lunedì, 18 Novembre, 2024
Politica

Da Meloni una Sinistra diffidente. Renzi diserta. Bonetti (Iv): io ci sarò

Salario minimo. Le proposte in campo contro contratti poveri e pirata

Si aprirà alle 17 a palazzo Chigi il confronto tra Governo e opposizioni sul salario minimo. Appuntamento tutto politico che per paradosso esclude proprio i sindacati e le Parti sociali che avrebbero potuto dire con cognizione, quali idee e proposte possano essere d’aiuto ai lavoratori e alle imprese. La politica, invece, è prevalsa con una tormentata vigila del muro contro muro.

Renzi non va, Bonetti sì

Tensioni che si sono replicare anche all’interno degli schieramenti, come nel caso di Italia Viva con il leader Matteo Renzi che diserterà l’invito del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, mentre la collega di partito dell’ex premier, l’ex ministro per le pari opportunità oggi parlamentare.
Elena Bonetti annuncia che invece ci sarà. Una sottolineatura che apre ulteriori interrogativi sulla coesione interna di Italia Viva dopo il naufragio del Terzo Polo, con Azione di Carlo Calenda. Spiega l’onorevole Bonetti: “Sulle questioni fondamentali che riguardano la vita del Paese bisogna avere il coraggio di mettersi ad un tavolo anche con chi la pensa diversamente da noi e provare a trovare una sintesi che unisca, non divida”.

Partiti sulle barricate

Lo scenario che si aprirà oggi sarà la cartina al tornasole di ciò che i partiti faranno a settembre. Anche la discussione parlamentare sul salario minimo è stata rinviata a fine estate.
Il premier ha dato una accelerazione alla politica nazionale smuovendo le acque con le sue dichiarazioni critiche sul salario minimo, che osserva: “potrebbe rischiare di peggiorare per paradosso il salario di molti più lavoratori di quelli ai quali lo migliorerebbe”. Rilievo  accolto con diffidenza e rabbia, dal Pd, M5S e Sinistra, che criticano la posizione del premier con l’accusa di aver dato luogo. secondo la segretaria Pd Ely Schlein a una “sceneggiata agostana”.

Le proposte in campo

Ieri tutti i leader dei partiti di opposizione (tranne Renzi) comunque prenderanno posto di fronte a Giorgia Meloni e al ministro del lavoro Marina Calderone. Le posizioni sono variegate, unite solo dalla necessità di aumentare i salari contro il “lavoro povero”. Alleanza Verde-Sinistra punta ai 10 euro l’ora. Mentre il movimento 5S ha depositato un testo firmato dall’ex premier Giuseppe Conte per il salario minimo legale a 9 euro lordi, con indicizzazione automatica. Il Partito democratico ha già presentato una proposta di legge che punta ad una soglia di 9,5 euro l’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Carlo
Calenda leader di Azione, invece, ha una proposta, formalizzata dal capogruppo Matteo Richetti che prevede 9 euro lordi includendo, tuttavia, nel calcolo anche il rateo della tredicesima. Italia Viva con un emendamento del capogruppo Luigi Marattin, prevede sia stabilito annualmente il salario minimo, senza indicare una cifra fissata per legge.

Accordo salva Contrattazione

Sull’altra sponda, nel Centrodestra c’è Forza Italia che punta a ripartire dalla contrattazione collettiva. Un passo che porta sulla stessa via ideata dall’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando del Pd. Nella sostanza – potrebbe essere questa la mossa del cavallo ideata dal premier per spiazzare le opposizioni – Forza Italia, infatti, è pronta a discutere un testo che preveda di adeguare tutti i salari non coperti da contratto collettivo a quello previsto dal contratto nazionale leader per il settore di riferimento o, in assenza, pari alla media dei principali contratti collettivi applicati a settori affini. Un percorso che troverebbe anche i sindacati e le Associazioni di categoria d’accordo, magari con ritocchi e aggiustamenti.

Oggi il faccia faccia

Giorgia Meloni medita e oggi avrà l’occasione di smussare le polemiche perché in fondo tutti sollecitano salari più remunerativi e una stretta sui contratti pirata. Le premesse, al di là delle polemiche, ci sono. La premier a proposito dell’incontro di questo pomeriggio sottolinea. Conciliante. “Capiremo se presentare insieme una proposta seria contro i salari bassi che possa fornire i parametri salariali per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, che possa aumentare i controlli per contrastare il lavoro irregolare, i falsi contratti part time e altri reati del genere, e speriamo che su questo si possa arrivare a una risposta seria condivisa e che migliori complessivamente le condizioni dei lavoratori italiani e non migliori quelle di alcuni, peggiorando quelle di altri”.

I protagonisti restano fuori

Gli esclusi, sindacati e categorie datoriali non sono stati convocati. Forse se ne riparlerà in seguito.
Per Confindustria, tuttavia, il problema non esiste in quanto ritiene che tutti i contratti firmati dai suoi associati siano oltre i nove euro chiesti dai sostenitori del salario minimo. Le Associazioni di categoria, dal Confcommercio, Confesercenti così come quelle dell’artigianato, dicono in coro che la contrattazione collettiva offra maggiori tutele e vantaggi.

Il 97% sono contratti collettivi

C’è inoltre un dato che è chiaro  il 97% del totale dei lavoratori dipendenti privati ha un contratto firmato dalle maggiori organizzazioni sindacali e datoriali. Un meccanismo ben rodato che finora ha funzionato. Si vedrà oggi cosa prevarrà se aggiustare la Contrattazione collettiva e creare migliori condizioni oppure ognuno rimarrà sulle sue posizioni. In attesa di settembre e riprendere le polemiche di un inizio  di autunno che si presenta incerto e complicato per famiglie, lavoratori e imprese.

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