giovedì, 28 Marzo, 2024
Economia

Ue: crescita economica frenata dalla guerra in Ucraina

Il conflitto russo-ucraino continua a ripercuotersi negativamente sull’economia della UE, avviandola su un percorso di crescita più bassa e inflazione più elevata rispetto a quanto indicato nelle previsioni di primavera. Stando alle previsioni economiche intermedie della Commissione Europea, l’economia comunitaria dovrebbe registrare una crescita del 2,7% nel 2022 e dell’1,5% nel 2023.  Si prevede che l’inflazione media annua raggiunga i massimi storici nel 2022, attestandosi al 7,6% nella zona euro e all’8,3% nella UE, per poi scendere rispettivamente al 4,0% e al 4,6% nel 2023.

L’economia dell’UE rimane particolarmente vulnerabile agli sviluppi dei mercati dell’energia a causa della sua elevata dipendenza dai combustibili fossili russi e l’indebolimento della crescita mondiale deprime la domanda esterna.   L’impulso ottenuto con la ripresa dello scorso anno e un primo trimestre leggermente migliore a quanto stimato in precedenza dovrebbero sostenere il tasso di crescita annuale per il 2022.

L’attività economica nel resto dell’anno dovrebbe tuttavia essere modesta, nonostante una promettente stagione turistica estiva. Nel 2023 si prevede che la crescita economica trimestrale acquisisca slancio, sulla scia della resilienza del mercato del lavoro, della moderazione dell’inflazione, del sostegno del dispositivo per la ripresa e la resilienza e della quantità ancora elevata di risparmi in eccesso.

Nel complesso l’economia dell’UE dovrebbe continuare a espandersi, ma a un ritmo notevolmente più lento di quanto previsto nelle previsioni di primavera 2022. I rischi per le previsioni riguardanti l’attività economica e l’inflazione dipendono fortemente dall’evoluzione della guerra e, in particolare, dalle sue implicazioni per l’approvvigionamento di gas in Europa.

Nuovi aumenti dei prezzi del gas potrebbero far aumentare ulteriormente l’inflazione e frenare la crescita. Gli effetti di secondo impatto potrebbero a loro volta amplificare le spinte inflazionistiche e determinare un inasprimento più severo delle condizioni finanziarie che non solo peserebbe sulla crescita, ma comporterebbe anche maggiori rischi per la stabilità finanziaria. Non si può escludere che la recrudescenza della pandemia nell’UE provochi nuove perturbazioni dell’economia.

Allo stesso tempo le recenti tendenze al ribasso dei prezzi del petrolio e di altre materie prime potrebbero intensificarsi, determinando un calo dell’inflazione più rapido di quanto attualmente previsto. Inoltre, grazie a un mercato del lavoro forte, i consumi privati potrebbero rivelarsi più resilienti all’aumento dei prezzi se le famiglie utilizzassero maggiormente il risparmio accumulato.

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