Ieri sera uomini armati uzbeki hanno dato fuoco a un albero di Natale ad Al-Suqaylabiya, nel governatorato di Hama in Siria, abitata da cittadini di religione cristiana, e hanno impedito ai residenti di avvicinarsi, minacciandoli con le armi. L’evento ha scatenato le proteste dei residenti, i giovani hanno organizzato un sit-in e manifestazioni si sono tenute a Damasco. I residenti di Al-Suqaylabiya hanno lamentato la mancanza di sicurezza, le restrizioni ai rituali religiosi e gli attacchi ai simboli della religione cristiana. A Damasco in diversi quartieri gli abitanti hanno manifestato invocando l’unità nazionale tra tutte le componenti del popolo siriano. I manifestanti hanno chiesto la fine del conflitto settario e hanno esortato la leadership militare a coordinarsi immediatamente con i comitati di quartiere per fornire il supporto necessario per affrontare qualsiasi azione che alimenterebbe il conflitto. I partecipanti alle manifestazioni hanno sottolineato la necessità di preservare la coesione nazionale che unisce tutte le componenti del popolo siriano, sottolineando che la Siria è una patria per tutto il suo popolo senza eccezioni.
Delegazione italiana della Farnesina a Damasco
Le nuove autorità siriane ad interim hanno annunciato che si è svolto un incontro tra il ministro degli Esteri, Asaad al-Shaibani e una delegazione di alto livello del Ministero degli Esteri italiano. Secondo la nota, durante l’incontro “si è discusso del futuro della Siria e delle modalità di cooperazione tra i due Paesi”. “La delegazione italiana – riferisce ancora la nota – ha affermato il sostegno del governo alla nuova amministrazione siriana”, sottolineando che l’Italia continuerà il suo “lavoro” tramite l’Ambasciata a Damasco. La delegazione diplomatica ha indicato che l’Italia è pronta a contribuire alla ripresa della Siria con importanti interventi di cooperazione, in particolare valorizzando le organizzazioni della società civile italiane già presenti sul campo, e a varare un primo pacchetto di iniziative, che il ministro Tajani ha chiesto di predisporre, da realizzarsi anche attraverso una presenza permanente di esperti della Cooperazione italiana a Damasco. L’Italia inoltre collaborerà con i meccanismi internazionali stabiliti per accertare e sanzionare i crimini commessi dal regime di Assad.
“Italia ha un atteggiamento di apertura”
“L’Italia ha un atteggiamento di apertura verso il nuovo corso avviato in Siria. L’Italia è stata sempre vicina al popolo siriano, soprattutto dal punto di vista umanitario, come avvenuto in particolare da ultimo in occasione del tragico terremoto che ha colpito il Paese nel 2023”. Così il ministro degli esteri Antonio Tajani. Per il titolare della Farnesina bisogna “garantire diritti e libertà fondamentali di tutti i siriani, e soprattutto delle donne. Il ruolo dei cristiani in Siria, come cittadini con pienezza di diritti, va riconosciuto e valorizzato”. Da parte italiana, si considera fondamentale salvaguardare la piena indipendenza della nuova Siria, al riparo di ogni interferenza esterna. In questo contesto, si apprezza l’annunciato impegno delle nuove autorità a negare l’utilizzo del territorio nazionale da parte di organizzazioni terroristiche.
Tajani sente Pizzaballa, altri aiuti a Gaza
Ieri il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha inoltre avuto una conversazione telefonica con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che ha riferito del suo recente viaggio, delle condizioni dei cristiani e della popolazione civile nella Striscia “in un momento così delicato e doloroso, un altro Natale trascorso in condizioni di guerra”. Tajani ha aggiornato il cardinale sull’operazione Food for Gaza: il 17 dicembre sono entrate a Gaza 20 tonnellate di aiuti italiani raccolti dalle confederazioni agricole, e 20 tonnellate di materiale sanitario della Croce Rossa Italiana. Il 19 gennaio è prevista la partenza via nave di ulteriori 15 tonnellate di aiuti umanitari donati dalla Cooperazione Italiana e di 15 camion speciali donati dall’Italia che verranno adoperati nei prossimi mesi. Il programma italiano ha ricevuto il pieno sostegno palestinese e israeliano, nonché dei Paesi G7.
Onu, saccheggiati gli aiuti per Gaza
Allo stesso tempo l’Onu ha riferito però che 23 camion di aiutisu 66, che viaggiavano in un convoglio del Wfp partito domenica scorsa dal valico di Kerem Shalom attraverso il corridoio Filadelfia, sono stati saccheggiati e persi. Secondo quanto riferito dalla vice portavoce del segretario generale Onu, Stephanie Tremblay i primi 35 camion sono arrivati al magazzino senza perdite ma il resto del convoglio è stato ritardato dalle truppe israeliane. L’organizzazione umanitaria International Medical Corps ha fatto sapere che “dei 150 pallet che stava trasportando nel convoglio, 111 sono stati saccheggiati, mentre 39 sono arrivati a destinazione indisturbati”.
Intercettato missile Houthi su Israele
L’esercito israeliano ha intercettato un “missile balistico ipersonico Palestine 2” lanciato dai ribelli Houthi dello Yemen contro un “obiettivo militare del nemico israeliano nella regione di Giaffa nella Palestina occupata”. L’esercito israeliano ha riferito che il razzo “è stato intercettato dalle forze aeree israeliane prima di entrare nel territorio israeliano”. Secondo Magen David Adom (Mda), l’equivalente israeliano della Croce Rossa, non ci sono feriti.
In risposta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di “distruggere le infrastrutture” Houthi dello Yemen. Un alto esponente degli Houthi ha promesso che gli attacchi continueranno “fino a quando non cesserà l’aggressione contro il nostro popolo a Gaza”: “Netanyahu scoprirà che i suoi sogni di un nuovo Medioriente non sono altro che una punizione per lui e per la sua entità importata,” scrive su Twitter Hezam al-Asad, citato da Times of Israel.