sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

Prevenzione, repressione ma anche recupero per le 1000 Caivano d’Italia

Quante Caivano ci sono nel nostro Paese? E siamo proprio sicuri che esistano solo in alcune zone particolarmente degradate del Sud? Sarebbe opportuno che una mappatura fosse ricostruita dal Ministero dell’Interno con l’aiuto delle Regioni, dei Comuni, dei sacerdoti alla don Patriciello e delle associazioni che operano a stretto contatto con le piaghe della nostra società. Oppure vogliamo aspettare  che esplodano altri casi di violenza assurda per accorgerci delle aree dove -come dice Meloni- “lo Stato ha fallito“?

In attesa di questa ricognizione dettagliata intanto abbiamo un decreto legge che cerca di intervenire rafforzando, in particolare, le misure repressive e cominciando anche a delineare una forma organica di prevenzione. È un primo passo. Dire che è solo spettacolo è ingeneroso, soprattutto se a formulare questa critica sono forze politiche che questi problemi li hanno ampiamente sottovalutati in passato. Ma le critiche sono sempre utili. E sarebbe bene che nel corso della conversione in legge del decreto -si spera senza voto di fiducia- le opposizioni avanzassero proposte praticabili, alcune da inserire con emendamenti altre come ordini del giorno a futura memoria.

Bisogna partire da   una constatazione: per risanare aree come Caivano e Tor Bella Monaca serve una strategia su vari livelli. La repressione è necessaria perchè altrimenti si legittimano comportamenti devianti, si consolida l’idea di uno stato molle e si riconosce di fatto alla grande criminalità il diritto di dettare legge in quei territori che controlla incontrollata.

Sorvegliare e punire è necessario come primo passo. Ma certamente non basta. Perchè bisogna prevenire evitando l’isolamento di quartieri a rischio, obbligando le famiglie a mandare i figli a scuola e a seguirli, costruendo strutture che favoriscano una socialità. Ma se costruisci palestre e luoghi di incontro e non assicuri che siano sicuri e sottratti alla sopraffazione dei criminali hai fatto un buco nell’acqua. Prima o poi le distruggono.

Prevenzione e repressione vanno di pari passo. Ma poi serve il recupero soprattutto dei ragazzi che hanno passato la loro adolescenza nei giardini del male spesso vittime inconsapevoli di se stessi e di mostri che li sfruttano. E qui si tratta di lavorare con molta attenzione e a stretto contatto con esperti del recupero dei giovani che devono restare in  carcere il meno possibile ed essere  rieducati per reinserirsi il prima possibile nella società. E’ l’operazione più difficile ma occorre tenere presente che questo è l’obiettivo finale della strategia anti-crimine e anti-degrado. Essa parte con la riconquista da parte dello Stato della sua “sovranità” nel controllo dei territori, con la repressione dei comportamenti devianti e deve finire con il recupero di intere fasce sociali e soprattutto di ragazzi ad una vita sociale e civile degna di questo nome. Possibile che maggioranza e opposizione non si trovino d’accordo su questo?

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