domenica, 24 Novembre, 2024
Società

Parolin: “Reazione sproporzionata”. Tel Aviv: “Frasi deplorevoli”

Tutti contro l’offensiva a Rafah

La comunità internazionale è tutta mobilitata per cercare di scongiurare l’offensiva su Rafah dell’esercito israeliano. Ieri anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di stato del Vaticano, ha definito “non proporzionata” la reazione all’attacco del 7 ottobre. Parola che ha suscitato una forte reazione di Israele, e l’ambasciata in Santa Sede in un comunicato ha definito “deplorevole” l’intervento del cardinale. “La responsabilità” delle morti e della distruzione di Gaza, scrive l’ambasciata israeliana “è di Hamas e solo di Hamas.” E aggiunge: “giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate”.

Secondo Israele Gaza è stata trasformata dai palestinesi “nella più grande base terroristica mai vista.” Un progetto che secondo l’ambasciata sarebbe stato “attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale”, che avrebbe partecipato anche all’invasione – definita “non provocata” – del 7 ottobre nel territorio israeliano. Le operazioni dell’esercito israeliano, invece, dice l’ambasciata, si svolgono “nel pieno rispetto del diritto internazionale”. Israele rivendica la difesa del diritto all’esistenza e il rispetto del diritto internazionale. Il cardinale Parolin aveva risposto ai giornalisti, che gli domandavano un commento sull’invito formulato prima dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani in merito all’intervento militare “non proporzionato” di Israele. “Io credo – ha detto il Segretario di Stato vaticano – che è una voce generale quella che non si può continuare così e bisogna trovare altre strade per risolvere il problema di Gaza, il problema della Palestina.” E poi ha aggiunto che dopo la “condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo” viene la «richiesta perché il diritto alla difesa di Israele che è stato invocato per giustificare questa operazione sia proporzionato e certamente con 30 mila morti non lo è.” Il cardinale ha aggiunto: “credo che tutti siamo sdegnati per quanto sta succedendo, per questa carneficina, ma dobbiamo avere il coraggio di andare avanti e di non perdere la speranza.”

Macron: bilancio morti intollerabile

Anche il Presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha detto al premier Netanyahu, durante un colloquio telefonico, che il bilancio dei morti a Gaza è “intollerabile” e le operazione israeliane devono “cessare”. E il ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock, arrivata a Tel Aviv ha dichiarato che nei colloqui con il presidenti Herzog e Netanyahu farà pressione per un cessate il fuoco e perché si rifletta sull’offensiva a sud della Striscia, che è stata annunciata. Anche il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che sta conducendo i colloqui per arrivare a una tregua duratura, al Cairo, ha sottolineato “la necessità di un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza” “e di riportare la calma in Cisgiordania”.

Famiglie ostaggi: continuare trattative

Sono tornate a premere sul Presidente Netanyahu anche le famiglie degli ostaggi secondo le quali se dovesse essere confermata, oggi, la decisione del premier di non inviare una delegazione al Cairo, questo equivarrebbe a “una sentenza di morte” per i sequestrati. Il Forum delle famiglie si è detto “sorpreso” delle decisione. Netanyahu, invece, ritiene che sono una posizione “molto dura” può portare a un accordo e soltanto “un cambio di posizione di Hamas può consentire di proseguire nei negoziati.” Secondo fonti israeliane il nodo da sciogliere è il numero di detenuti palestinesi che Hamas chiede per liberare gli ostaggi. Troppo alto per Israele. Su questo anche Abu Mazen è intervenuto pubblicamente invitando Hamas a completare “rapidamente l’accordo per risparmiare al nostro popolo palestinese il flagello di un’altra catastrofe dalle conseguenze minacciose, non meno pericolosa della Nakba del 1948.”

Intensificazione guerra

E intanto ieri c’è stata un’intensificazione delle operazioni militari delle Forze di difesa d’Israele (Idf) nella città meridionale di Khan Yunis e in varie aree del centro della Striscia di Gaza. I palestinesi hanno iniziato ad evacuare il principale ospedale nella città. E l’aviazione israeliana, dopo dei lanci di missili dal Libano, ha colpito anche una serie di obiettivi Hezbollah nelle aree di Jabal el Braij, Houneh, Dunin, Aadchit, e Souaneh. Sono stati colpiti dei compound appartenenti alle Forze Redwan, le unità speciali di Hezbollah. “Abbiamo vissuto un evento difficile e risponderemo subito con forza. Il governo libanese è responsabile”, ha commentato il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz riferendosi all’attacco dal Libano che ha provocato la morte di una israeliana e 8 altri feriti a Safed nel nord del Paese.

Intanto in un’intervista al New York Times, Mohammed Dahlan – ex uomo forte di Fatah a Gaza, ora in esilio in Qatar – ha escluso di voler ricoprire incarichi di governo nella gestione politica dei Territori dopo la fine del conflitto a Gaza. Indicato come successore di AbuMazen, ha detto: “alla fine della guerra non ci dovranno essere né Abu Mazen né Hamas: dobbiamo trovare nuove persone nell’Autorità nazionale palestinese (Anp).” Dahlan, tra l’altro, si è espresso a favore della “Soluzione a 2 Stati.”

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