L’agricoltura italiana è sotto assedio, minacciata da una combinazione di fauna selvatica incontrollata, pratiche sleali e importazioni di cibo dall’estero. Questo è quanto emerge dall’allarme lanciato dalle novantasei assemblee organizzate dalla Coldiretti su tutto il territorio nazionale, che ha visto la partecipazione record di oltre cinquantamila agricoltori. La presenza incontrollata della fauna selvatica ha causato danni devastanti all’agricoltura italiana, stimati intorno ai duecento milioni di euro nell’ultimo anno. Campi coltivati sono stati rasi letteralmente al suolo da animali selvatici come cinghiali, con conseguenze economiche drammatiche per gli agricoltori. Ma non è tutto: il proliferare di animali selvatici come i cinghiali ha anche aumentato il rischio di incidenti stradali, con 170 incidenti con morti e feriti causati nel 2023 dall’impatto con questi animali, secondo un’analisi Coldiretti su dati Asaps.
Ai danni alle coltivazioni si è aggiunto l’allarme della peste suina africana, la malattia non trasmissibile all’uomo che i 2,3 milioni di cinghiali oggi presenti sul territorio nazionale rischiano di diffondere nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli sul territorio e, con essi, un settore che tra produzione e indotto vale circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a centomila persone. Da qui la richiesta che rimbalza da nord a sud dalle assemblee Coldiretti di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento e strumenti normativi efficaci per difendere il territorio da una vera e propria invasione.
Stop alle pratiche sleali
L’altro problema che pesa sui bilanci delle imprese è il crollo dei prezzi pagati alla produzione in molti settori simbolo, a partire dal grano, aggravato peraltro dal fenomeno delle pratiche sleali. Coldiretti è stata la prima e unica associazione a denunciare una multinazionale, la Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo pattuito agli allevatori. Dopo 5 mesi, l’Ispettorato del Ministero ha sanzionato l’azienda francese dopo averne riscontrato la condotta sleale in centinaia di casi. Un fatto epocale per un’azione che gli agricoltori della Coldiretti vogliono ora estendere a tutte le filiere. E a minacciare la sovranità alimentare nazionale c’è anche l’invasione di prodotti stranieri con le importazioni di cibo che sono aumentate del 60% nell’ultimo decennio raggiungendo il valore record di 65 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori e che spesso vengono spacciati per tricolori sfruttando il codice doganale che consente di “italianizzarli” grazie a minime lavorazioni. Un fenomeno drammatico contro la quale la Coldiretti ha portato diecimila agricoltori alle frontiere del Brennero, lanciando una grande mobilitazione per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola, con la raccolta di un milione di firme. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.