Dottor Donato Carlo Zotta lei è il direttore dell’Unità Operativa Complessa Neurochirurgia, dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, un reparto ad alta specializzazione che si avvale di eccellenti medici e di nuove tecnologie. Può dirci la delicatezza e la complessità del lavoro della sua Unità Operativa?
La neurochirurgia si occupa delle malattie del sistema nervoso centrale e periferico suscettibili di trattamento chirurgico. Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole cambiamento grazie agli enormi progressi tecnologici che hanno consentito lo sviluppo di nuovi approcci multidisciplinari tra i quali resta sempre fondamentale la chirurgia . Tutto ciò è stato reso possibile in virtù di una maggiore comprensione dei meccanismi neurofisiologici applicati alla clinica e dello sviluppo delle tecniche radiologiche. In particolare i progressi nelle neuroscienze hanno consentito un migliore comprensione delle funzioni del sistema nervoso in modo da pianificare ogni attività terapeutica in modo da minimizzare danni al paziente.
Come è cambiata la neurochirurgia in questi anni, quali innovazioni ci sono state?
Oggi, in virtù di queste conoscenze vengono applicati approcci chirurgici sempre meno invasivi grazie alle immagini anatomiche e funzionali offerte dalle tecniche radiologiche ( TAC, Risonanze Magnetiche, PET, angiografi) e neurofisiologiche ( elettroencefalografia e potenziali evocati ).Tutto ciò poi permette un utilizzo evoluto del microscopio operatorio, della neuronavigazione , dell’endoscopio, delle tecniche di fluorescenza intraoperatoria, dei sistemi neurofisiologici di monitoraggio intraoperatorio oltre che delle strumentazioni atte ad asportare le neoplasie ( aspiratori ad ultrasuoni e laser) . In particolare le tecniche di fluorescenza consentono il trattamento avanzato dei tumori cerebrali e delle malformazioni vascolari. Tutto ciò è inserito in una cornice multidisciplinare che vede protagonisti i neurochirurghi, i neuroanestesiti, i neuroradiologi, i neurologi, gli oncologi e i fisiatri. Le considerazioni fin qui formulate riguardano principalmente la chirurgica dell’encefalo. Un altro grande capitolo è invece rappresentato dalla chirurgia della colonna vertebrale per la quale notevole è stato il miglioramento legato allo sviluppo tecnologico sia della strumentazione che delle tecniche. Anche qui è utilizzato il neuronavigatore ed il robot chirurgico. Mi preme sottolineare che nel reperto da me diretto ci si può avvalere di gran parte di questa tecnologia.
Come si arriva ad avere un reparto di eccellenza come quello di Pescara?
Un reparto di eccellenza si fonda su una visione strategica, su un impegno continuo, nessun compromesso sulla qualità, mettendo sempre al centro il paziente e i suoi bisogni. E’ necessaria una leadership forte ma non egocentrica e soprattutto che valorizzi i talenti di tutti i collaboratori nel rispetto del ruolo. E’ necessario un costante aggiornamento delle proprie competenze professionali entrando proficuamente nelle reti di eccellenza regionali e nazionali. Non è semplice raggiungere tutti gli obiettivi ma è imperativo tendere al raggiungimento del massimo scopo cioè la salute del paziente.
Quali le patologie più frequenti. E in che misura, oltre al caso, incidono gli stili di vita errati?
Le patologie più frequenti si dividono sulla base del distretto anatomico coinvolto e del tipo di malattia . A livello cranio encefalico , in percentuale similare, riscontriamo traumi cranici, tumori e malattie vascolari ( emorragie cerebrali ). A livello della colonna vertebrale prevale la patologia degenerativa ( ernie discali, stenosi spinali ed instabilità della colonna) seguita da quella traumatica e tumorale. Per tutte queste patologie la tecnologia ha fornito un notevole impulso, riducendo la mortalità e migliorando i risultati terapeutici. In particolare si è assistito ad un aumento della sopravvivenza dei tumori cerebrali maligni per i quali comunque c’è ancora molto da fare. Per la patologia vascolare e traumatica vi è stato soprattutto un miglioramento degli esiti. Inoltre il trattamento attuale della patologia degenerativa vertebrale ha consentito di ridurre sensibilmente le invalidità motorie e il sintomo dolore. Le malattie neurochirurgiche più comuni influenzate dalla stile di vita sono le patologie cerebrovascolari (ischemie ed emorragie cerebrali spontanee o da rottura di malformazioni vascolari, in particolare gli aneurismi ) per le quali è necessario controllare l’ipertensione arteriosa, abolire il fumo e ridurre al minimo il consumo dell’alcool oltre al controllo dei grassi nel sangue. Per le patologie traumatiche l’uso del casco e della cintura in auto ha ridotto l’incidenza di lesioni cerebrali e spinali. Uno stile di vita sano è sempre raccomandato: effettuare una attività fisica regolare e seguire una dieta equilibrata. Bisognerà sempre sottolineare come l’abuso di alcool è all’origine di molti incidenti stradali che provocano i più gravi traumi cranici e vertebrali.
Le possibilità di guarigione sono in aumento anche per traumi e patologie molto impegnative. Questo è dovuto alla crescita della ricerca e dell’esperienza dei medici e dei chirurghi, o si tratta di una salto in avanti delle tecnologie che sono oggi disponibili?
E’ un insieme delle due componenti. Il neurochirurgo ha migliorato le sue conoscenze neurofisiologiche ed anatomiche grazie alla ricerca , integrandole con le nuove tecnologie e raffinando al massimo la tecnica chirurgica. Per fare un esempio oggi operiamo un tumore cerebrale conoscendo le funzioni della zona del cervello in cui si è sviluppato, lo “ vediamo” con le immagini radiologiche e lo seguiamo durante l’intervento con un neuronavigatore che ci indica la strada proprio come quello che usiamo nelle nostre auto. Proseguiamo nell’asportazione con strumenti sofisticatissimi illuminandolo con tecniche di fluorescenza per confermarne l’asportazione completa. Il tutto utilizzando approcci miniinvasivi. Allo stesso modo nella chirurgia spinale il navigatore ci guiderà per posizionare i sistemi metallici al millimetro nelle vertebre. Queste sono grandi innovazioni.
È noto che l’Unità Operativa Complessa Neurochirurgia, dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, ha un volume di interventi elevati. Quanto incide una buona organizzazione del lavoro nei risultati?
La buona organizzazione è condizione essenziale. Ci siamo trovati negli ultimi anni a vedere raddoppiato il numero degli interventi a complessità maggiore ( nel 2024 circa 700 ). C’è stato un grande sforzo per organizzare al meglio il flusso di lavoro sia nel reparto di degenza che in sala operatoria. Questi risultati sarebbero impossibili senza la fattiva collaborazione di tutte le figure professionali coinvolte ( personale medico e paramedico tutto). Ho la fortuna di lavorare con ottimi medici e con un personale infermieristico attento e motivato. L’assistenza al paziente neurochirurgico è molto complessa sia in reparto che in sala operatoria e qui mi riferisco agli strumentisti. Non mancano momenti difficili ma vengono superati grazie ai valori dei singoli che devono agire mettendo al centro la salute del paziente. Anche qui mi preme elogiare tutto il personale della neurochirurgia ma anche tutto il team ospedaliero che a Pescara è di alto livello: anestesisti-rianimatori, radiologi, neurologi, oncologi e fisiatri. Sottolineo , inoltre che la nostra amministrazione ci ha sostenuto dotando il reparto di tutta la tecnologia più moderna.
Lei e i suoi colleghi avete ogni giorno di fronte pazienti con problemi estremamente delicati. Come riuscite a gestire una massa così elevata di diagnosi, interventi, cure, e soprattutto anche di dialogo con i malati?
E’ necessario credere fermamente nel lavoro e nella mission che ci siamo dati. Il rapporto con il paziente e i familiari è fondamentale anche perché si tratta di malattie con notevole impatto emotivo in virtù della loro gravita. Una parola in più ,un gesto in più, cambia il rapporto di fiducia. Non sempre si riesce e talvolta lo stress e la frustrazione possono indurre a malintesi con l’utenza ma bisogna in tutti i modi capire ed essere capiti. Il nostro non è un lavoro semplice.
Infine dottor Zotta, quali sono le qualità di un buon medico e, nel suo caso di uno specialista. La preparazione, l’impegno, l’umiltà e il talento, oppure la struttura in cui opera e con essa la squadra che ha a disposizione?
Tante devono essere le qualità. Sicuramente tutte quelle che ha elencato lei ma mi preme sottolineare che à necessaria una volontà ferrea, quasi fuori del comune, una predisposizione al sacrificio. Ho iniziato la mia carriera a Napoli negli anni 90. Dopo una parentesi breve ma intensa in Germania nel 2000 ho lavorato a L’Aquila fino al 2011 per poi trasferirmi a Pescara dove ho realizzato il sogno di dirigere il reparto di Neurochirurgia nato nel 1975. La mia famiglia mi è sempre stata vicina e tutto l’ospedale mi ha supportato per raggiungere il primariato. Ho a cuore la popolazione pescarese e farò di tutto per alzare ancora di più il livello di questa Neurochirurgia che peraltro serve anche i pazienti della provincia di Chieti. Il raggiungimento del risultato dipende da un perfetto mix di struttura, squadra e amministrazione. Sono uno strenuo difensore della sanità pubblica che , a mio avviso, negli ultimi anni è stata bistrattata. Servono sicuramente più risorse, in particolare medici infermieri e operatori socio sanitari. E’ necessario migliorare la vivibilità dell’ospedale e quindi investire anche nel rinnovo architettonico. Oggi, inoltre dico ai nostri pazienti che non sono necessari i viaggi della speranza. Le faccio un esempio. La nevralgia trigeminale che si manifesta con severi dolori al volto può essere trattata con un intervento chirurgico che viene fatto nella nostra struttura ma spesso l’utenza non ne è a conoscenza e questo vale per molte altre patologie. Mi impegnerò a tal scopo con una campagna informativa e divulgativa.
> Il paziente operato che “ sta bene “ è la migliore soddisfazione per un buon medico e nel nostro caso per un buon neurochirurgo.