giovedì, 26 Dicembre, 2024
Geopolitica

L’Ucraina e noi, il momento della verità

La fretta e la visione a corto raggio sono tra i due difetti più gravi delle nostre democrazie contagiate dalla sindrome indotta dai social, in cui tutto  deve svolgersi con rapidità e sotto  la minaccia della noia che è sempre in agguato. E così applichiamo queste modalità anche ai problemi più complessi che richiederebbero invece visioni lungimiranti e la paziente determinazione a non “stufarsi” con irresponsabile superficialità.

L’Ucraina è una vittima di questa miopia e insieme frenesia delle turbodemocrazie.

Aiuti timidi e con tempi sbagliati

Nel febbraio del 2022 in pochi realisticamente credevano che l’Ucraina volesse opporsi a tutti i costi all’invasione russa. Dopo qualche settimana, l’eroica resistenza del popolo di Kyiv, il coraggio mostrato dal presidente Zelenskyy e le mostruose  stragi compiute dai russi convinsero quasi tutti i Paesi dell’Occidente che l’Ucraina meritava di essere aiutata a difendersi. Ma questi aiuti sono sempre stati un po’ timidi e  condizionati dal timore che gli ucraini potessero farne un uso improprio. I missili a lunga gittata sono stati consegnati con un anno di ritardo, alcuni carri armati dotati di particolare efficacia bellica sono stati forniti col contagocce. L’addestramento di piloti e la fornitura di aerei da combattimento sono stati rallentati al punto che gli F16 cominceranno  a volare nei cieli dell’Ucraina solo in autunno se tutto va bene. Nel frattempo l’esercito ucraino si è ripreso una parte significativa dei territori ma la carenza di attacchi dal cielo ha reso possibile ai russi la costruzione di enormi trincee che la controffensiva di Kyiv non è riuscita a sfondare.

Il bellicismo ritrovato della Russia fabbrica d’armi

Intanto il bellicismo di Putin ha trasformato l’intera industria russa in una fabbrica d’armi supportata dalla fornitura di  armamenti da due Paesi canaglia come l’Iran e la Corea del Nord. La Cina come di consueto si è mossa con ambiguità aiutando sottotraccia Mosca ma senza  esagerare o compiere azioni plateali. Mentre tutto questo accadeva l’Occidente cominciava ad avvertire mal di pancia, “stanchezza” per la guerra, e dava sempre più ascolto ai tromboni del pacifismo sulla pelle degli altri. In pasto all’opinione pubblica è stata data una versione dei fatti meschina, obbrobriosa e mendace che è questa: abbiamo aiutato Kyiiv, ma la Russia è più forte, quindi l’Ucraina deve scendere a patti e accontentarsi senza aspirare più alla liberazione del suo territorio illegalmente invaso da Putin.

Visioni grette e miopi di parte dell’Occidente

Una narrazione di comodo che serve a coprire la voglia di liberarsi il prima possibile dell’angoscia della guerra, dei suoi costi  per alleggerirsi delle responsabilità che essa impone a chi vuole stare a fianco di chi ha ragione e ha subito un’aggressione mostruosa.

Purtroppo questa narrazione ha fatto breccia anche in quello che dovrebbe essere il santuario della difesa della libertà, il Congresso degli Stati Uniti che da mesi blocca i 60 miliardi di aiuti stanziati dal Presidente Biden. Una visione gretta, miope e alla lunga suicida sta trasformando gli Stati Uniti da principale sostenitore della lotta dell’Ucraina contro la Russia in  un Paese che fa mancare l’ossigeno ad un amico proprio nel momento di maggiore bisogno.

Evitare errori morali e politici di portata storica

E’ una pagina triste e ingloriosa della storia americana la cui responsabilità ricade su quella parte dei repubblicani che inseguendo le sirene di Trump non capendo che la sconfitta dell’Ucraina significa la vittoria di Putin e l’incentivo alle dittature anti-occidentali a  diventare sempre più aggressive e minacciose.

I prossimi mesi saranno  cruciali per il futuro  non solo dell’Ucraina ma dell’intera Europa e anche per il ruolo degli Stati Uniti. Abbandonare il popolo ucraino al proprio destino, costringerlo di fatto a scendere a patti con l’aggressore in condizioni di debolezza sarebbe un’onta morale per l’Occidente, una sorta di tradimento e anche un  errore storico le cui conseguenze peseranno sul futuro dei nostri figli.

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