martedì, 18 Marzo, 2025
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Cinema

“Le donne al balcone – The balconettes” e la libertà al femminile

Tre ragazze, il caldo di Marsiglia e un giovane affascinante che vive nel palazzo di fronte. Il film della regista Noémie Merlant, scritto in collaborazione con Céline Sciamma, si preannuncia da subito come un’opera pronta a stupire per gli eccessi, gli assurdi ma la contempo un grande messaggio sociale. Presentato a Cannes nel 2024, uscirà nelle sale italiane il 20 marzo

 

Ruby (Souheila Yacoub) e Nicole (Sanda Codreanu) sono due amiche e coinquiline che vivono in un condominio nel cuore di Marsiglia. Ruby è una camgirl mentre Nicole è una scrittrice che passa le sue giornate a spiare dal balcone l’attraente vicino (Lucas Bravo). Durante una torrida giornata estiva, l’amica Élise (Noémie Merlant), in fuga dal fidanzato opprimente, si precipita a casa delle amiche, ma all’arrivo tampona inavvertitamente proprio l’auto del vicino misterioso. Con il pretesto di discutere un risarcimento, l’uomo invita a casa le ragazze per un drink. Dopo tanta musica e alcool, a notte fonda, Nicole ed Élise decidono di andarsene, mentre Ruby rimane con l’uomo. Quella che doveva essere una serata spensierata si trasforma in un incubo. Ruby torna la mattina seguente dalle amiche ricoperta di sangue e in stato di shock. Da quel momento le tre donne precipiteranno in una situazione delirante e dovranno trovare un modo per uscirne senza farsi scoprire da nessuno.

Al suo secondo lungometraggio come regista, Noémie Merlant dà vita a una storia attuale, che confonde, inquieta e racconta la condizione in cui vivono le donne oppresse dagli uomini. Tre tipi di oppressione e violenza diversi. “Le donne al balcone – The Balconettes” è una storia potente sulle donne, sulla loro forza e sulla libertà che ricercano, nella speranza che un giorno arrivi senza dover sempre lottare fino allo stremo per ottenerla. Una storia di oppressione e di come essa sia ovunque e si nasconda anche dove meno la si aspetta. Un film che attraverso la regia, la sceneggiatura e le interpretazioni delle attrici, ha portato al pubblico una storia che non può lasciare indifferenti, da cui si esce scossi, svuotati e allo stesso tempo pieni di vita e di voglia di fare, di prendere in mano la situazione e cambiare le cose.

Tra piani sequenza, movimenti bruschi di macchina, primi piani, dettagli e colori accesi, la tecnica e l’estetica del film rispecchiano la storia che viene raccontata. Ci sono delle inquadrature quasi claustrofobiche, che fanno vivere il medesimo disagio delle donne. I movimenti di macchina sono veloci, a volte confusi, l’inquadratura non è mai fissa, solo alla fine i movimenti si fanno più tranquilli e delicati a rappresentare il vissuto delle tre protagoniste: all’inizio la confusione e l’oppressione che subiscono e alla fine la libertà e la pace.

Il film inizia con un caldo soffocante e finisce con la pioggia. Il caldo opprimente simboleggia la pressione e la violenza che gli uomini esercitano sulle donne mentre la pioggia è la libertà finalmente ottenuta. È un film senza una struttura precisa, e non si può racchiudere in un solo genere. E’ allo stesso tempo una commedia, ma anche un thriller e un horror. Sangue e volgarità contribuisco a proiettarci nell’assurdo e. al contempo, in una situazione di senso. Non ci sono filtri e mezze misure, è tutto vissuto in maniera totalizzante: si ride e ci si arrabbia; ci si sente impotenti e spaventate. Alla fine, però, soprattutto libere. “Volevo un mix di forme e colori – dichiara, infatti, la regista -, un film libero ed esuberante che rasentasse il cattivo gusto e la volgarità, pur conservando l’umorismo, una certa poesia e temi forti che mi stanno molto a cuore: l’intimità femminile, lo stupro, le sue conseguenze e l’oppressione patriarcale. Ho subito immaginato il film come una farsa punk sfrenata, ma doveva prendere vita con personaggi con cui potessimo identificarci”.

 

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