giovedì, 6 Marzo, 2025
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Confesercenti: cresce l’occupazione ma la spesa delle famiglie va ancora giù. Dai dati un paradosso inspiegabile

La Confederazione: i consumi non salgono, perdi 9 miliardi di fatturato

Il rovescio della medaglia che spiazza le confederazioni del commercio: sale l’occupazione ma i consumi sono fermi o indietreggiano. Un paradosso che per la Confesercenti “per ora non trova spiegazioni”.
“Il 2025 si apre su uno scenario economico caratterizzato da segnali contrastanti”, fa presente la Confederazione, “a fronte di un’occupazione che continua a macinare record, la ripresa della spesa delle famiglie continua a rallentare, come confermato dai conti economici del IV trimestre, e dal calo registrato dalle vendite al dettaglio di gennaio. La divaricazione tra l’aumento dei posti di lavoro e la frenata dei consumi è un paradosso che, per ora, non trova spiegazione”.

Molto al di sotto delle attese

Per il commercio, secondo i dati e la valutazione della Confesercenti, l’avvio dell’anno è nettamente in salita. “I dati Istat certificano il peggiore gennaio degli ultimi tre anni, un risultato decisamente al di sotto delle attese”, evidenzia la confederazione, “A soffrire, e non è più una novità, sono ancora le imprese operanti su piccole superfici che, secondo nostre stime, rilevano nel mese un calo del volume di vendite di circa un punto percentuale. Una dinamica negativa che sembra purtroppo essersi avviata a diventare strutturale”. La Confederazione ricorda una data spartiacque.
“Dopo la forte ripresa del 2021, gli ultimi tre anni sono stati infatti un periodo buio per i negozi, durante i quali stimiamo abbiano perso circa 9 punti percentuali delle vendite di volume e 3 miliardi di fatturato”, calcola la Confesercenti, “una situazione di difficoltà condivisa da tutto il retail: negli ultimi tre anni, nonostante la crescita in valore, l’Istat rileva una flessione complessiva di quasi 5 punti del volume delle vendite. Quindi anche il contesto complessivo, generato dalla spesa delle famiglie che si indirizza verso l’acquisto di beni, presso imprese della distribuzione in sede fissa o presso rivenditori online italiani, non è al momento positivo: probabilmente esiste uno spiazzamento verso le spese obbligate, i servizi e soprattutto i risparmi, che fa sì che i comportamenti delle famiglie consumatrici siano improntati alla massima cautela ed alla razionalizzazione”.

Analisi e dati in peggioramento

C’è inoltre per la Confesercenti un parallelo che conferma la difficoltà delle piccole imprese commerciali che vedono assottigliarsi costantemente i loro margini di utili. “Il dato sulle vendite al dettaglio si accompagna a quello sul quarto trimestre della Contabilità nazionale, ugualmente diffuso, che conferma ancora una volta il rallentamento della spesa delle famiglie, il cui tasso di incremento congiunturale si è fermato allo 0,2% rispetto al +0,6% del trimestre precedente”, scrive la Confesercenti, “I nuovi dati di Contabilità nazionale hanno inoltre apportato una revisione al ribasso sul livello dei consumi nei primi nove mesi dell’anno, che ora risultano inferiori di 3,3 miliardi in volume e di 3,5 miliardi in valore nel confronto con le informazioni diffuse in precedenza. Analoga revisione peggiorativa è stata apportata al dato 2023, con un ribasso dei consumi di 3,5 miliardi in volume e di 5,7 miliardi in valore”.

Senza consumi Pil fermo

Nelle conclusioni la Confesercenti ricorda lo scenario di incertezze e difficoltà che assediano il rilancio dei consumi, “La ripresa dei consumi sembra dunque frenare ancora, con il rischio di indebolire i segnali di consolidamento che pure provengono dal quadro macroeconomico, in un contesto di oggettiva incertezza dovuta alle condizioni internazionali”, spiega infine la Confederazione, “Solo una più accentuata dinamica della spesa delle famiglie può, tuttavia, far sì che a questa stabilizzazione corrispondano nel 2025 saggi di crescita del Pil superiori a quelli osservati nel passato biennio”.

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