sabato, 20 Aprile, 2024
Politica

Instabilità permanente senza strategia

Tutto si muove e tutto resta fermo nella politica italiana. Un perenne falso movimento dei partiti e tra i partiti, una sorta di lotta continua di tutti contro tutti che ha un solo risultato: precipitare l’Italia in una pericolosa instabilità permanente, che aggrava i problemi del Paese.

Nel giro di meno di due anni abbiamo visto un governo tra Lega e 5 Stelle, poi uno 5 Stelle Pd, ora si profila un’intesa tra Lega e Italia Viva prima di eventuali elezioni anticipate. Un cambiamento di alleanze così vorticoso in soli 24 mesi non si era mai visto. In questa quadriglia forsennata il ballerino più spericolato è Renzi che ha avuto come avversari praticamente tutti: prima 5 Stelle e Lega, ora Pd e 5 Stelle.

Per arrivare dove? Non si sa. Intanto si balla su una nave travolta dai marosi.

Lo scenario economico interno e internazionale è tra i peggiori. Le guerre commerciali scatenate da Trump e la forte crisi dell’auto hanno fatto crollare la produzione industriale della Germania trascinando in questo vortice anche la nostra, che è strettamente legata all’economia tedesca.

La crescita in Francia e Germania sarà dell’1,1% in Italia dello 0,3%. Queste previsioni sembrano ottimistiche perché non tengono conto dell’effetto del coronavirus sull’economia cinese e quella mondiale e sui primi contraccolpi della Brexit.

Se l’Italia crescerà poco o nulla, il rapporto tra il debito accumulato e il PIL si aggraverà, con inevitabili conseguenze sul prezzo che dovremo pagare per collocare i nostri titoli di Stato e con possibili ulteriori declassamenti delle agenzie di rating.

In questa tempesta la politica italiana sembra senza bussola. La parola che non si sente più è stabilità. Nessuno la cerca, tutti si adoperano per renderla impossibile.

Il Governo Conte 2 era nato dalle ceneri di un’alleanza finita male. Quando Renzi si attribuì il merito di aver messo insieme Pd e 5 Stelle cosa aveva in mente? Dare all’Italia un’alleanza stabile o crearsi un nuovo avversario di comodo da sabotare a piacimento?

Il movimentismo di Renzi, a oggi, appare senza strategia: vuole stimolare parte della sinistra a scegliere un riformismo più efficace? Ma intanto rompe i ponti con quell’area. Vuole far da calamita per le forze di centro in cerca di nuova casa? Ma la sua irruenza non ha nulla di moderato e allontana più che   attrarre. L’eventuale intesa con Salvini per mandare a casa Conte sarebbe per lui l’ennesimo autogol perchè darebbe a Conte il ruolo di leader del centro moderato ostile a Salvini.

I 5 Stelle, nei sondaggi ridotti ad un terzo rispetto al 33% di due anni fa, annaspano in una crisi profonda. Invece di spingere per grandi riforme, si aggrappano a cavalli di battaglia, come i vitalizi, la prescrizione, la revoca delle concessioni, che hanno esaurito la spinta propulsiva: i loro elettori si aspettano risultati concreti sul piano dell’occupazione e della giustizia sociale. Si sono alleati col Pd per isolare Salvini ma rallentano ogni iniziativa per segnare la rottura col salvinismo. Con quale strategia? Sopravvivere per i prossimi tre anni continuando a perdere voti e rischiando devastanti elezioni anticipate, in cui si salverebbero solo pochi maggiorenti degli attuali 325 parlamentari?

Il Pd, nonostante il successo simbolico nelle elezioni Emilia Romagna, sembra paralizzato da una prudenza esagerata. Eppure Zingaretti avrebbe tutti i margini per spingere sull’acceleratore. La scissione di Renzi nel Pd era stata vissuta come una liberazione: senza di lui avrebbero potuto muoversi con maggiore determinazione. ma questo decisionismo non si è visto. Il Pd sa benissimo che i 5 Stelle non possono spingere per la rottura ma non approfitta di questo vantaggio tattico per dare la linea al Governo. Con quale obiettivo? Non si sa.

Così l’Italia che avrebbe bisogno di stabilità offre di sé l’immagine di un Paese guidato da una politica tarantolata.

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