giovedì, 2 Maggio, 2024
Cultura

“Come d’aria” la vittoria di Ada D’Adamo al Premio Strega

Come d’aria è arrivata la vittoria di Ada D’Adamo, come una folata necessaria che spazza tutto ciò che non arriva alle viscere per trionfare su quella terra di sangue e sogno, cugina dell’eternità, che è l’arte. Ada, l’autrice del dirompente libro autobiografico “Come d’aria” edito da Elliot Edizioni, vince il Premio Strega 2023, con 185 voti, con un titolo che tratteggia l’alfa e l’omega della sua esistenza, perché con questo esordisce e si spegne nella sua forma terrena. La scrittrice e danzatrice, morta a 55 anni il 1° aprile 2023, due giorni dopo essere entrata nella dozzina del più ambito riconoscimento letterario italiano, alla LXXVII edizione, ha saputo della candidatura allo Strega l’ultimo giorno della sua vita.
A ritirare il Premio il marito Alfredo Favi, che, commosso, è riuscito a dire: “Un premio inaspettato e meritato” e Loretta Santini, editrice della Elliot, ha ringraziato “tutti quelli che hanno creduto in questo libro” rifiutato da molti editori. Il libro è stato candidato da Elena Stancanelli, che così lo ha presentato al pubblico:”Come d’aria è un libro che fruga dentro il cuore del lettore. Serviva la lingua esatta e implacabile di questa scrittrice per riuscire a sostenere un sentimento tanto feroce. C’è tutta la rabbia e tutto l’amore del mondo nel racconto di questa danza che lega due donne. Avvinghiate l’una all’altra, in una assoluta e reciproca dipendenza. Daria, la figlia, che comunica soltanto attraverso il suo irresistibile sorriso, Ada, la madre, catapultata suo malgrado in questa storia d’amore. Era una ballerina, Ada. E il corpo, di entrambe, è il centro di questo memoir sfolgorante per intelligenza, coraggio e misericordia. In questo libro si entra con enorme facilità, ma da questo libro si esce cambiati. C’è una tale quantità di vita, nelle sue pagine, da lasciarci senza fiato”. Il libro racconta di due anime e due corpi, quello di una madre che si ammala di tumore a cinquant’anni e di sua figlia, nata con un’encefalopatia, che non le consente di comunicare attraverso il linguaggio canonico. Sarà proprio la narrazione di Ada a tessere moltiplicati abbracci intorno al dialogo di corpi tra lei e sua figlia e sarà altrettanto la malattia della madre a rendere più comprensibile a lei stessa il mondo di sua figlia.
Per una strana assonanza il primo aprile di quest’anno, giorno in cui Ada è spirata alle 5,15 del mattino, nella sua casa, è una data che ricordo bene, ero in viaggio verso un antico legame e, nello stesso giorno perdevo qualcosa di capitale, in un viaggio in treno dagli orizzonti bassi e velati di nuvole. È con un sentimento simile che guardo a questo libro, alla sua vittoria, alla sua storia: un turbamento che crea vertigine e speranza, salvando e smarrendo molto. Corre l’obbligo di ricordare le altre due celebri vittorie postume della storia del Premio: Tomasi di Lampedusa con il “Gattopardo”, edito da Feltrinelli, nel 1959 e Mariateresa Di Lascia con “Passaggio in ombra, edito da Feltrinelli anch’esso, nel 1996. In molti hanno trovato più di una somiglianza tra quest’ultima autrice morta a quarant’annidi tumore e Ada, alcuni hanno considerato la sua sorte un elemento che ha pesato sulla sensibilità dei giudici. Dal canto mio, non posso né desidero prescindere dalla malattia di Ada, ma solo nei termini che questa costituisce per il lettore, ossia parte del contenuto del libro che ci ha lasciato in dono. Di là da qualsiasi intenzione critica a cui va il compito di osservate, analizzare, determinare canoni, rintraccio una radice antichissima in “Come d’aria”, una forza primitiva che pertiene sia alla letteratura che alla sua fonte, la vita: l’identità e l’appartenenza che insieme danno la dimensione e la sensazione di esistere. La vera letteratura strizza le viscere, punge, scomoda, ti mette in cammino, così come quest’autobiografia riesce a fare, separando il sale dall’acqua, dividendo ciò che ancora è fondante dell’umano e quello che il nostro tempo sta annichilendo.
Ada D’Adamo ci dimostra che siamo creature narrative, prima ancora che relazionali, quegli “animali che possiedono la parola”, per dirla come i greci, che proprio con la parola hanno costruito miti, archetipi e storie che ancora oggi abitano i fondali delle nostre memorie. Non credo affatto che la pietà per la recente morte di Ada abbia toccato così tanto i giudici, credo sia invece la fabula in se ad aver scosso lo spirito e aver orientato i gradimenti, e allora dell’autrice mi interessa la sua capacità di averla portata dentro un disegno narrativo preciso. Ritengo piuttosto che questo libro non sia la salvezza per Ada, sua figlia e suo marito (già salvati dalla tessitura del loro legame che certo non sarà toccato da tutto questo “dopo” che ora sta accadendo), penso che questo libro sia salvifico per chi lo legge e per le stesse case editrici, spesso pavide rispetto all’osare che la letteratura domanda. Altro aspetto da considerare è il valore del genere autobiografico, che spesso rappresenta una diminutio a priori del valore di un’opera, mentre andrebbe più ampiamente valorizzata e accolta dagli editori. Parliamo infatti di un modello narrativo preciso e arduo, pieno di insidie, in cui ben emerge la competenza e la maturità di uno scrittore, che ha esempi altissimi, da Sant’Agostino a Vittorio Alfieri, esempio insuperabile anche di stile, a mio avviso.
Questa è la classica definitiva dell’edizione 2023 del Premio:
Primo posto Ada D’Adamo “Come d’aria”(Elliot) 185 voti. Al secondo posto, Rosella Postorino con “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli), 170 voti. Al terzo posto, Andrea Canobbio con “La traversata notturna” (La nave di Teseo), 75 voti. Al quarto posto, Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” (Einaudi), 72 voti, e al quinto Romana Petri con “Rubare la notte” (Mondadori), 59 voti.
Presente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, tra i nuovi giurati entrati quest’anno fra gli “Amici della domenica”, insieme all’assessore alla cultura di Roma Capitale Miguel Gotor e al presidente del Maxxi Alessandro Giuli, presente anche il commissario straordinario alla Buchmesse 2024 Mauro Mazza, il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi e l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini.
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