giovedì, 18 Aprile, 2024
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Psiche e denaro: le “terapie” della finanza comportamentale

Passi falsi involontari si verificano ogniqualvolta gli esseri umani prendono delle decisioni. Ancora di più quando dobbiamo adottare intricate scelte relativamente al nostro denaro. Influenzati da fattori psicologici innati quali avidità e paura, così come da pregiudizi cognitivi, nello specifico l’eccessiva fiducia, l’avversione alle perdite e le scorciatoie mentali.

Per gettare luce sulle imprudenze che gli investitori commettono a causa delle loro disposizioni psicologiche, accademici ed economisti comportamentali si rivolgono ad una disciplina nota come finanza comportamentale, che applica lo studio della psicologia cognitiva alle decisioni legate al denaro.

Oggi, la finanza comportamentale non è più limitata ai confini dell’ambito accademico. Essa ha guadagnato riconoscimento come disciplina autorevole all’interno del mondo dell’economia, della finanza e degli investimenti, dopo che è stato attribuito il Premio Nobel per l’Economia ad una serie di economisti comportamentali di punta e esperti di finanza comportamentale, inclusi Robert Fogel (Premio Nobel 1993), George Akerlof(2001), Daniel Kahneman (2002), Elinor Ostrom (2009), Robert Shiller (2013), e, più di recente, Richard Thaler (2017).

Hersh Shefrin (autore nel 2002 del libro “Beyond Greed and Fear: Understanding Behavioral Finance and the Psychology of Investing) ci aiuta ad individuare i tre temi principali: 1) Euristica: decisioni prese su regole empiriche, approssimative, che non seguono analisi strettamente razionali, ma prese istintivamente sulla base di esperienze passate, pregiudizi cognitivi e razionalità limitata; 2) Inquadramento: la scelta viene influenzata dal modo in cui viene presentato un problema; 3) Inefficienze di mercato: tutte quelle spiegazioni che non sono razionali come, ad esempio, errate valutazione di prezzi.

Tenere presenti queste trappole della “ragione” nel prendere decisioni “efficienti” in campo finanziario, aiuta a coltivare qualche buon proposito per l’anno nuovo, da mettere in campo oggi stesso, lo si può fare.

  1. Pensione integrativa: qualunque sia la categoria lavorativa alla quale si appartiene, al giorno d’oggi è impossibile non considerare i vantaggi di breve e lungo termine di una tale scelta. La previdenza complementare rappresenta un’opportunità di risparmio a cui lo Stato riconosce agevolazioni fiscali interessanti, basti pensare al momento della contribuzione, grazie alla deducibilità dal reddito complessivo (ovvero riduzione dell’imponibile su cui si paga l’imposta) dei contributi versati fino al limite annuo di € 5.164,57. 
  2. Canalizzare il risparmio: analizzare i propri “flussi di cassa”, come fanno le grandi aziende, e canali destinare i piccoli o importanti risparmi che lasciamo in maniera inefficiente sul conto corrente, facendo rimanere ancorati ad una distorsione nella considerazione del proprio patrimonio (tutto cash flow, mentre all’interno ci sono anche le risorse per il lungo termine).
  3. Concentrarsi su ciò che si può governare: come ci insegna il Professor Bertelli, uno dei massimi esperti in Europa di Finanza Comportamentale ed Economia dei Mercati Finanziari, quando il mercato diventa “volatile”, bisogna verificare con il proprio consulente se il portafoglio è ben diversificato e non quanto vale. E questo è importante anche quando il mercato sale.
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