domenica, 5 Maggio, 2024
Esteri

Francesco in Mongolia. La prima volta per un Pontefice

Scambi di messaggi con la Cina per rafforzare la reciproca fiducia

Un vento leggero, che ripara da una forte calura, ha dato il benvenuto a Papa Francesco a Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia dove il Pontefice è atterrato questa mattina, dopo nove ore e mezza di volo, e da dove, a partire da oggi fino al 4 settembre, si snoderà il 43esimo viaggio apostolico del suo pontificato. Il primo di un Papa in questa terra e che, per questo, ne accentua il carattere “storico” della visita. L’A330 di ITA Airways ha accolto a bordo l’incaricato d’Affari della Nunziatura Apostolica, monsignor Fernando Duarte Barros Reis, e il capo del protocollo, saliti per salutare e poi accompagnare il Papa, in sedia a rotelle, all’ascensore. Lo attendeva il ministro degli Esteri, la signora Batmunkh Battsetseg: in Mongolia è sempre questa carica ad accogliere i capi di Stato stranieri. “Andare in Mongolia è andare presso un popolo piccolo in una terra grande”, ha detto il Pontefice, “la Mongolia sembra non finire mai e gli abitanti sono pochi, un popolo piccolo (poco numeroso) di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande. Ci aiuterà a capire cosa significa ma non intellettualmente, capirlo con i sensi”. E ha precisato: “La Mongolia si capisce con i sensi”.

La storia della “Madre Celeste” La Mongolia, infatti, è grande più di cinque volte l’Italia, ma con una popolazione di poco più di tre milioni e mezzo di abitanti. La cerimonia di accoglienza ufficiale si svolgerà questa  mattina, in piazza Sukhbaatar, dove sorge il Palazzo di Stato e dove si terrà l’incontro con le autorità civili, primo appuntamento della trasferta di Papa Francesco. Un’accoglienza “sobria” di un “piccolo gregge” cattolico (in Mongolia ci sono 1.450 battezzati) si è stretta attorno al Pontefice mentre una giovane vestita con un deel rosso (è l’abito nazionale in seta e cotone), ha offerto una coppa con yogurt secco, pietanza tradizionale del luogo prodotta con il latte di yak; tra gli animali più comuni insieme a mucche, capre e cavalli. Il Papa ha toccato con la mano la coppa e poi ha preso un pezzo di yogurt. Domani il Pontefice incontrerà anche la donna che quindici anni fa, cercando cibo in una discarica di Darkhan, città ai confini della Russia, trovò una statua della Madonna: la “Madre Celeste” dei cattolici della Mongolia alla quale il Pontefice si rivolgerà in preghiera.

Il saluto alla Cina
Durante il viaggio Papa Francesco ha rivolto anche un pensiero alla Cina; uno dei due “colossi” (Cina popolare a sud e Federazione russa a nord) che racchiudono nei loro confini il territorio mongolo e che ha autorizzato a sorvolare lo spazio aereo. Rivolgendosi al Presidente Xi Jinping, Francesco ha detto: “Invio auguri di buoni auspici a Sua Eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell’unità e della pace”.

Lavorare con il Vaticano

Un messaggio di vicinanza tra la Chiesa cattolica e il governo cinese al quale è arrivata subito la replica da Pechino: “Al lavoro per rafforzare la reciproca fiducia con il Vaticano”. La Cina, dice il messaggio di risposta del portavoce del ministro degli Esteri Wang Wenbin, “è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca”. Pechino “promuoverà il processo di miglioramento delle relazioni tra i due Paesi”, ha concluso Wang Wenbin. Intanto i Gesuiti americani rivelano che il Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito del Partito comunista cinese non ha autorizzato nessun vescovo della Cina continentale a recarsi in Mongolia durante la visita del Papa.

La sciagura di Brandizzo

Infine, nel saluto in aereo ai giornalisti al seguito, Bergoglio ha avuto parole per la sciagura di Brandizzo, in Piemonte, dove sono morti cinque operai, travolti da un treno, mentre lavoravano sui binari ferroviari: “Gli incidenti sul lavoro”, ha detto, “sono una calamità. È un’ingiustizia. Sempre per una mancanza di cura. I lavoratori sono sacri”

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