giovedì, 9 Maggio, 2024
Attualità

Migranti. Sbarcano sempre più donne e bambini soli

L’accoglienza è in carica soprattutto a operatrici

Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas diocesana di Reggio Calabria-Boba racconta all’agenzia Sir che nel periodo recente dagli sbarchi di immigrati ci sono sempre più donne e bambini. Solo dalla nave “Diciotti” sono sbarcate 105 donne, alcune incinte, 100 uomini e 193 bambini di cui 143 non accompagnati.
“Oltre a dare il solito frutto di zucca, acqua e brioche, i nostri volontari accompagnano le persone in tutte le operazioni di sbarco – spiega Ambrogio –. L’accoglienza è per noi un accompagnamento anzitutto umano”.

Docce. Cambio di indumenti. Servizio medico dall’Asp locale. E passaggio alla Croce rosse per l’assistenza. “La macchina dell’accoglienza funziona bene”, racconta Ambrogio, “grazie al coordinamento della Prefettura, al cui fianco ci poniamo.” “Gli sbarchi sono un momento di forte umanità, si sente l’odore dell’umano, della gente, si sente tanta stanchezza e vedi le persone molto provate, soprattutto quando raccontano delle persone che hanno visto morire in mare”.

Operatrici donne, giovani e laureate

Secondo l’indagine “Agire l’Accoglienza”, svolta dal Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università Roma Tre per conto di Anci (Associazione comuni italiani) sono per lo più donne (oltre il 70%), giovani (il 75% ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni) e laureate (nel 76% dei casi) le operatrici sociali che si occupano di integrazione nei confronti dei richiedenti asilo e rifugiati, all’interno del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) dei comuni italiani. Figura sempre più importante nella gestione complessa dei flussi migratori forzati. Si tratta di circa 10mila lavoratrici e lavoratori, per lo più italiani, che intervengono in quasi 1.000 progetti di accoglienza promossi da una rete di 1.800 comuni coinvolti (tra titolari del progetto Sai ed enti locali coinvolti), per assicurare 44mila posti disponibili per l’accoglienza dei migranti sul territorio italiano.

Un lavoro quotidiano

Il Terzo settore rappresenta circa l’80% degli organismi con cui gli “operatori dell’accoglienza” sono in contatto nell’ambito del loro lavoro quotidiano. Quasi il 75% degli operatori è sempre stato impegnato in una attività lavorativa rivolta alle persone e in contatto diretto con esse, e oltre il 53% ha maturato una esperienza di oltre 6 anni nel campo dell’accoglienza e delle migrazioni. Se il 76% degli operatori è laureato, un terzo ha dichiarato di appartenere a un Albo professionale o possedere un’abilitazione, fra questi la maggioranza è iscritta all’Albo degli assistenti sociali (44,1%) e degli psicologi (28,6%), ma anche interessante considerare che oltre l’8% è iscritto all’Albo/Registro degli educatori, così come il 7% a quello degli avvocati e il 2,7% a quello dei mediatori interculturali. In merito al rapporto contrattuale prevalente nell’arco della attività lavorativa degli operatori, la modalità principale riguarda i “dipendenti a tempo indeterminato” (56%), il 27,6% sono “dipendenti a tempo determinato” mentre per il 11,4% ha un contratto di collaborazione.

Per quanto riguarda le prospettive di lavoro futuro, più dell’85% esprime la volontà di continuare a impegnarsi nel settore. Di questi, il 55,5% dichiara di voler rimanere nello stesso ambito e anche nello stesso ruolo e il 29,7% seppur nello stesso ambito ma con un ruolo diverso.

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