sabato, 20 Aprile, 2024
Cronache marziane

Ancora sui magistrati in sciopero

Superando le difficoltà derivanti dalle restrizioni anti Covid – ovvero rendendosi invisibile – Kurt il Marziano mi ha raccontato di aver trascorso l’ultima decina di giorni, curiosando nei vari uffici giudiziari della Capitale per cercare di comprendere come funzioni la giustizia in Italia.

Ne ha tratto un quadro desolante, rispetto alla quale mi ha riferito solamente fatti che ha qualificato come la punta di un iceberg che parte dalle acque profonde dello sconosciuto universo rappresentato dall’Associazione Nazionale Magistrati.

Egli mi ha pure ricordato le precedenti discussioni a proposito della funzionalità del nostro modello di giustizia fondato – a differenza di quanto avviene nei paesi anglosassoni – sul riparto delle giurisdizioni: esistono cioè giudici diversi, la cui attività è disciplinata da codici del rito differenti e dove le carriere sono amministrate da Consigli di Presidenza separati e senza alcuna concreta possibilità di dialogo fra loro.

Ma – mentre la questione dei codici e delle carriere  riguarda essenzialmente gli addetti ai lavori – quella della giustizia sostanziale (ovvero delle modalità attraverso le quali le sentenze vengono assunte  e la loro effettiva rispondenza all’idea di giustizia) riguarda invece direttamente i cittadini.

Questi ultimi – intervistati da Kurt fuori dalle diverse Corti (visto che ancora le norme anti Covid  sono state spesso utilizzate per impedire agli interessati di assistere con facilità alle udienze di decisione delle questioni che li riguardano) – si sono dimostrati straordinariamente loquaci nel manifestare la loro profonda insoddisfazione per i tempi, i modi e i contenuti dei provvedimenti giudiziali che li hanno riguardati.

L’impressione che il Marziano ne ha tratto è che, ormai, la nostra giustizia somiglia sempre di più ad un mondo alla rovescia, dove le ragioni vengono trattate come torti, i torti come ragioni, le astuzie degli avvocati come strumenti capaci di ingannare facilmente i giudici e via compilando un Cahier de Doleances che si allunga ogni ora di più.

I giuristi più attenti imputano quelle distorsioni innanzitutto alla assenza di  serie ed approfondite istruttorie da parte dei magistrati e Kurt – ormai appassionato lettore di testi giuridici italiani e non solo – mi ha riferito di “perle” come le condanne al rilascio di immobili pronunziate in favore di attori non più proprietari degli immobili stessi, o la reiezione di ricorsi imperniati su incidenti di costituzionalità che i giudici negano di aver visto negli atti processuali, o addirittura l’emissione di ordinanze di cattura fondate sul semplice criterio dell’omonimia fra un imputato ed altro innocente cittadino cui poteva essere ascritto il solo reato di avere nome e cognome identici a quelli di  un delinquente più o meno famigerato.

Ma accanto alle disfunzioni della giustizia civile, penale e amministrativa – rispettivamente dispensata da giudici di carriera – si aggiungono quelle della giustizia disciplinare, amministrata invece da organi di autogoverno come il Consiglio Superiore della Magistratura o il Consiglio Nazionale Forense, che esercitano in modo solamente episodico il controllo sull’attività delle Corti distrettuali incaricate di reprimere gli abusi compiuti dagli operatori di giustizia affidati alla loro vigilanza: siano essi giudici o avvocati.

In questo quadro disastrato interviene lo sciopero dei magistrati programmato per il prossimo 16 maggio, per protestare contro il pannicello caldo rappresentato dalla Riforma Cartabia: giunta all’esame del Parlamento su precisa indicazione della Commissione Europea, seriamente preoccupata per lo stato di salute della giustizia in Italia.

Sempre ad avviso di Kurt, quello che più spaventa i magistrati è l’abbandono del criterio dell’anzianità per quello della progressione di carriera fondata sulla meritocrazia: ovvero su un sistema di “pagelle”, già sperimentato con successo a proposito della qualità dell’insegnamento dispensato dai docenti universitari; né questi ultimi vi hanno mai visto un attacco alla loro autonomia e indipendenza (garantita anch’essa dalla costituzione italiana).

Illuminante, secondo il Marziano, è il giudizio che di questa iniziativa sindacale ha dato Andrea Mercenaro – sulla versione digitale de “Il Foglio” – in data 3 maggio u.s. : ”Prossimamente, dunque, l’Italia intera sarà colpita dallo sciopero dei magistrati. Con la conseguenza che tutti gli imputati in attesa di giudizio aspetteranno inutilmente una sentenza cui avrebbero diritto ad avere al più presto. In modo ancora più pesante, aspetteranno nelle loro gabbie gli imputati in carcere, privati come saranno della doverosa, scrupolosa e si suppone angosciante attenzione di chi dovrà giudicare addirittura sulla loro libertà.

Esattamente come quando i magistrati non scioperano”.

Io avrei solamente aggiunto un punto esclamativo per dare maggior enfasi a queste frasi, ma secondo Kurt non ce ne sarebbe stato alcun bisogno, vista la gravità delle affermazioni e l’obiettiva impossibilità di sottoporle ad una critica seria e serrata.

Stavolta però una previsione voglio farla io stesso, invertendo i consueti ruoli occupati da me e dal Marziano: quelle parole saranno duramente criticate dagli “scioperanti” nel corso dell’inevitabile manifestazione del 16 maggio prossimo venturo!

 

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