mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Iniziata operazione “mirata” su Rafah. Gli Usa: non abbiamo dati certi

Sullivan: “È un oltraggio che manifestanti israeliani attacchino aiuti umanitari”

Sono già iniziate le operazioni “mirate” di Israele a Rafah. Non in modo eclatante, ma gestite con accortezze attraverso raid e incursioni, mentre si spostano i civili dalla zona più a est, fino al valico con l’Egitto, da dove dovrebbero entrare i camion che trasportano gli aiuti militari. Valico che apre a singhiozzo. L’Idf continua ad avanzare dentro Rafah e vanno verso ovest di Salahuddin Road nei quartieri di Brzail e Jneina. Sono nelle strade all’interno del centro abitato. Un video diffuso sui social media mostra un carro armato in George Street, nel quartiere di Al-Jneina. Gli Stati Uniti sostengono di non avere ancora dati certi che l’esercito israeliano abbia avuto l’ordine di entrare nella città, e continuano a criticare l’eventualità perché lo ritengono un grave errore e un pericolo troppo alto per la popolazione civile. Per il Presidente Joe Biden l’area dove si sono ammassati i rifugiati di tutta la Striscia di Gaza è una vera e propria “linea rossa” che non può essere superata. Ma il Governo israeliano e il Gabinetto di guerra sono decisi a “eliminare Hamas”.

Usa: altri metodi per stanare Hamas

L’amministrazione Biden non crede che si potrà riuscire a eliminare Hamas e che la strategia giusta sia quella militare praticata da Israele. Il vicesegretario di Stato Kurt Campbell parlando al Summit della gioventù della Nato a Miami ha detto: “a volte i leader israeliani parlano dell’idea di una sorta di vittoria schiacciante sul campo di battaglia, di una vittoria totale, ma non penso che crediamo che ciò sia probabile o possibile”. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan si è anche rivolto ai manifestanti israeliani di destra che hanno bloccato un convoglio umanitario in viaggio verso Gaza, dicendo che “è un oltraggio totale che ci siano persone che attaccano e saccheggiano questi convogli provenienti dalla Giordania diretti a Gaza”. Non solo le armi provocano morti, infatti, ma anche la carenza di cibo e le malattie. Il ministero della Sanità di Gaza continua il conteggio dei morti e sostiene che se ne contano oltre 35.000 dall’inizio della guerra, mentre Israele divide a metà: oltre 16.000 sono i civili, ma gli altri sarebbero terroristi o fiancheggiatori dei terroristi.

Israele: Anp gestisca il valico

Le organizzazioni internazionali ne hanno chiesto l’immediata riapertura per gli aiuti umanitari e gli Stati Uniti, mentre le trattative al Cairo e Riad sono ferme, hanno lavorato per convincere il Cairo e Tel Aviv a consentirne la riapertura per far entrare i camion umanitari. L’Egitto è particolarmente coinvolto nella situazione alla frontiera tanto che da negoziatore si sta trasformando in palese avversario dell’operazione militare israeliana. Nei giorni scorsi ha annunciato che si unirà alla causa del Sudafrica contro Israele per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia e che si corre il rischio dell’interruzione degli accordi di pace che intercorrono da decenni. Per il Qatar, mediatore insieme a Egitto e Stati Uniti, l’operazione militare sul sud della Striscia “ha fatto regredire” il dialogo aperto con Hamas portandolo “quasi a un’impasse”. Israele, invece, ha chiesto che sia l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen a gestire il valico di Rafah di Gaza con l’Egitto. Lo sostiene il sito Axios, che cita quattro fonti diverse, come riporta il Jerusalem Post. Se così fosse, sarebbe la prima volta che Israele coinvolge l’Anp in fatti relativi alla guerra a Gaza. Una posizione diversa da quella sostenuta finora da Israele che non vuole il coinvolgimento dell’Anp nella Striscia. Potrebbe essere una concessione alla proposta degli Stati Uniti di coinvolgere l’Anp nella stabilizzazione della Striscia.

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