sabato, 27 Luglio, 2024
Società

Israele: priorità liberare gli ostaggi. Hamas: no al corridoio umanitario verso l’Egitto

Nessuna mossa diplomatica. A parlare sono ancora le armi e i proclami di guerra. Israele è determinato a stroncare con ogni mezzo il terrore di Hamas stingendo Gaza nella morsa implacabile dell’assedio totale. I miliziani di Hamas, invece, rilanciano con una decisione che fa della Striscia una trappola mortale per centinaia di migliaia di civili palestinesi, dicendo no all’apertura di un corridoio umanitario al valico di Rafah, unica via di fuga da Gaza verso l’Egitto.

Liberare gli ostaggi

Per Israele la priorità è arginare gli attacchi dei missili, individuare le celle terroristiche e, soprattutto, riportare a casa gli ostaggi nelle mani di Hamas. Non c’è una trattativa ma una azione di forza che grava su Gaza, dove si ritiene siano sotto sequestro e stati nascosti i rapiti. “Non sarà fornita elettricità, né acqua, né entreranno camion di benzina a Gaza”, annuncia il ministro dell’Energia israeliano, Israel Katz, “finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa”. “Umanitarismo per umanitarismo”, osserva il ministro, “E nessuno ci può fare prediche sulla moralità”. Le stesse forze israeliane fanno sapere di aver contatto 97 famiglie di ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia. Un numero al di sotto di quello che rivendica Hamas e la Islamic Jihad che parlano di 130 ostaggi. Secondo altre fonti i rapiti sarebbero 200, ma oltre ai numeri non si conosce la loro situazione e quanti ostaggi sono in vita.

L’invasione secondo Hamas

Sulle modalità della invasione di sabato 7 ottobre sono invece emersi nuovi dettagli. A Russia Today tv, un dirigente di Hamas, Ali Baraka, ha parlato di due anni di preparazione per l’attacco a Israele con modalità top secret e con la data di inizio dell’operazione a conoscenza di pochissimi tra i vertici del gruppo islamico. Secondo il racconto i Paesi “alleati” dei terroristi sono stati informati solo dopo l’inizio delle azioni militari. Per Baraka “si poteva contare sulle dita di una mano” il numero di dirigenti che sapeva con precisione il momento di inizio dell’attacco e che era assai ristretto anche il numero di coloro che sapevano dell’operazione.

Ricerca degli autori dei crimini

Da parte di Israele è invece scattata una ricerca minuziosa per risalire agli autori delle stragi di civili, tra questi donne, anziani e bambini. Una ricostruzione fatta sulla base di filmati dove figurano i volti di quanti sabato scorso hanno preso parte agli orrori nei villaggi ebraici vicini a Gaza. Israele assicura che saranno colpiti uno ad uno. Una ricerca resa nota dal portavoce militare Daniel Hagari. In merito ha spiegato, che un miliziano di Hamas di nome Mustafa Shahin, che era stato ripreso mentre compiva efferatezze in uno dei villaggi israeliani, è già morto nel bombardamento della sua casa a Gaza. Il portavoce militare ha anche avvertito gli abitanti di Gaza di non dare ospitalità a quanti hanno compiuto quei crimini contro i civili israeliani, perché altrimenti saranno colpiti anch’essi.

Iran e Siria inneggiano alla rivolta

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi durante una telefonata con l’omologo siriano Bashar al-Assad, ha sollecitato una rivolta a favore di Hamas. “Oggi tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo”, hanno poi inneggiato Raisi e Assad, “devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa. Di conseguenza, la Repubblica islamica dell’Iran tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile, mettendosi in contatto con i Paesi islamici”. Per risposta Israele, secondo fonti della sicurezza siriane, ha compiuto dei raid aerei contro gli aeroporti siriani di Aleppo e Damasco per neutralizzare i depositi di armi iraniane custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria.

La conta delle vittime

Da entrambi i fronti continua inesorabile la conta delle vittime. Ieri secondo il ministero della sanità a Gaza erano 1.417 i morti mentre i feriti sono saliti a 6.268. Sempre più difficile inoltre la situazione nella Striscia. Tre dei cinque impianti idrici di Gaza, ha evidenziato il Comitato internazionale della Croce Rossa, sono fuori servizio a causa dei bombardamenti e della mancanza di carburante. Sul fronte israeliano il bilancio dei morti a causa dell’attacco di Hamas è arrivato a 1.300 con circa 3.300 feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni.

L’appoggio della Germania

Un invio di armi ed altro materiale militare e sanitario sarà assicurato dalla Germania ad Israele. “Siamo al fianco degli israeliani”, ha sottolineato il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Israele ha chiesto alla Germania munizioni per le navi da guerra sacche di sangue per trasfusioni e giubbotti antiproiettile. A sostegno di Israele anche il cancelliere Olaf Scholz. “La nostra storia, la nostra responsabilità derivante dall’Olocausto”, ha sottolineato il cancelliere tedesco, “ci impone il dovere perenne di difendere l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele”. “In questo momento, c’è un solo posto per la Germania: quello saldamente al fianco di Israele”, la cui “sicurezza è a ragion di Stato della Germania”.

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