sabato, 20 Aprile, 2024
Esteri

Ucraina: il futuro appartiene ai bambini

A causa della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, occorre chiedersi se sia possibile affidare ai bambini la responsabilità del futuro, quando trovano a malapena la forza di “portare avanti” il presente. Vivere senza mamma, papà, perdere la propria casa e talvolta l’intera città è un trauma enorme, difficile da superare.

Insegnare ai bambini a vivere oggi è la missione intrapresa dagli psicoterapeuti ucraini del “Campo sanitario ed educativo per la riabilitazione psicologica dei bambini” provenienti da zone calde dell’Ucraina, che attualmente ha sede nella parte occidentale del Paese.

L’iniziativa nasce dalla volontà di aiutare a superare il trauma psicologico subito, da parte di  quei bambini che hanno affrontato gli orrori della guerra. Ai bambini sopravvissuti all’occupazione, alla prigionia e alla perdita degli affetti più cari viene insegnato a superare il trauma psicologico e trovare la capacità di dare un nuovo senso alla propria vita.

Come ha raccontato l’organizzatrice del campo sanitario e fondatrice dell’organizzazione, dall’agosto 2022, 115 bambini sono già stati sottoposti a riabilitazione psicologica gratuita.

“Sentiamo e vediamo che il futuro deve essere ripristinato ora. Stiamo combattendo affinché i bambini ucraini sul fronte psicologico possano tornare ad avere la speranza nei propri occhi”.

Gli psicoterapeuti ucraini stanno aggiornando i protocolli del Ministero della Salute e sviluppando il programma di riabilitazione.

“Protected by Love” è un percorso riabilitativo strutturato, basato su metodi scientifici, creato da psicoterapeuti ucraini per bambini ucraini. Dopotutto, prima della guerra su vasta scala in Ucraina, non c’era esperienza globale di “cosa fare con i bambini i cui genitori sono stati investiti da un carro armato”, sottolinea la promotrice del progetto.

Quelle raccolte dagli psicoterapeuti del centro sono storie difficili da descrivere. Ciò nonostante, La Discussione ha deciso di raccontarne una in particolare. È la vicenda di Margarita, bambina di 12 anni, originaria di Mariupol, che gli ucraini oramai chiamano la “città che non esiste” perché la Russia ha distrutto il 90% del suo centro abitato.

“Prima della guerra vivevamo magnificamente. In estate andavo da mia nonna Vali. Quando venivo a trovare l’altra mia nonna, Zoya, giocavamo tutti i giorni. Mi ha insegnato a leggere e scrivere”, ecco come la piccola Margarita ricorda la sua infanzia. La sua vita è cambiata per sempre quando, l’8 marzo dello scorso anno, una bomba aerea russa ha colpito la casa di sua nonna. Tutta la famiglia della ragazza era lì, in attesa dell’annuncio dell’apertura del corridoio verde, ossia del permesso per poter lasciare la città.

In un attimo, la vita di Margarita è drammaticamente cambiata. Solo lei, sua madre e la ragazza di suo fratello sono sopravvissute all’esplosione. Suo padre, le sue nonne Valya e Zoya, suo fratello Kirill, suo zio e sua cugina Ira sono rimasti uccisi. La bambina stessa è rimasta ferita ed è stata portata all’ospedale di Mariupol insieme a sua madre. È rimasta lì per tre giorni, sotto il fuoco costante degli occupanti. Fortunatamente, Margarita e la sua mamma sono riuscite a uscire da Mariupol, ora catturata dai russi.

Secondo la responsabile del campo sanitario: “Margarita, con l’aiuto degli psicoterapeuti, è molto attiva e laboriosa. Dice di sognare di diventare un detective quando sarà grande”. Disarmante la motivazione data dalla bambina: “Cercherò prove e catturerò i criminali. Devo andare avanti con la mia vita”.

Questa vicenda ci insegna che “il futuro è dei bambini”, quando non gli viene rubato dagli adulti, come è successo ai bambini ucraini per mano dei russi e della loro feroce guerra di aggressione.

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