giovedì, 14 Novembre, 2024
Dal Parlamento alla Tavola

Come fronteggiare il caro-energia per l’agroalimentare italiano

Giuseppe L’Abbate, 36 anni, laureato in Informatica, è deputato della Commissione Agricoltura di Montecitorio dal 2013, già Sottosegretario presso il Ministero delle Politiche Agricole del Governo Conte II, dal settembre 2019 al febbraio 2021, e Capo “Area Territorio” per il MoVimento 5 Stelle alla Camera. Con l’Onorevole abbiamo dato vita ad una rubrica a cadenza mensile denominata “Dal Parlamento alla Tavola” in cui illustriamo le novità legislative e le nuove opportunità messe in campo dal Mipaaf per le filiere agricole e l’intero comparto agroalimentare nazionale.


STRUMENTI E RISORSE PER FRONTEGGIARE IL CARO-ENERGIA PER L’AGRICOLTURA

La sempre crescente richiesta energetica, necessaria per sostenere la ripresa di un mondo produttivo che sta cercando di uscire dalla pandemia, ha comportato un aumento dei costi a livello planetario. Paesi fortemente dipendenti dalle importazioni, qual è l’Italia sotto il profilo delle fonti d’energia, hanno subito un forte contraccolpo sui costi di aziende e famiglie. Il comparto agroalimentare che assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) l’anno non ne è stato esente. L’Italia, infatti, dopo Francia e Germania, è tra i Paesi con il più alto consumo diretto di energia nella produzione alimentare dell’Unione europea. I costi energetici totali rappresentano oltre il 20% dei costi variabili per le aziende agricole, con percentuali più elevate per alcuni sottosettori produttivi.

Ai notevoli rincari, differenti per tipologia di coltura e comparti, quasi raramente è corrisposto un aumento dei prezzi di vendita. Questo scenario ha comportato una forte erosione della redditività delle imprese, mettendo a rischio fortemente la loro sostenibilità economica nel medio periodo a fronte di una mancanza di liquidità che non permetterà di fronteggiare a lungo né le spese di produzione a questi livelli, né di poter pagare le rate dei finanziamenti le cui moratorie sono oramai di fatto impraticabili.

Cosa fare dunque per mitigare questo impatto devastante nel comparto primario? Ci sono almeno quattro possibili linee di intervento: agrivoltaico, biometano, logistica e strumenti finanziari. Vediamole assieme.

FOTOVOLTAICO IN AGRICOLTURA

Le imprese agricole devono divenire protagoniste della transizione ecologica inserendo, tra le proprie produzioni, anche quelle legate all’energia. A partire da quella solare. Vi sono due grandi sfide da cogliere nei prossimi anni con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La prima, interamente gestita dal Mipaaf, riguarda l’agrisolare su cui vengono stanziati 1,5 miliardi di euro con l’obiettivo di ammodernare e convertire i tetti degli edifici produttivi agricoli, zootecnici e agroindustriali alla produzione di energia rinnovabile. Aumenteremo così la sostenibilità ma soprattutto l’efficienza energetica del settore. Si punterà a coprire 4,3 milioni di metri quadri per una potenza installata pari a circa 0,43 GW, riuscendo inoltre a rimuovere l’amianto ove presente e a migliorare la coibentazione e l’aerazione. Ulteriori 1,1 miliardi di euro sono previsti per l’agrivoltaico. Qui l’obiettivo è l’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati alle coltivazioni. Ridurremo in questo modo i costi di approvvigionamento energetico del comparto primario: l’obiettivo è installare a regime una capacità produttiva di 1,04 GW che produrrebbero circa 1.300 GWh annui. Siamo in attesa delle linee guida del Crea, l’ente di ricerca del Mipaaf, per comprendere per quali colture e con che modalità (pannelli ad inseguimento) si può raggiungere il duplice obiettivo di produrre energia senza sottrarre terra alla produzione di cibo.

ENERGIA DAGLI SCARTI: IL BIOMETANO

Le imprese agricole non possono contare solamente sul sole. Un ulteriore fonte energetica possono essere i residui organici delle produzioni. Con un investimento pari a 1,92 miliardi di euro nel Pnrr, l’Italia intende investire nello sviluppo del biometano, strategico per il potenziamento di un’economia circolare e l’abbattimento non solo dei costi energetici ma anche di altri costi correlati come, ad esempio, i fertilizzanti o i trasporti.

LOGISTICA

Ad assorbire gran parte dei costi energetici della filiera agroalimentare è il settore dei trasporti per raggiungere i consumatori e i mercati di riferimento. Per questo, è necessario e cruciale sviluppare una rete logistica che risponda alle esigenze dei diversi comparti. Nel Pnrr vengono stanziati 800 milioni di euro per migliorare le infrastrutture dedicate, che vedono registrare nel Paese forti divari fra i territori, migliorare le capacità di stoccaggio delle materie prime così da mantenere la qualità delle materie prime e dei prodotti, potenziare le capacità di esportazione che già vedono un boom nell’ultimo periodo nonostante la pandemia, ridurre gli sprechi.

Abbattiamo i costi, miglioriamo le vendite e le esportazioni e, dunque, diamo maggiore redditività e margini di guadagno alle imprese agroalimentari che si vedono costrette, oggi, a ingenti spese per raggiungere i mercati di riferimento.

STRUMENTI FINANZIARI

Le azioni del Pnrr illustrate sinora hanno un raggio d’azione che, per la loro natura strutturale, non può essere immediato, sebbene dovranno essere realizzate entro il 2026. Le imprese, però, stanno vivendo in questo preciso momento l’aumento esponenziale dei costi energetici. Cosa fare dunque?

Il Governo è intervenuto sinora, in ultimo anche nel Decreto Sostegni-Ter, con complessivi 10,2 miliardi di euro per mitigare i rialzi del gas e dell’elettricità ma l’abbattimento non può essere strutturale e servirà per dare un po’ di respiro a famiglie e imprese. Al contempo, gli imprenditori vedono assottigliarsi gli introiti ed erosa la propria liquidità.

Nel medio periodo, però, dovranno iniziare a corrispondere le rate dei mutui che sinora gli è stato permesso loro di posticipare con le moratorie. Il rischio è che, privi dei risparmi e della liquidità necessaria per fronteggiare i debiti con gli istituti di credito, molte imprese seppur produttive e apparentemente prospere, si troveranno costrette a chiudere i battenti. Per scongiurare questo rischio, siamo a lavoro per mettere al sicuro i prestiti destinati alla gestione delle aziende. Ciò punteremo a raggiungerlo con operazioni di finanziamento, garantire da Ismea, che possano generare una nuova iniezione di liquidità per non schiacciare le imprese nella morsa dell’aumento dei costi, delle rate bancarie e degli introiti non all’altezza di coprire adeguatamente le uscite.

In conclusione, è necessaria una operazione sinergica su più fronti, dunque, per far sì che la filiera agroalimentare riesca ad abbattere il dispendio energetico, diminuendo la dipendenza dall’esterno e efficientando i processi produttivi e di vendita così da tornare ad avere margini che remunerino adeguatamente il lavoro agricolo.

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