giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Il metodo “transdisciplinare” potenzia la conoscenza

Le sfide che abbiamo davanti ci evidenziano come l’Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile trova connessione di applicazione tra i seguenti “Goals”, l’Obiettivo 4: qualità dell’educazione (sviluppare accessibilità per tutti e a tutte le età un’educazione e conoscenza terziaria, vocazionale e sostenibile, “inclusing university”) e l’Obiettivo 11: costruire città e comunità inclusive, sostenibili, accessibili (“making inclusive cities and communities”). Partendo da questo orientamento globale la società della conoscenza e la “terza missione dell’università” trasmigra non verso la quarta ma la “quinta missione della conoscenza”.

Per dirla con le parole dei filosofi G. Rivolta e di L. Robino “si tratta di attuare il metodo dell’integrazione sperimentando lo sviluppo integrale della persona nella comunità attraverso la valorizzazione e la composizione armonica delle differenze”. L’idea di sperimentare il “metodo transdisciplinare” diventa il microcosmo del sapere per una nuova modalità della conoscenza. La nuova missione del trasferimento del sapere e della conoscenza, superata la fase di contatto con l’ambiente – inaugurando la quarta missione – incontra, in maniera “sinodale” e con atteggiamento integrativo “ripartendo dalla conoscenza” come sostiene Ferrucio Resta, nuove forme di apprendimento indirizzato al bene comune e collettivo. Non è solo l’elevazione digitale dell’ interdisciplinarietà o della multidisciplinarietà, ma rendere oggettiva la generazione di “contestualità riflessive nuove”.

Da qui la Carta della Transdisciplinarità promossa da Morin – Nicolescu – De Fraites rimane oggi attualissima nel suo spirito di unire la conoscenza al servizio della comunità. “Con il metodo transdisciplinare i ricercatori migliorano la loro capacità di ascolto e imparano a collaborare in funzione di un nuovo risultato condiviso, che è il frutto della ri-significazione e ri-gerenerazione delle diverse strutture disciplinari attraverso l’intreccio dei loro apparati concettuali, senza per questo pervenire a una improbabile superdisciplina con pretese onnicomprensive” (G. Rivolta – L. Rubino).

La Terza Missione nelle proprie funzioni “civiche” della conoscenza si muove su “binari avveniristici” che dalla comunità del sapere supera non in modalità inter o multi disciplinare ma “trans”, va oltre, incrocia le persone, il territorio, da una parte la politeia e dall’altra la polis. La società della conoscenza che diventa “comunità accademica estesa”, non solo studenti, professori, personale ma anche parti sociali, società civile, persone. Persone con la loro unicità, relazionalità, integrità e responsabilità. “Si tratta di persone della società civile che interagiscono in modo continuativo e che, se opportunamente ingaggiate e motivate, possono arrivare a costruire una vera e propria comunità”. (Juan Carlos De Martin dal testo Università Futura). Esploriamo nuovi orizzonti per una società della conoscenza per le persone, per la democrazia e per il futuro. Unire la conoscenza è “unire le persone”.

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