venerdì, 29 Marzo, 2024
Carlo Robiglio
Economia

La crisi d’autunno. Robiglio (Piccola Industria): risalita difficile, imprese in difficoltà, il Governo punti sullo sviluppo non sull’assistenzialismo

Non è possibile oggi per un imprenditore essere ottimisti. Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria, lo ammette: la strada per le imprese è tutta in salita. Per molti è in “sofferenza”, ad iniziare dalla riconquista di una crescita produttiva e la tenuta della occupazione. Non solo Robiglio non vede quella determinazione di fondo di un Paese industriale nel difendere la sua economia e valori, “Sono molto preoccupato”, rivela, “per il sistema Paese che non vedo pronto a supportare le imprese”.

Robiglio commenta con molte riflessioni e preoccupazioni gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale e non nasconde la sua preoccupazione.

“La risalita è ancora lunga. Dopo il tonfo di diversi punti percentuali il lieve rimbalzo dell’ultimo trimestre non mi porta certo a fare proclami entusiastici perché, rispetto allo scorso febbraio prima del lockdown, la sofferenza è ancora a doppia cifra, in una situazione peraltro di incertezza sanitaria. Parlerei di un timido rimbalzo. La realtà è che siamo rotolati giù da una montagna”, osserva il presidente Piccola Industria, “e la strada della risalita è ancora lunga. E la politica non è del tutto consapevole di come supportare la ripresa. Quindi, come al solito, le imprese dovranno fare in buona parte da sole”. La buona notizia per Robiglio è la caparbietà, l’impegno e la capacità delle imprese nel tener testa alle disavventure anche quelle eccezionali come il Covid.

“Mi sento di dire, quello sì, che abbiamo arginato la caduta e le nostre PMI hanno reagito al totale disastro e dimostrato una capacità di resilienza e adattamento a cambiare pelle. Il Covid è stata una mazzata per la piccola e media impresa che si è abbattuto in un quadro già di non totale robustezza. L’Italia”, ricorda Carlo Robiglio al Giornale di Vicenza, “era l’unica grande potenza in Europa che doveva ancora del tutto riprendersi dalla crisi del 2008 attraversando alti e bassi e senza mai arrivare ad una ripresa forte e continuativa anche a causa, va detto, di un quadro politico di incertezza. Poi è arrivata la pandemia”.

Robiglio spiega anche quali sono bisogni delle imprese post Covid: “La liquidità innanzitutto messa a dura prova dai mancati pagamenti e dal blocco dei consumi. L’imprenditore sta vivendo sulla sua pelle un mondo che sta cambiando e in cui è necessario investire sulle managerialità, le competenze, la trasformazione digitale, la direzione del new green deal e quindi la sostenibilità e la centralità della persona, la formazione e i sistemi di welfare”.

C’è una questione che però inquieta Robiglio, il troppo assistenzialismo che crea un disinteresse verso gli stimoli alla ricerca, produzione e sviluppo.

“C’è una questione di fondo: troppo assistenzialismo e troppa poca attenzione allo sviluppo. Il governo dovrebbe varare misure con facile ricaduta sulle imprese che hanno intenzione di crescere in percorsi virtuosi di cambiamento”, sollecita il presidente piccola industria, “Non è questione, tanto per capirci, di offrire la possibilità di acquistare un computer, ma di supportare lo sviluppo di un processo. E il governo non lo sta facendo”.

E sul Recovery Fund propone: “Prima ancora di parlare di Recovery Fund, su cui come Confindustria stiamo lavorando e sulle cui linee di principio insisteremo anche nella nostra assemblea del 29 settembre, serve semplificare e sburocratizzare il moloch della pubblica amministrazione”, auspica Robiglio,
“Uno dei grandi problemi di oggi ad esempio è la mancanza di decreti attuativi: il governo racconta cose mirabolanti di cui però poi, proprio per mancanza di semplificazione, non si vede la ricaduta positiva. La politica dei bonus è un modo poco efficace di procedere”.

L’obiettivo del presidente Piccola Industria, è ritrovare la strada maestra per il ritorno ad una produttività tanto auspicata da Confindustria. Per crescere serve concentrarsi su molte cose, dalla qualità dei prodotti, all’impegno delle imprese, al taglio di burocrazia e fisco, ma c’è un punto sul quale Robiglio insiste. “Serve tanto altro. Ad esempio, nel campo formativo, il sostegno alla formazione professionale per generare le competenze che servono davvero alle nostre imprese. Dal nostro Centro studi emerge che le imprese italiane nei prossimi due mesi cercheranno 200 mila figure nell’Ict e non le troveranno”, sottolinea il presidente della piccola industria, “Ci sono gap epocali su temi di buon senso che non si risolvono con il reddito di cittadinanza ma investendo sulla formazione dei giovani in modo che possano lavorare nelle imprese che li cercano”. La questione occupazionale con i suoi risvolti sociali diventa una priorità: “Abbiamo sostenuto che fosse di buon senso all’inizio della pandemia, ma non si può pensare di sostenere il Paese in questo modo perché le imprese restano ingessate mentre devono pensare a nuovi percorsi di sviluppo che prevedono nuovi investimenti”, fa presente.

C’è poi il tema dello sviluppo, questione nazionale: “La crescita ha tante sfaccettature. Crescita è creare le precondizioni affinché l’impresa sia competitiva sui mercati internazionali. Crescita significa anche aggregazioni, reti d’impresa e soprattutto filiera, concetto verso cui noi spingiamo: decine, centinaia di piccole imprese che creano ecosistemi e lavorano per grandi imprese esportatrici”. Molti temi, problemi e soluzioni sono al centro di incontri, dibattiti e azioni concrete, come nel caso del “Festival Città Impresa”, di Vicenza. “Il Covid ha polarizzato le differenze.

Vicenza è un’area molto forte, un’eccellenza nazionale ma direi quasi mondiale, che ha la fortuna di basarsi su un tessuto imprenditoriale capace di cambiare pelle in modo veloce e senza aspettare le misure del governo. In altri territori che già soffrivano tanti problemi, gli imprenditori sono eroi. Che autunno si aspetta?”, si chiede infine Robiglio, “Sono certo della reazione degli imprenditori: saranno ancora loro a tenere in piedi l’Italia. Sono molto preoccupato per il sistema Paese che non vedo pronto a supportare le imprese”.

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