venerdì, 3 Maggio, 2024
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Prezzo dell’oro va su. La guerra monetaria innescata dal Cremlino sta funzionando

Quotazioni record di lingotti; superati i 2.265 dollari all’oncia

C’è un’altra guerra che pochi vedono, ma che, come è sempre stato nella Storia delle guerre, è quella decisiva. E’ la guerra dell’oro. Nelle ultime settimane, contrariamente a quanto prevedevano i cosiddetti esperti, il prezzo dell’oro ha raggiunto quotazioni record toccando i 2.265,73 dollari all’oncia (31,1 grammi). Alcuni esperti ritengono che l’aumento sia dovuto all’aspettativa del taglio del costo del denaro sia della Fed che della Bce. Tagli, effettivamente, attesi e in parte anche annunciati. Normalmente il prezzo dell’oro sale quando scende il prezzo del denaro; in particolare del dollaro. Inoltre sale quando i “beni rifugio” cartacei abbassano i rendimenti.

Scambi in oro

Fatto è che c’è di mezzo una guerra con una superpotenza impegnata, come la Russia, e che il capo del Cremlino, ha tra l’altro espressamente puntato alla regolazione degli scambi utilizzando l’oro. Secondo il World Gold Council, la Russia è il secondo produttore di oro con 324,7 tonnellate nel 2023, dietro alla Cina con 374 milioni di tonnellate e si prevede che la Russia, da quest’anno, aumenterà la produzione di oro del 4% all’anno, almeno fino al 2026. Questo significa che, nel mondo, per le transazioni internazionali ci sarà sempre meno bisogno di dollari statunitensi e l’effetto non sarà soltanto lo spostamento di capacità commerciali verso i maggiori produttori di oro, ma anche l’indebolimento della valuta internazionale di riferimento.

Il Gold standard di Putin

All’inizio del 2022, poco prima della guerra con l’Ucraina, la Russia ha ancorato il rublo all’oro e con 5.000 rubli ora si può acquistare un’oncia d’oro puro. Una specie di nuovo “Gold Standard” che, però, viene dall’Est ed è riferito soprattutto alla Russia e alla Cina. Un modo, insomma, per rafforzare il rublo o lo yuan e indebolire il dollaro che, tra l’altro, è emesso da un’economia sulla quale grava un enorme debito pubblico: 34.000 miliardi di dollari, che significa un rapporto debito-Pil di oltre il 120%. Mentre in Russia il rapporto è intorno al 17%.

Mossa astuta o disperata?

Pertanto uno degli obiettivi del Cremlino è evidentemente quello di trasformare il rublo in oro. Può essere l’indicazione di una mossa geniale così come disperata. I paesi europei e gli Stati Uniti, probabilmente continueranno a non utilizzare l’oro per gli scambi (ma con i prezzi così in salita proveranno almeno la speculazione finanziaria) mentre altri paesi come gli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, hanno importato 96,4 tonnellate (6,2 miliardi di dollari) di oro russo solo nel 2022. Un aumento di 15 volte rispetto all’anno precedente. Altro grande acquirente di oro russo è la Svizzera che nel 2022 ha importato 75 tonnellate di oro dalla Russia (4,87 miliardi di dollari).

Una via d’uscita pericolosa

Altro motivo per il quale le sanzioni alla Russia non sembrano funzionare: i paesi nel mondo se non possono utilizzare i dollari, scambiano oro. E se il prezzo dell’oro continua ad aumentare allora è un segno che la strategia di Putin sta funzionando. Forse sarebbe il caso di valutare attentamente anche questa aspetto della guerra. Una vendita massiccia di oro da parte delle banche centrali dei paesi occidentali potrebbe anche far crollare il prezzo, ma non è detto che non si trascini appresso anche il dollaro.

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