venerdì, 26 Aprile, 2024
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Mattarella: “Pace non è resa alla prepotenza”. Si vis pacem… noli timere

Se vuoi la pace non devi avere paura. Dovrebbe essere questa l’integrazione più aggiornata dell’antico motto Si vis pacem para bellum, dello scrittore romano del V secolo d.C., Vegezio.

E si perché non basta essere ben armati e pronti a respingere gli attacchi di un eventuale nemico. Occorre anche non farsi paralizzare dalla paura. È proprio sulla paura che qualsiasi aggressore -soprattutto se dittatore- fa leva per mettere fuori uso le capacità di reazione dell’aggredito e sopraffarlo.

Coloro che si definiscono pacifisti e hanno chiesto all’Ucraina di concedere a Putin quello che voleva, in pratica, di arrendersi, lo hanno fatto per esorcizzare la paura delle minacce che vengono dal capo del Cremlino. Non sono costruttori di pace ma sostenitori, di fatto, della prevaricazione.

Il ragionamento, chiamiamolo così, di costoro è sconcertante: Putin ha aggredito l’Ucraina, è vero, ma ora bisogna mettere fine a questa guerra il prima possibile per evitare che possa dilagare, e investire anche noi, quindi Zelensky gli conceda quello che vuole e la chiudiamo qui.

Si tratta di un modo di pensare peggiore perfino di quello de deputato francese Marcel Déat che nel 1939, quando Hitler minacciava di prendersi con la forza la città polacca di Danzica, affermò: «Combattere a fianco dei nostri amici polacchi per la difesa comune dei nostri territori, dei nostri beni, delle nostre libertà, è una prospettiva che si può coraggiosamente immaginare, se deve contribuire al mantenimento della pace. Ma morire per Danzica, no!» Déat fu ministro del governo collaborazionista di Vichy, fuggì in Germania nel 1944.Condannato a morte si nascose sotto falso nome in un convento vicino Torino dove morì.

A noi nessuno chiede né di “combattere” né tanto meno di morire per l’Ucraina. Ma almeno i “pacifisti della paura” abbiano il buon gusto di non chiedere ad un Paese aggredito di mostrare l’altra guancia e di sottostare alle pretese dell’aggressore. Questo proprio no. Su questo punto le parole del Presidente Mattarella, che riportiamo qui accanto sono di una chiarezza esemplare e definitiva.

Fonte foto: quirinale.it
foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

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Giulia Catone

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