domenica, 17 Novembre, 2024
Economia

Usura in Italia: 118mila imprese a rischio

Analisi della Cgia: nel mirino soprattutto artigiani e piccoli imprenditori

Il fenomeno dell’usura torna a essere un grave problema per l’economia italiana. Sono infatti quasi 118mila le imprese attualmente a rischio di finire nel vortice dell’usura, un incremento di oltre 2.600 unità rispetto a un anno fa, come denunciato dall’Ufficio studi della Cgia. Si tratta principalmente di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, spesso segnalati alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia per insolvenza, una condizione che li esclude dal sistema del credito legale, lasciandoli vulnerabili a organizzazioni criminali.

Maggior rischio al Sud

A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 30 giugno scorso, Roma era al primo posto con 10.827 aziende: subito dopo troviamo Milano con 6.834, Napoli con 6.003, Torino con 4.605 e Firenze con 2.433. Rispetto a 12 mesi prima, in termini percentuali, il peggioramento ha interessato innanzitutto Benevento con il +17,3% di imprese affidate con sofferenze (in valore assoluto +97). Seguono Chieti con il +13,9% (+101), Savona con il +12,4% (+62), Rieti con il +11,8% (+25) e Lecce con il +11,4% (+179). Se si analizzano i dati per ripartizione territoriale, ci accorgiamo che l’area più a ‘rischio’ è il Sud: qui si contano 39.538 aziende in sofferenza (pari al 33,6% del totale), seguono il Nordovest con 29.471 imprese (25% del totale), il Centro con 29.027 (24,7% del totale) e infine il Nordest con 19.677 (16,7% del totale).

Se il Mezzogiorno è l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi di queste attività illegali vengono sempre più reinvestiti al Nord. Negli ultimi tempi, infatti, le indagini effettuate dalla Direzione investigativa antimafia dimostrano come il denaro contante proveniente dalle attività criminali primarie, come l’usura, venga reimpiegato con sempre maggiore frequenza in determinate aree.

Black list

L’inclusione nella ‘black list’ della Centrale dei Rischi spesso non dipende da cattiva gestione finanziaria, ma da circostanze esterne. Molti piccoli imprenditori soffrono ritardi nei pagamenti da parte dei clienti o sono vittime di fallimenti a catena. Si tratta insomma di un circolo vizioso che li spinge verso una pericolosa perdita di credibilità finanziaria, compromettendo ogni possibilità di ottenere nuovi finanziamenti dalle banche. Il calo dei prestiti bancari negli ultimi anni ha aggravato il problema. Dal 2011 al 2023, lo stock complessivo di prestiti alle imprese è sceso da 1.017 miliardi di euro a 667 miliardi, segnando un crollo del 52,4%. Dopo un temporaneo aumento durante la pandemia, il credito alle imprese ha ripreso la sua discesa, spingendo molte realtà verso l’insolvenza. La stretta creditizia non solo limita l’accesso ai finanziamenti, ma lascia spazio alle organizzazioni criminali che offrono soluzioni di ‘credito’ a condizioni usurarie.Il legislatore italiano ha previsto due strumenti fondamentali per contrastare l’usura: il Fondo di prevenzione dell’usura e il Fondo di solidarietà. Il primo, istituito con la legge 108/1996 e operativo dal 1998, fornisce finanziamenti senza interessi a imprenditori in difficoltà. Gestito da Consap, ha erogato 145 milioni di euro in oltre 1.600 contratti dal 2000 al 2023. Ma l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre sottolinea la necessità di potenziare le risorse disponibili per ampliare il supporto alle imprese vulnerabili.

La chiusura del credito bancario, se non affrontata, rischia di trasformarsi in un volano per l’economia sommersa e criminale. La Cgia ha lanciato l’allarme, chiedendo interventi urgenti per evitare che sempre più imprenditori cadano nella rete dell’usura, una piaga che mette a repentaglio non solo l’economia delle piccole imprese, ma la tenuta stessa del tessuto produttivo italiano.

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