giovedì, 2 Maggio, 2024
Agroalimentare

Prandini (Coldiretti): Italia prima per agricoltura bio. 75800 produttori con qualità e prezzi contenuti

Agricoltura italiana al galoppo verso il biologico. L’ampliamento della percentuale di terreni destinati al bio conferma anche la crescita dei consumi e gli orientamenti delle famiglie che preferiscono acquistare
profitto di qualità. A livello nazionale la superficie agricola utilizzata (Sau) destinata a biologico in Italia raggiunge il record storico di 2,3 milioni di ettari (+7,5%) pari a quasi il 19% del totale ma ad aumentare sono anche gli operatori biologici (+7,7%) con oltre 75800 produttori, il numero più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea. Numeri, rilievi e riflessioni dono stati presentati dalla Coldiretti in occasione dell’Assemblea di Federbio a Palazzo Rospigliosi sulla base dei dati Bio in cifre 2023 del Sinab e del Ministero dell’Agricoltura e
della Sovranità Alimentare.

La corsa al biologico “I terreni coltivati a biologico”, illustra la Coldiretti, “sono destinati per il 43% da seminativi come grano, orzo e avena, per il 28% da superfici a prati e pascoli per l’allevamento, per il 24 % da colture permanenti come frutteti, oliveti e vigneto per il 2,5% a ortaggi.

Un risultato che spinge i consumi in Italia dove il valore del mercato interno dei prodotti biologici”, calcola la Coldiretti, “sale a 3,7 miliardi destinati per il 45% all’acquisto di frutto o verdura, per il 22% al settore del latte e formaggi e 11% ai cereali e alla pasta. In deciso aumento”, fa presente la Coldiretti, “la spesa destinata all’acquisto bio di uova (+7%), latte e derivati (+5%) e carne (+4%) anche se la crescita complessiva rispetto all’anno precedente è stata in media dello 0,5%”.

Il rapporto prezzo-qualità Sul fronte dei prezzi si registra, calcola la Coldiretti. il permanere di una marcata instabilità e un generale trend rialzista. Anche se per la maggior parte delle colture si riduce il differenziale di prezzo riconosciuto all’agricoltore biologico rispetto all’omologo prodotto convenzionale.

“I risultati ottenuti dall’agricoltura biologica contribuiscono”, spiega la Confederazione, “a fare dell’agricoltura italiana la più green d’Europa di 5547 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 319 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 25mila agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica”.

I rischi dell’import Una conferma viene dal fatto che i cibi e le bevande stranieri sono otre sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici
irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0.6% dei campioni di origine nazionale, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da Efsa nel 2022 relativo ai dati Nazionali dei residui di pesticidi, che offre uno spaccato della presenza dei loro residui su frutta, verdura, cereali, prodotti per l’infanzia, olio e vino e altri prodotti analizzati da ciascuno dei Paesi dell’Unione sul proprio territorio.

Imprese e consumatori “I risultati del biologico confermano l’impegno degli agricoltori italiani per la sostenibilità ma anche la capacità imprenditoriale nel rispondere alle nuove domande dei consumatori per
prodotti che rispettano l’ambiente, di alta qualità e legati al territorio” evidenzia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che ben 25 milioni di italiani hanno fatto la spesa nei mercati contadini promossi da Campagna Amica diffusi lungo tutta la Penisola”.

Modelli in evoluzione “Il biologico sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale”, osserva infine Maria Letizia Gardoni presidente
di Coldiretti Bio, l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti, “È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione ed affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste”.

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