sabato, 20 Aprile, 2024
Economia

Allarme Confindustria. Energia: costi alle stelle, meno crescita e più inflazione

Nuovo report sul caro energia con dati, proiezioni e forti preoccupazioni del Centro studi di Confindustria. L’allarme è sulla corsa non affatto attenuata dei costi e tariffe del gas che con effetto domino provocano una catena di rincari e sfiducia, fino ad incidere sul Pil 2022 che rischia di perdere una fetta della prevista crescita.

Prezzi abnormi

“Con gli attuali prezzi abnormi dell’energia, i margini erosi, la scarsità di commodity e l’aumento dei contagi”, sottolinea il rapporto del Centro studi di Confindustria, “il rischio è che il Pil subisca uno stop nel primo trimestre: almeno -0,8% l’impatto del caro-energia sul Pil del 2022”, fa presente il Centro studi di Confindustria.

Industria colpita

“Il rincaro dell’energia”, evidenziano gli economisti di via dell’Astronomia nella Congiuntura flas, “colpisce l’industria italiana”, mentre, “gli elevati contagi frenano i consumi di servizi”. Assistiamo ad una “risalita a forte rischio. A inizio 2022 si sono fatte più fitte le nubi, addensatesi già a fine 2021 sulla risalita del Pil italiano, stimato in frenata nel quarto trimestre”.

Inflazione ed energia

Sullo sfondo, la corsa dei prezzi. Quello dell’inflazione, segnala il report di CsC, sarà un “balzo transitorio, se si raffredda l’energia”. In Italia, rilevano gli analisti, “il balzo dei prezzi dei beni energetici, +29,1% annuo a dicembre, ha spinto l’indice generale molto sopra quello core, che è rimasto, a fine 2021, su una dinamica simile al 2020 (+1,5%)”.

Risparmi, consumi e sfiducia

L’impatto sulla spesa delle famiglie del rincaro dell’energia (pari all’8,3% del paniere dei consumi) è stimato in circa 5/6 miliardi di euro: ciò sottrae risorse alla spesa in altri beni e servizi, frenando i consumi. In questo scenario “in Italia”, è l’analisi del CsC , “se si avvereranno le attese di parziale flessione dei prezzi energetici, sarebbe confermato lo scenario di rientro dell’inflazione, sui valori pre-Covid, nonostante la dinamica possa continuare a crescere nel breve termine. Al calo contribuirebbe la perdurante debolezza della domanda; il risparmio accumulato, che potenzialmente potrebbe affluire sui consumi, difficilmente verrà speso a breve, a causa della fiducia ridotta”.

Proiezioni e incertezze

Viceversa, rileva ancora il report, “le attuali pressioni sui costi e i nodi nelle catene del valore potrebbero in parte trasmettersi ai prezzi dei beni nel 2022. Insieme alla spinta ai prezzi implicita in alcuni processi in atto (transizione ecologica, Pnrr), ciò potrebbe condurre a un’inflazione core strutturalmente più elevata”. Il Centro studi di Confindustria avverte che “l’imprevedibilità degli shock esogeni e della loro durata, come quello del gas nel 2021, rappresenta un limite all’accuratezza delle previsioni”, che sono “di calo nel 2022”.
“L’inflazione già acquisita per il 2022 in Italia è del +1,8%: molto di più rispetto al 2021, quando si partiva quasi da zero.

Inflazione in fluttuazione

Le pressioni inflazionistiche, infatti, sono cresciute progressivamente nel corso del 2021 (da +0,8% nel 1° trimestre, fino a +3,9% nel 4°), determinando un “trascinamento” elevato per l’anno appena iniziato. Comunque, le previsioni dei principali istituti prospettano un’inflazione italiana nel 2022 in calo dal picco, in media al +2,4%, fluttuando tra un massimo di +3,5% secondo le stime di Banca d’Italia (di gennaio), e un minimo di +1,8% secondo lo scenario Fmi (di ottobre). Anche le previsioni per l’Eurozona sono di rientro”.

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