Secondo quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, nell’ultimo anno si è registrata una stretta creditizia verso le famiglie e le imprese da 55 miliardi di euro, con una riduzione che supera il 4%. Le banche hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione di 47 miliardi (-7%). Per quanto riguarda le famiglie, il saldo è negativo per 8 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi, il credito al consumo è cresciuto di quasi 6 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di oltre 13 miliardi. Secondo il report la clientela bancaria fatica a onorare le scadenza con le rate dei prestiti tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi. “È la tempesta perfetta sul credito bancario: tagliati i prestiti alle imprese, mutui fermi e sofferenze in crescita. Ma è un conto che stanno pagando i cittadini e le imprese, perché le banche, proprio grazie all’aumento dei tassi, macinano utili come mai. Quest’anno i loro profitti potrebbero superare quota 40 miliardi, secondo le stime più recenti. Di fatto, le banche sono le uniche a beneficiare della scellerata politica monetaria della Banca centrale europea: si arricchiscono le industrie bancarie, i loro manager, ma l’economia reale soffre e non ha mezzi finanziari per sostenere un periodo che si prospetta difficile” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Istituti bancari e privati
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato statistiche della Banca d’Italia, al netto delle cartolarizzazioni, gli impieghi delle banche ai privati sono crollati di 55,4miliardi (-4,22%), calando dai 1.347,3miliardi di ottobre 2022 ai 1.291,8 miliardi di ottobre 2023. “Questi dati, talora contestati dalle associazioni di categoria del settore creditizio, non tengono conto delle cartolarizzazioni di prestiti, vale a dire impieghi in buona parte deteriorati che le banche hanno ceduto, nel corso del periodo in esame, a società veicolo o specializzate. Se quei valori fossero computati nel conto totale, i risultati sarebbero diversi, tuttavia appare più corretto prendere in considerazione solo il credito risultante negli attivi bancari ovvero quello che è alla base della relazione tra la banca e la propria clientela” osservano gli analisti di Unimpresa.
Prestiti alle aziende
Più nel dettaglio, i prestiti destinati alle aziende sono passati dai 667,1 miliardi di ottobre 2022 ai 619,7 miliardi di ottobre scorso, con una diminuzione di 47,2 miliardi (-7,09%). Sono fortemente diminuiti sia i finanziamenti a breve termine (fino a 1 anni di durata), passati da 151,2 miliardi a 136,7 miliardi in calo di 14,4 miliardi (-9,54%), sia quelli di lungo periodo (con scadenza superiori a 5 anni), passati da 358,1 miliardi a 328,3 miliardi in discesa di 29,8 miliardi (-8,33%). Calo, ancorché meno accentuato, anche per il credito di medio periodo (fino a 5 anni), sceso di 3 miliardi (-1,91%) da 157,6 miliardi a 154,6 miliardi. Sul fronte delle famiglie, si registra un calo, nell’anno osservato, di 8,1 miliardi (-1,2%) da 680,2 miliardi a 672,1 miliardi. La diminuzione è legata esclusivamente all’andamento fortemente negativo dei prestiti personali, calati di 13,8 miliardi (-9,85%) da 140,4 miliardi a 128,6 miliardi. Cresce, invece, il credito al consumo, seppur a un ritmo nettamente inferiore rispetto agli scorsi anni: l’aumento è di 6,1 miliardi (+5,40%), da 114,5 miliardi a 120,7 miliardi. Fermo il mercato dei mutui: lo stock è passato da 425,2 miliardi a 424,7 miliardi con una variazione negativa di 526 milioni in 12 mesi (-0,12%).