venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

L’ora più buia

Il tempo scorre inesorabilmente mentre divampa per le vie la disoccupazione e la paura di essere tra quelli che capitoleranno: se non per il Covid-19, per la grave crisi economica. 

È tutto fermo, scorre solo il tempo. 

Quando il tempo scorre serve essere risoluti, come un padre responsabile con il figlio: lo esige il senso di responsabile pragmatismo che è nel dna o, meglio, nella Costituzione degli italiani, ereditato da Roma e reso elegante nelle forme dai Greci. 

Ma cosa direbbe, alle forze politiche, Sir Winston Churchill in quest’ora resa cosi buia: nulla! Prenderebbe il suo orologio da taschino per controllare l’orario, dare corda, accostarlo all’orecchio e verificarne il funzionamento e, così, sentire il suo inesorabile tic tac, tic tac, per poi riporlo nel taschino. 

A volte bastano i capelli bianchi e lo sguardo serio per capire un mondo e per capire come comportarsi, come spesso accade tra padri e figli: uno sguardo per capire che è arrivata l’ora delle decisioni e, per alcuni, di fare un passo indietro per farne due avanti come sistema Paese.

Questo il suono del cuore degli italiani che trepidanti attendono una soluzione, non agli equilibrismi politici, ma ai problemi rimasti aperti; solo la lista delle macro aree è così lunga da far impallidire: sanità, istruzione, trasporti, infrastrutture, innovazione, burocrazia, digitalizzazione, semplificazione, fisco, giustizia (l’anno giudiziario si apre per l’ennesima volta senza risposte adeguate agli operatori del settore ed all’economia); ognuna di questa aprirebbe fiumi di cose da fare (e non fatte!) sin dalla caduta del Governo Giallo-Verde e dall’avvio del nuovo esecutivo Giallo-Rosso che, giustamente assediato dalla pandemia, quelle macro aree neppure le ha sfiorate.

È un dato: la fragilità politico istituzionale, dal 23 marzo 2018, ha accompagnato l’avvio della legislatura ed il prezzo lo stanno, ora, pagando gli italiani che usciranno dalla pandemia accumulando un ulteriore ritardo che produce e produrrà disoccupazione e gravi drammi sociali.

Dal fischio di inizio, la legislatura si è svolta nel caos decisionale e sembra non arrivare mai il fischio del 90° minuto: il minuto imposto, non dal dovere di consentire alle forze politiche di trovare il proprio equilibrio, ma di consentire agli italiani, che non sono spettatori inermi di un programma tv, di vedere realizzati i propri bisogni.

Nell’ora più buia, Sir Winston Churchill, probabilmente, con i sui silenzi, inarcando il sopracciglio per acuire lo sguardo, ci consiglierebbe di rileggere la nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (art. 3, comma 2, Cost.).

Chi “rappresenta l’unità nazionale” (art. 87 Cost.) ha oggi, con senso di realismo, il dovere, e quindi il potere, di fissare il 90° minuto ai disequilibri politici insiti nell’avvio della legislatura, che per ben due volte, in piena emergenza economica e sociale, ci hanno consegnano l’immagine di una Italia in cui i cittadini progressivamente perdono il loro lavoro e vivono i drammi delle disuguaglianze. 

Questo è anche compito del primo dei cittadini della Repubblica (art. 84, comma 1, Cost., “può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici”): rimuovere gli ostacoli e sciogliere i nodi che affannano un intero Paese. 

È il bisogno di unità nazionale che lo richiede e che, invece, rischia di essere immolato per esigenze di forme, tempi e procedure che potevano essere ammesse per crisi politiche di altri tempi, fuori emergenza sanitaria, economica e occupazionale.

L’unità nazionale richiede: equilibrio, preparazione, non essere divisivi, lungimiranza, spirito di servizio, senso di responsabilità genitoriale, quasi materno, e sapere soprattutto che, a momento debito, occorrerà fare un passo indietro (così opera un civil servant!) per consentire al Paese, ritrovata la via maestra, di camminare con le proprie gambe. 

Al 90° minuto, allo scadere del tempo, questo è quello che attendono i cittadini italiani: i veri destinatari delle decisioni “Politiche” di questi giorni, decisioni che ricorderemo per anni, perché è oggi l’ora di fare la cosa buona e giusta, di essere, non solo arbitri, ma Padri della Repubblica nell’ora più buia.

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