mercoledì, 24 Aprile, 2024
Società

Usare i risparmi di quota 100

Riforma delle pensioni i sindacati mettono fretta, il Governo ragiona sui costi ma non trova la quadra. Era aprile la data indicata a dicembre per il via libera alla nuova previdenza. Una delle riforme più attese, controverse, e sollecitata da Draghi per mettere ordine ed un sistema che negli anni ha subito rattoppati, lasciando dietro di sé una scia di incertezze e disuguaglianze. Ieri sull’argomento è tornato il segretario della Cisl, Luigi Sbarra che ha ricordato come la ex Quota 100 sia stata una misura “importante, anche se insufficiente”, spiegando poi che è necessario ripensare il sistema pensionistico per garantire “misure più eque e sostenibili” per l’uscita dal mondo del lavoro. Inoltre Quota 102 sistema ponte voluto da Draghi in attesa della riforma, scadrà il 31 dicembre.

Evitare di tornare alla Fornero

“L’obiettivo che con Cgil e Uil ci siamo dati nella piattaforma unitaria che da mesi abbiamo presentato al Governo”, osserva Sbarra, “è quello di avviare un confronto proficuo finalizzato ad introdurre elementi di modifica e di cambiamento nell’attuale sistema pensionistico e previdenziale, regolato come sappiamo in questi anni dall’ultima riforma legislativa, dalla riforma meglio conosciuta come riforma Fornero. Questa riforma ha alzato un muro di rigidità all’accesso alla pensione di vecchiaia, creando un grosso scalone che ha determinato difficoltà evidenti a lavoratrici e lavoratori in parte attenuato dall’introduzione di quota 100 che ha creato una piccola finestra di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro”.

Il tempo stringe

Secondo i sindacati Quota 100 non è stata sufficiente, perché “a fronte di un milione di uscite che si pensava di realizzare, secondo i dati, hanno aderito non più di 400mila persone”, ricorda il segretario della Cisl. Inoltre finora il sistema delle “Quote“ ha creato disparità tra lavoratori pubblici e privati.
“La combinazione di età e contributi ha agevolato in massima parte il pubblico impiego e le grandi aziende del sistema privato”, sottolinea Luigi Sbarra, “ha invece penalizzato le aree meridionali, dove i rapporti di lavoro sono precari e saltuari. Oggi il sistema pensionistico e previdenziale va ripensato per giungere a definire misure più eque e sostenibili possibili”.

Proposte e priorità per i sindacati

Per Sbarra la ricetta della Cisl, e sono le quattro priorità indicate al Governo. “La prima è quella che riguarda i giovani e le donne. Se i giovani sono il presente e il futuro del nostro Paese, il sistema, nel suo complesso – istruzione, politiche del lavoro, la casa, i servizi sociali ed anche la previdenza e il sistema pensionistico – deve muoversi nella direzione di istituire progetti di vita. Ecco perché pensiamo”, spiega la Cisl a nome anche di Cgil e Uil, “che per i giovani vadano riconosciuti come anni contributivi anche i periodi di formazione, fasi di transizione lavorativa; così come va riconosciuto il lavoro di cura quando rivolto a famiglie al cui interno convivono disabili o portatori di handicap“.

Sbarra le risorse ci sono

Sul tema dei sostegni economici da attribuire alla riforma a dicembre si era consumata la rottura tra Governo e le posizioni di Cgil e Uil, ora per il leader della Cisl, la parte economica non rappresenta un problema, almeno se si considerano i conti e i risparmi avuti con gli anni di applicazione della legge Fornero. “Nei dieci anni di vigenza della riforma Fornero si sono determinati risparmi enormi per le casse dello Stato”, calcola Sbarra, “Alcune indicazioni li stimano in 117 miliardi. Per la stessa quota 100 c’era una dotazione finanziaria di 19 miliardi. Ne sono stati utilizzati non più di undici. È giunto il tempo di reinvestire una parte dei risparmi in quattro grandi temi”, sottolinea il leader della Cisl, “una pensione contributiva di garanzia a giovani e donne, rendere strutturale l’allargamento dell’Ape sociale, incentivare l’adesione alla previdenza complementare e negoziare una misura di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro che noi invitiamo a partire dai 62 anni, perché mediamente in Europa si va a 63 anni”.

Le altre ipotesi, cosa dice l’Inps

La partita previdenza, quindi, è attualmente ancora aperta e tutto potrebbe ancora succedere. L’unica certezza che c’è attualmente è che la Quota 102 non sarà rinnovata all’inizio del 2023. L’ipotesi caldeggiata dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, che sta circolando in quest’ultimo periodo è quella di una pensione a due tempi, ovvero assegno in due momenti diversi: prima e dopo i 67 anni. Il sistema in questione, proposto dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, prevede una prima quota di pensione liquidata alla richiesta. In questo caso verrebbe pagata solo la pensione maturata nel sistema contributivo. La seconda quota, quella retributiva, spetterebbe solo al compimento dei 67 anni di età. L’assegno pieno, quindi, anche anticipando, spetterebbe solo con la pensione di vecchiaia. La pensione in due tempi, come la quota 102, richiede 64 anni di età ed almeno 20 anni di contributi. In questo modo si aprirebbe all’anticipo per tutti quelli che hanno versato almeno 20 anni di contributi.

Il nodo flessibilità in uscita

I sindacati dal canto loro, continuano a chiedere una flessibilità a 62 anni o, in alternativa, con 41 anni di contributi. In ogni caso, resterebbero in vigore le misure previste dalla Legge Fornero, ovvero: pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni; pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne.

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