martedì, 23 Aprile, 2024
Attualità

La nuova socialità imposta dal virus

Occorreranno tra i 12 e i 18 mesi prima che il vaccino contro Covid-19 possa essere in circolazione. Ci attendono dunque altri mesi, lunghi mesi, di convivenza con questo grave problema.

Il contenimento della diffusione del virus non è facile, a causa della sua elevata contagiosità e bisogna mettere nel conto che le misure adottate dai governi non saranno modificate nel breve-medio periodo.

In un mondo interconnesso e non solo attraverso la rete ma anche con gli spostamenti delle persone, oltreché delle merci, limitare gli spostamenti e costringere le persone a restare a casa o a ad evitare viaggi significa imporre dei bruschi e impensabili cambiamenti negli stili di vita sociale.

Ma siccome vale il detto “primum vivere” bisogna farsene una ragione e cercare di trarre anche degli insegnamenti da quello che siano costretti a fare.

La prima lezione che possiamo imparare è che molte attività che preferiamo fare di persona possono essere svolte a distanza. Questo vale per gran parte dei lavori d’ufficio, amministrativi, consulenziali che non richiedono l’utilizzo di mezzi che sono disponibili solo nei luoghi di lavoro.

Lavorando da casa non solo si evitano gli spostamenti, si riduce l’inquinamento e si rende l’aria più respirabile, e non è poco, ma si riducono anche i costi e lo stress correlati al dover usare mezzi pubblici o a guidare nel traffico e impazzire per trovare un parcheggio. Il telelavoro in moltissimi casi aumenta la produttività, semplifica relazioni interpersonali lavorative che negli ambienti ristretti e nella routine del “quotidiano incontrarsi” possono spesso generare conflitti e influire negativamente sulla soddisfazione che “andare a lavorare” dovrebbe darci.

Oltre al telelavoro, c’è anche il tele insegnamento. Certo, è vero che la lezione frontale è insostituibile per l’interattività tra docenti e studenti, per l’atmosfera che la scuola e l’università creano per la nostra attenzione. Ma dove c’è carenza di aule perché non ricorrere alla tele didattica? E perché per gruppi di lavoro o seminari molto ristetti non servirsi più spesso del web?

C’è anche un’altra lezione che riguarda le riunioni. Soprattutto nelle grandi città o tra una città e l’altra tanti incontri di lavoro per discutere di un problema o fare il punto su questioni professionali si possono realizzare attraverso le tecnologie senza doversi spostare da una parte all’altra, massimizzando l’uso del tempo, risparmiando su costi di trasporto e ottenendo un livello di attenzione più alto.

Insomma, facendo a distanza tante attività che oggi facciamo di persona, potremmo riscoprire il piacere di vederci con chi ci piace quando ci piace e per il tempo che ci piace e non perché siamo costretti a farlo.

Un ‘altra lezione che possiamo apprendere da questa vicenda è che la relazione sociale deve essere sempre più rispettosa degli altri: oggi pensiamo che sarebbe meglio se chi ha tosse e starnutisce usasse la mascherina. È una forma di rispetto per l’altro che dovrebbe ispirare tanti altri comportamenti riguardanti l’igiene, il decoro, la sfera personale.

Il principio della mascherina è: cerco di proteggere te dal male che potrei arrecarti involontariamente. Bene. Applicandolo a tanti nostri comportamenti, la nostra socialità ne risulterebbe molto migliorata.

C’è poi la questione della distanza… Le norme per impedire il contagio impongono di non stare appiccicati gli uni agli altri nei locali pubblici. Sarebbe bene che questa diventasse una sana abitudine e non solo per motivi di igiene e sanità pubblica ma anche per una forma di valorizzazione dello spazio e del corpo.

Insomma in questi mesi possiamo riflettere su tanti comportamenti sbagliati o irrazionali della nostra vita associata e sperimentare i vantaggi che derivano da alcuni cambiamenti, oggi forzati e magari domani felicemente scelti da noi, per una socialità meno formale, dispendiosa, stressante e più autentica.

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