venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Sicurezza privata, servono regole

Secondo i dati ISTAT di alcuni anni fa erano 22.796 le imprese italiane all’estero. Gran parte di queste operano in contesti critici. Negli ultimi 10 anni sono stati sequestrati all’estero 70 cittadini italiani di cui 6 hanno perso la vita. A partire dalla fine della Guerra Fredda il mercato dei servizi militari e di sicurezza erogati da entità private ha sperimentato una crescita senza precedenti, in netta controtendenza rispetto all’andamento economico globale.

“Ecco il motivo per cui occorre assolutamente normare, anche nel nostro Paese, il ricorso ai “Contractors”, ovvero soldati privati, indispensabili per rispondere alla tendenza di esternalizzare le funzioni legate alla sicurezza, fino a questo momento di esclusiva competenza dello Stato, ha detto Umberto Saccone già dirigente Sismi e Senior vice presidente Eni, direttore security Eni, nonché direttore del Master in Intelligence e Cyber security presso Link campus, intervenuto a Salerno in occasione del Convegno per la presentazione del libro di Angelo Tofalo “Intelligence collettiva”.

Grandi società di sicurezza private – le cosiddette PMSCs (Private Military Security Companies) – americane e britanniche, ma anche francesi, israeliane, russe e sudafricane, costituite in massima parte da ex militari professionisti, ha aggiunto Saccone, da tempo ormai affiancano (e in qualche caso hanno persino sostituito) le Forze armate e di sicurezza governative internazionali e locali.”

In questo contesto, l’outsourcing e la privatizzazione della sicurezza all’estero sono diventate scelte quasi obbligate, in considerazione anche della normativa vigente in Italia finalizzata alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro dei nostri lavoratori all’estero. Si tratta di valutare il rischio aggressione generato al di fuori dell’attività lavorativa, attivando interventi di protezione e prevenzione non tradizionali.

Allo stato attuale è assente una normativa specifica sulla materia, con l’unica parziale eccezione, data dal servizio di antipirateria marittima, svolto da istituti di vigilanza autorizzati, come regolato dall’articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130.”

I vantaggi. Da un punto di vista prettamente economico, incoraggiare lo sviluppo di un mercato della sicurezza privata porterebbe nuove risorse all’erario grazie alla limitazione dell’uscita dal Paese di ingenti risorse economiche utilizzate dalle nostre aziende di punta per pagare la sicurezza privata all’estero.
In secondo luogo, data l’esigenza determinata dalla crisi economica di ridurre le spese militari e quindi il numero delle nostre Forze armate, uno sviluppo in tal senso permetterebbe l’impiego di quel personale che, già  formato a spese dei contribuenti, troverebbe quale naturale sbocco professionale l’impiego in attività  di sicurezza privata ad alta qualificazione.

Un importante aspetto per la salvaguardia della salute e sicurezza dei contractors italiani all’estero è legata alla conoscenza della realtà sanitaria del paese di destinazione, nonché la prassi da seguire nel caso si renda necessario il rimpatrio del lavoratore in caso di infortuni o patologie importanti..

Per molti stati le strutture sanitarie pubbliche offrono buoni standard qualitativi e sono previste convenzioni con il sistema sanitario nazionale. In altri casi, anche in paesi socialmente avanzati è necessario stipulare un contratto assicurativo che faciliti la possibilità di rivolgersi a strutture sanitarie in grado di rispondere ai bisogni del lavoratore all’estero.

La gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro in questi casi presuppone un percorso scandito innanzitutto da interventi di informazione, formazione e addestramento specifici. Vanno poi effettuate la Valutazione dei rischi attraverso la rilevazione e analisi dei pericoli, non rimuovibili per ovvie ragioni e la quantificazione di tutti i rischi, anche di quelli non eliminabili o riducibili, una sorveglianza sanitaria particolarmente approfondita, incrementando i dispositivi di protezione e prevenzione in modo da rendere compatibile l’attività lavorativa, anche se le condizioni di salute dell’operatore non sono perfette.

Va precisato, infine che l’impiego di personale italiano costituirebbe una maggiore garanzia di controllo dei flussi informativi ai fini della protezione delle politiche e degli asset aziendali rispetto all’impiego di personale straniero. Il settore della sicurezza ha infatti forti legami con la tutela delle aree strategiche e della protezione degli interessi collettivi. In tale contesto, la contrapposizione fra l’interesse privato della società  di sicurezza straniera e l’interesse della tutela della riservatezza degli interessi nazionali delle nostre aziende è un elemento della massima importanza che deve essere tenuto nella dovuta considerazione.

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