martedì, 17 Dicembre, 2024
Esteri

Mutilazioni genitali, l’Amsi: “68 milioni di donne e bambine a rischio entro il 2030”

Le Mutilazioni genitali femminili (Mgf) rappresentano una pratica arcaica, illogica e violenta, che oltre a essere moralmente riprovevole è anche illegalmente condannata. Questo è il grido d’allarme lanciato dall’Associazione medici di origine straniera che ha evidenziato le tragiche conseguenze di questa pratica, non solo sulla salute fisica, ma anche sulla salute mentale delle vittime, spesso condannate a una vita di dolore e trauma. Secondo le stime fornite dall’Amsi, entro il 2030 ben 68 milioni di donne e bambine potrebbero essere a rischio di subire queste mutilazioni, se non verranno messe in atto strategie efficaci di contrasto e di educazione. Le Mgf sono vietate praticamente in tutto il mondo, compresa l’Italia, ma purtroppo continuano a essere praticate, soprattutto in Africa, dove si concentra l’80% dei casi.

In Italia e nel mondo

In Italia sono circa 85.000 le ragazze tra 0 e 20 anni provenienti da Paesi che praticano le mutilazioni e circa il 35% di loro sono fortemente a rischio. In Europa, su una media di circa ogni 1000 giovani donne, il 35% sono a rischio. Nello specifico in Paesi come la Svezia un 1/3 delle famiglie proveniente dai paesi a rischio hanno subito la Mgf, e poi l’Inghilterra, su una media di ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni, quasi il 30% hanno subito mutilazioni genitali femminili. In Germania si stima più di 65.000 mila ragazze hanno subito la Mgf. In Francia numerose persone denunciati e arresti. Un vero e proprio allarme si registrava negli ultimi in Colombia, dove ci sono stati in passato anche casi di decessi. Negli ultimi tempi le tribù locali hanno rivisto le loro arcaiche usanze e le mutilazioni sono calate dell’85%. Nel totale del continente degli stati uniti circa 550mila donne e ragazze hanno subito la mutilazione genitale. Migliaia e migliaia sono a rischio di subirne. Nel mondo ci sono circa 33 milioni di migranti sotto i 20 anni di età, che rappresentano circa il 16% del totale della popolazione migrante: su 4 milioni di ragazze tra 0-20 anni provenienti dai paesi che praticano le mutilazioni, il 40% circa è rischio.

Cambiamenti

Tuttavia, ci sono segnali positivi di cambiamento. Paesi come l’Egitto stanno combattendo attivamente questa pratica, riconoscendola come violenta e priva di qualsiasi fondamento religioso. Nonostante ciò, il fenomeno continua a persistere, soprattutto nelle aree rurali dove la povertà, la mancanza di istruzione e la tradizione contribuiscono a diffondere questa pratica crudele. L’Amsi, insieme ad altre organizzazioni e professionisti impegnati nella lotta contro le Mgf, sta promuovendo l’idea di creare un Osservatorio anti-mutilazioni genitali femminili (Gmf) a livello nazionale e internazionale. Questo osservatorio avrebbe il compito di coordinare le azioni di formazione, ricerca, comunicazione e protezione per contrastare efficacemente questo fenomeno in crescita. “Accanto all’azione mirata dei nostri governi”, spiega Foad Aodi, Presidente dell’Amsi e membro della Commissione Salute Globale Fnomceo e Docente a contratto all’Università di Tor Vergata, “attraverso un piano di intervento che metta in gioco il binomio forze dell’ordine-giustizia, arrestando e condannando coloro che si rendono protagonisti di tali barbarie, occorre come sempre la solidità della comunicazione e della prevenzione, dove con convegni-report-inchieste, possiamo evitare che l’attenzione su questa piaga possa in minima parte calare”.

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