Non sappiamo ancora se e come la recente pronuncia della Corte di Cassazione inciderà sulle vacanze degli italiani, ma tant’è: con l’Ordinanza n. 19573/2022 la Suprema ha sancito la piena legittimità della multa spiccata a chi, in bella mostra, urina sul guard-rail della corsia preferenziale in autostrada.
Gli Ermellini, infatti, hanno accolto l’appello proposto dalla Prefettura di Pistoia, restituendo le pretese dello sfortunato protagonista della vicenda, un uomo al quale la polizia stradale aveva contestato la violazione dell’art. 726 del codice penale (atti contrari alla pubblica decenza) poiché sorpreso, in pieno giorno, ad urinare in piedi su un guardrail della A11.
Per i tutori dell’ordine pubblico, infatti, tale gesto risultava indecente, e a nulla è servito lo strepitio del protagonista che poneva in evidenza agli sceriffi della strada come tale atto non era stato visto da alcuno e che lo stesso non era risultato concretamente offensivo.
Per i togati del Palazzaccio, dunque, l’incontinente protagonista della vicenda non è riuscito a dimostrare il fatto che egli “non potesse soddisfare aliunde il proprio impellente bisogno e di aver usato tutte le cautele possibili per evitare di essere visto e/o di offendere la pubblica decenza”. Tanto è vero – verga la Suprema Corte – che è risultato ben visibile dalla pattuglia della Polizia che ha provveduto ad effettuare il verbale di contestazione.
Lo “stato di necessità” non invocato
Il soggetto, peraltro, nell’impugnare la multa, non si è preoccupato di addurre, a sua difesa, la circostanza dello “stato di necessità”, il quale consente la sosta nella corsia d’emergenza in caso di malessere del guidatore o del passeggero come nel caso della necessità impellente della minzione. Probabilmente, se lo avesse eccepito, questo sarebbe stato valutato a favore ma – adesso in Cassazione – tutto è compiuto. E la sanzione va pagata.