercato giri di parole. Ha pronunciato il termine “femminicidio” nella sua crudezza, senza filtri: per scuotere, per denunciare, per indicare un dovere morale.

Dall’indifferenza alla fraternità

Un altro tratto distintivo dell’omelia è stato l’appello accorato contro l’indifferenza. Citando Papa Francesco, Leone XIV ha fatto propria l’immagine di un’umanità “sempre connessa eppure scollegata, anestetizzata dalla solitudine”. Un paradosso doloroso che, nelle parole del Papa, si fa quasi preghiera: “È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari”. Lo Spirito, ha sottolineato, è l’unico in grado di guarire questo spaesamento. “Ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e vivere la vita: ci apre all’incontro con noi stessi, con gli altri e con Dio”.
Un’esortazione che si traduce anche in responsabilità sociale e politica: “La Chiesa deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati”.

Regina Caeli

Nel Regina Caeli che ha concluso la celebrazione, Papa Leone ha invocato la pace nei cuori come condizione per ogni altra pace. Una pace che parte dalla famiglia, passa per la società e arriva fino alle relazioni internazionali: “Solo un cuore pacifico può diffondere pace”, ha detto con forza. “Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”. Un messaggio che trascende il contesto ecclesiale e si pone come bussola anche per chi ha responsabilità pubbliche. La pace, ha detto, “non nasce da accordi formali, ma dal cuore di chi ha scelto l’amore invece del dominio, la fraternità invece della paura”.
Il Papa ha voluto concludere l’omelia con un’immagine potente: quella della Pentecoste come forza di rinnovamento. Rinnovamento della Chiesa, ma anche del mondo. Non una semplice celebrazione liturgica, ma un nuovo inizio, possibile per chiunque apra il cuore: “Fratelli e sorelle, è la Pentecoste che rinnova la Chiesa, rinnova il mondo. Il vento gagliardo dello Spirito venga su di noi e in noi, apra le frontiere del cuore, ci doni la grazia dell’incontro con Dio”.

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