domenica, 22 Dicembre, 2024
Ambiente

Consumiamo il doppio di quanto il Pianeta produce in un anno

Abbiamo esaurito le risorse alimentari che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Ieri l’Earth Overshoot Day

Con quattro mesi di anticipo rispetto alla fine dell’anno, da ieri, 2 agosto 2023, abbiamo esaurito le risorse alimentari che il Pianeta è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni. Questo significa che ciò che consumeremo da qui fino a dicembre sarà a debito, andrà, cioè, a erodere le quote del prossimo anno. Fin dagli Anni ’70 esiste una contabilità ambientale ossia il conteggio dei consumi da parte dell’umanità delle risorse che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso di un anno, per monitorare se e quando entriamo in debito ecologico, nel cosiddetto Earth Overshot Day. Nel 1973 questa giornata cadeva il 3 dicembre, sforavamo cioè di pochi giorni il budget annuale.

Nel 2003, il 12 settembre, nel 2013 il 3 agosto. Non solo la data è andata, dunque, anticipandosi sempre di più, ma il nostro debito ecologico è anche quantitativamente cresciuto. “L’Earth Overshoot Day segna la data in cui l’umanità richiede maggiori risorse planetarie – spiega in un tweet il commissario Ue all’Ambiente Virginijus Sinkevicius. Dobbiamo rimanere in linea con il Green Deal Ue per spostare in avanti la data. L’economia circolare, il ripristino della natura, le energie rinnovabili fanno parte dell’equazione. Questo è ciò di cui il nostro Pianeta ha bisogno per continuare a rifornirci”.

Quando la domanda di beni naturali rinnovabili (boschi, prodotti agricoli, della caccia, della pesca, etc.) da parte dell’umanità supera la biocapacità della Terra significa andare incontro al loro esaurimento definitivo e che non ci sia abbastanza cibo e mezzi di sopravvivenza per tutti. Per questo in occasione della Giornata dell’Earth Overshoot Coldiretti ricorda che ogni anno nel mondo viene gettato complessivamente oltre un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sull’economia, oltre che a sollevare un problema etico in una situazione in cui ci sono oltre 800 milioni di persone affamate nel mondo.

Secondo il WWF il sovra-sfruttamento è anch’esso causa dei cambiamenti climatici. “Il persistente superamento porta a effetti sempre più evidenti – scrive in una nota l’associazione ambientalista -, tra cui ondate di calore, incendi boschivi, siccità e inondazioni. Secondo l’ultima analisi del World Weather Attribution, infatti, le ondate di calore che nelle ultime settimane hanno attraversato l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero state ‘virtualmente impossibili’ senza il cambiamento climatico generato dall’uomo e se il mondo non smetterà rapidamente di bruciare combustibili fossili, di deforestare, questi eventi diventeranno ancora più comuni e il mondo sperimenterà ondate di calore ancora più calde e di lunga durata”. Allo stato attuale consumiamo quanto 1,7 Pianeti all’anno e, nonostante un leggero rallentamento negli ultimi 5 anni, la riduzione del nostro “debito” nei confronti del Pianeta è ancora troppo lenta. “Per raggiungere l’obiettivo dell’IPCC delle Nazioni Unite di ridurre del 43% le emissioni di gas serra a livello mondiale entro il 2030 (rispetto al 2010) – si legge ancora nella nota – sarebbe necessario spostare in avanti l’Earth Overshoot Day di 19 giorni all’anno per i prossimi sette anni”.

L’Italia ha raggiunto il suo Earth Overshoot Day il 15 maggio, esattamente come l’anno scorso e resta uno dei Paesi con il più elevato debito ecologico, segno che nulla è stato fatto in questo senso. Eppure basterebbe cambiare anche di poco le nostre abitudine quotidiane, sprecare meno cibo e usare meno la macchina. Invece, nelle case italiane si continuano a gettare mediamente oltre 27 chili di cibo all’anno.
Secondo le analisi del Global Footprint Network, incaricato di analizzare i dati dei National Footprint e Biocapacity Accounts, le attività quotidiane che impattano maggiormente sull’impronta degli italiani sono proprio i consumi alimentari (25% dell’impronta totale) e il settore dei trasporti (18%).

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