A poche ore dal consiglio dei ministri che dovrebbe approvare la manovra economica, appena in tempo per trasmetterla a Bruxelles, ancora non è chiaro dove e come verranno trovate le risorse che tuttora mancano per far quadrare le previsioni di spesa.
Nella giornata di ieri e in queste ultime ore, si sono accavallate ipotesi delle più disparate e fantasiose, costretto com’è l’esecutivo a muoversi fra i macigni di due eredità del precedente governo: quota 100, per i regimi previdenziali e il reddito di cittadinanza.
Renzi aveva proposto di cassare radicalmente quota 100, un’innovazione che andrebbe però ad interferire con attese di molti lavoratori anziani quando invece, ma qui si va a sbattere con il muro dei 5 stelle, sarebbe molto più utile ripensare un’iniziativa demagogica, quello del reddito di cittadinanza, che non ha prodotto alcuno degli effetti positivi che si davano per scontati, ma invece ha moltiplicato le occasioni di manipolazioni clientelari e di furbizie individuali.
Quel che è certo, è che rischiano di essere ancora una volta i soliti noti, fra i fruitori di reddito fisso ed i pensionati, a pagare le spese dei tabù insormontabili e che lo stesso relativo abbattimento del cuneo fiscale produrrà effetti di scarsa rilevanza sulle retribuzione dei lavoratori.
Nella speranza che le prossime ore portino consiglio, registriamo con stupore – ma perché stupirsi? – un nuovo scivolone politico del segretario del Pd che, disinvoltamente passato dalla pregiudiziale ostile ad un governo con i M5s, addirittura all’offerta di un’alleanza globale dalle elezioni regionali e locali sino alle politiche. Offerta non accolta dal M5s, anzi quasi dileggiata, e criticata da autorevoli esponenti dello stesso partito democratico dove le uscite di Renzi ha ancora di più reso illeggibili proposte e politiche di quel partito.
A fronte di questo scenario ancora confuso, il centro destra si ripropone come un soggetto compiuto e unitario e si prepara alla manifestazione che si svolgerà a Roma.
Sullo sfondo le elezioni regionali in Umbria: un test tutt’altro che ininfluente per il futuro dell’attuale assetto politico.