domenica, 28 Aprile, 2024
Politica

Il Pd insegue Conte e si spacca sull’Ucraina

Una brutta figura densa di nefasti presagi. Con tutte le sue incertezze, il Pd aveva finora tenuto una linea coerente e ferma sul sostegno anche militare all’Ucraina. Invece ieri è andata in scena una pilatesca decisione.
Il Pd si è astenuto sul primo punto della risoluzione della maggioranza e del Terzo polo che chiede di “continuare a sostenere in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà concordato in ambito Nato e UE, nonché dei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”. Una marcia indietro che non fa onore alla storia recente del Pd. In dissenso con la linea di Schlein hanno votato a favore 3 deputati, tra cui l’ex ministro della Difesa Guerini, e 5 senatori. Persone coerenti che non inseguono il M5S.

Operazione simpatia verso il M5S

Per completare l’operazione simpatia verso Conte, Il Pd si è astenuto anche sulla mozione del M5S che chiede di diminuire le spese per la Difesa. Insomma, il Pd prende le distanze dalle sue scelte sulla guerra in Ucraina, si allontana dalla linea ferma tenuta durante il Governo Draghi e si avvicina, senza per ora sposarle, alle posizioni del M5S. Perchè lo faccia è incomprensibile.
Si può immaginare che gli strateghi del Pd vogliano fare l’occhiolino a Conte oltre che a Bonelli e Fratoianni in vista di una futura casa comune che dovrebbe avere nel Pd il pilastro portante. Ma per lanciare questo segnale hanno scelto proprio la politica estera e in particolare il necessario sostegno militare all’Ucraina, una materia su cui un partito serio non dovrebbe cedere a nessun opportunismo manovriero.

Un segnale di debolezza

Si tratta di un’operazione autolesionista da parte del Pd che invece di dimostrare di essere capace di portare Conte sulle sue posizioni fa il contrario e di fatto riconosce al M5S un potere di condizionamento delle scelte un tempo autonome del partito fondato da Veltroni. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensi Romano Prodi che ha incoronato Schlein come federatrice di un rinascente Ulivo. Ma il voto di ieri è anche il segnale di una debolezza della leadership della segretaria e di un rischio che, purtroppo, sembra diventare sempre più reale: il Pd potrebbe cominciare a cedere alle sirene del populismo scendendo sul terreno di Conte per tentare di strappargli qualche voto. Sarebbe un errore fatale, perché gli elettori non scelgono mai la fotocopia ma sempre l’originale: se devono votare per il populismo votano per Conte non per Schlein.

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