Eso, European Southern Observatoy, ha firmato l’accordo con un consorzio internazionale guidato da Inaf per la progettazione e la costruzione di “Andes”, uno strumento di altissima tecnologia che verrà utilizzato per cercare segni di vita negli esopianeti e studiare le prime stelle che si sono accese nell’universo, oltre che per testare le variazioni delle costanti fondamentali della fisica e misurare l’accelerazione dell’espansione dell’universo.
Cosa fa Inaf
“Andes è una macchina che sfrutta molte delle tecnologie sviluppate in Italia e che complementa gli sforzi che come Inaf stiamo facendo per individuare mondi alieni”, spiega Roberto Ragazzoni presidente dell’Istituto italiano di astrofisica. “Poterne analizzare chimicamente la composizione delle atmosfere è uno di quei problemi formidabili che mettono a dura prova la filiera tecnologica sia della ricerca che industriale. Anche se al limite delle sue capacità, potrebbe riuscire a fornire misure dirette della espansione dell’universo, ma certamente aprire nuovi quesiti che solleciteranno ulteriori sviluppi tecnologici, in un circolo virtuoso che l’Inaf porta avanti da tempo”.
Il nuovo strumento
L’accordo è stato firmato dal Direttore Generale dell’European Southern Observatory (Eso) Xavier Barcons e da Roberto Ragazzoni. Precedentemente denominato Hires, Andes (ArmazoNes high Dispersion Echelle Spectrograph) è un sofisticato spettrografo, uno strumento che divide la luce nelle lunghezze d’onda che la compongono in modo che gli astronomi possano determinare importanti proprietà degli oggetti astronomici, come la loro composizione chimica. Andes permetterà di realizzare indagini dettagliate delle atmosfere di esopianeti simili alla Terra, consentendo agli astronomi di analizzare la loro composizione, alla ricerca di tracce legate alla presenza di vita. Sarà anche in grado di analizzare elementi chimici in oggetti lontani nell’universo primordiale, rendendolo probabilmente il primo strumento in grado di rilevare le firme delle stelle di “Popolazione III”, le prime stelle in assoluto che si sono formate nell’universo. Inoltre, gli astronomi saranno in grado di utilizzare i dati Andes per verificare se le costanti fondamentali della fisica variano nel tempo e nello spazio. I suoi dati saranno utilizzati anche per misurare direttamente l’accelerazione dell’espansione dell’universo, uno degli enigmi ancora insoluti dell’astrofisica.
Il telescopio Elt in costruzione
Il contributo di Inaf ad Andes, oltre alla responsabilità di gestione manageriale e ingegneristica del progetto a livello di sistema e di sviluppo software (con le sedi coinvolte di Trieste per il management, Milano per l’ingegneria del sistema e Bologna per la parte di collegamento scientifico), copre anche la progettazione e la successiva realizzazione opto-meccanica e software, di alcuni moduli che compongono Andes. In particolare, la sede Inaf di Firenze, con i contributi di quelle di Trieste e Brera, è responsabile sia del collegamento in fibra ottica che consentirà il passaggio della luce tra i vari moduli di Andes che del modulo di ottica adattiva. Oltre all’aspetto tecnologico, quello scientifico vede la partecipazione di ricercatrici e ricercatori di quasi tutte le sedi Inaf, con quella di Trieste responsabile anche del coordinamento del pacchetto scientifico che studierà le galassie ed il mezzo intergalattico. Il telescopio Elt dell’Eso è attualmente in costruzione nel deserto di Atacama, nel nord del Cile. Quando entrerà in funzione alla fine di questo decennio, Elt sarà il più grande telescopio mai costruito al mondo, che aprirà letteralmente una nuova era nell’astronomia da Terra.