In Val di Fiemme, valle tre volte mondiale e sede delle Olimpiadi 2026, si produce neve artificiale grazie all’energia rinnovabile prodotta dal recupero di legname, segatura e truciolato. Solo con acqua, senza additivi e con temperature fino a 16 gradi. L’idea è nata dalla startup NeveXN di Polo Meccatronica a Rovereto. Dopo otto anni di progettazione e sperimentazioni, attive le prime sei macchine Snow4ever, frutto del progetto europeo SnowRESolution, che saranno commercializzate e distribuite dalla Demaclenko, società del Gruppo Leitner di Vipiteno. Tra i prossimi obiettivi quello di riuscire a riprodurre l'”effetto nevicata” e sfruttare anche l’energia solare.
Un tempo si chiamavano, per la loro forma, “cannoni” sparaneve.
Abbandonato il gergo bellico, sono diventati generatori di neve programmata, chiamata anche neve tecnica. Utilissima quando il cielo invernale è avaro di precipitazioni nevose.
Ma oggi ci sono soluzioni tecnologiche che permettono di produrre la neve anche con temperature fino ai 16 gradi e utilizzando esclusivamente energie rinnovabili. L’idea è venuta alla startup NeveXN nel 2010. Dal 2011, dopo aver vinto alcuni premi, come il D2T promosso da Trentino Sviluppo, la startup si è insediata in Polo Meccatronica di Rovereto, hub dell’innovazione che nasce dalla fusione tra meccanica di precisione, informatica, sensoristica ed elettronica.
I fondatori sono Francesco Besana, 41 anni, ingegnere di origine bergamasca; Fabiano Maturi, ingegnere di Pinzolo di 36 anni; Anna Vanzo, responsabile marketing originaria della Val di Fiemme, 40 anni. Oggi il team è composto da 4 unità lavorative nell’officina meccanica di cui due meccanici, un elettricista e un tirocinante, 4 nell’ufficio tecnico e una contabile. Il colosso altoatesino Demaclenko, del gruppo Leitner, specializzato nella produzione di generatori di neve, ha acquisito la maggioranza delle quote di NeveXN e ha iniziato la commercializzazione dalla macchina Snow4ever, che viene progettata, assemblata e collaudata negli spazi produttivi di Rovereto. Si tratta di un container di 20 piedi, capace di produrre neve dai cristalli perfetti e asciutti a temperature comprese tra i -3° e i +16° C. L’unico refrigerante utilizzato è l’acqua: non si usano né freon né ammoniaca. Serve energia per alimentare i sistemi di automazione, la sensoristica e le pompe per far circolare i liquidi.
“Siamo riusciti a ridurre i consumi a solo 10 kWh per metro cubo di neve prodotta – fa notare l’ingegner Besana – a fronte di 25 kwh per metro cubo di altri concorrenti”. La macchina può essere dotata di due tipi di motore, come un’automobile: elettrico o termico. E proprio qui sta la novità. Perché per essere alimentata, la macchina può sfruttare l’energia termica derivata dal cippato, scarti della lavorazione del legno, segatura, trucioli, legname di recupero schiantato al suolo dalla tempesta Vaia dell’autunno 2018. Si sfruttano le alte temperature dei fumi di scarto provenienti dalla combustione della biomassa legnosa e tramite l’utilizzo di uno scambiatore di calore si riesce a canalizzare l’energia termica in un vaporodotto fino ad arrivare al generatore di neve. Il cilindro bianco della macchina contiene acqua e neve. È un separatore. La neve galleggia nel serbatoio e sale, come un iceberg, per essere espulsa all’esterno. “I nostri sono veri cristalli di neve – specifica Besana – non scaglie di ghiaccio. La neve è asciutta al tatto. Quando si scioglie, è perfettamente potabile, perché a basso contenuto di sali minerali”.
I test sono durati un anno e si sono tenuti nella localita’ austriaca di Seefeld e sul ghiacciaio dello Stelvio.
Anche la Bioenergia Fiemme, la Centrale a biomassa di Cavalese, capoluogo della Val di Fiemme, ha quindi un piccolo record:
“Produciamo – osserva l’amministratore delegato, Andrea Ventura – energia termica per alimentare la rete di Cavalese, 4.000 abitanti, in piena autonomia; energia elettrica; ora anche energia frigorifera per produrre neve”. (Italpress)