mercoledì, 24 Aprile, 2024
Considerazioni inattuali

Occhio nell’occhio

Occhio per occhio finisce solo per rendere tutto il mondo cieco” disse Gandhi. Non ho mai ascoltato – assumendomene rischi e conseguenze, è vero – chiunque mi dicesse di ricambiare il male con la sua stessa moneta. Non ho mai esercitato, consapevolmente, alcun genere di vendetta; ed ho capito ben presto che proprio da qui trae linfa la peggiore (o migliore, dal nostro punto di vista) delle vendette per chi ci ha fatto del male, volontariamente: non sostanziando quel male del peso che gli ha attribuito chi lo ha provato, chi ne è artefice.

DI NECESSITA’ VIRTU’

Il mio non è certo un merito morale: semplicemente, ho capito meglio come funziona il meccanismo e me ne faccio anche vanto, senza falsa modestia. Anzi, mi fregio dell’utilizzo di una mia mancanza: ovvero l’incapacità di operare del male; la totale inadeguatezza nell’adattarmi alla cosiddetta legge del taglione. Non ho mai desiderato restituire un gesto negativo che mi era diretto, né tantomeno me ne sono mai resa artefice per prima. Se mai ho ferito – e questo mi è appunto capitato (nel senso più stretto del termine) – l’ho fatto nella più completa inconsapevolezza, per poi soffrirne a mia volta: di ciò che avevo involontariamente causato, intendo.

L’INUTILITA’ DELLA VENDETTA

Mi sono sempre domandata in effetti come l’occhio per occhio potesse mai essere considerato una vera vendetta in un mondo di esseri perlomeno pensanti. E’ una sorta di legge animale, che solo chi è dotato di una bassissima mole di materia grigia, immaginazione e lungimiranza può ritenere soddisfacente. Ma persino chi è privo di tutte quelle attitudini ambiguamente avverse come l’astuzia, la malizia, la sottigliezza: le stesse che compongono le personalità più sofisticate ed evolute. Cioè, per essere cattivi, bisognerebbe anche esserne all’altezza: saperlo fare bene.

L’UNICITA’ DELLA RIVINCITA

Ebbene, la conclusione è che solo chi è assai intelligente può ambire a conoscere il sapore della vera vendetta? E altrimenti, che razza di dicotomia sarebbe se la vendetta identica al male subito si rappresentasse solo per menti triviali e dal modesto intelletto? Dunque in qualunque caso, non avrebbe alcun senso. Perché male con male, produce soltanto altro male. Ciò che lo annulla invece è proprio il suo opposto, il suo contrario: la differenza – più che mai lontana dall’uguaglianza dell’occhio per occhio, dente per dente – del bene e dei fatti che lo rendano tale, che lo esplichino e lo affermino: perché si irradi e si propaghi, ben più grande e forte delle meschinità, delle piccole infruttuose vendette, dell’inanità della loro reciproca rassomiglianza; perché tutte le vendette si somigliano nella loro limitante banalità – mentre le rivincite che al male rispondono andando avanti, hanno tutte una loro, unica, specialissima strada: diversa da tutte le altre.

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