sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Le soft skills rendono forte la leadership

Intervista al Prof. Antonino Giannone. Etica professionale e nuovo Umanesimo

Motivare i giovani, mostrargli il senso della vita, della bellezza, della passione, della partecipazione. Questi i nuovi obiettivi che un leader di oggi deve porsi perché la generazione Millennial torni a partecipare alla vita sociale. Quali debbano essere le caratteristiche di un mentore, un manager o un leader dell’era digitale lo abbiamo chiesto al Professore Antonino Giannone, Docente di Leadership and Ethics in Link Campus University di Roma, Fellow presso ICELAB del Politecnico di Torino e già Top Manager di aziende industriali e di servizi.

Il Professor Antonino Giannone

Professore, il manager del futuro post pandemia che requisiti deve avere?
Generalmente si dà molta importanza alle competenze tecniche, alle hard skills, ma sono le soft skills quelle che oggi contano tanto quanto se non di più. Parliamo delle capacità di analisi, di problem solving, decision making, multitasking, time management, ma anche della capacità di leggere lo stato d’animo di un collaboratore, se per caso ha passato la notte insonne per il pianto di un figlio appena nato o della capacità di trasmettere passione ed entusiasmo. Il Covid ha modificato profondamente le nostre abitudini relazionali, non ci si abbraccia più, si dà il pugno invece che la mano, si fanno webinar al posto delle riunioni in persona. Occorre recuperare la dimensione empatica e soprattutto la capacità di motivare su obiettivi condivisi

È questo che intende per “etica professionale” che un leader deve avere?
Introdurre il concetto di etica non è facile perché inevitabilmente è un richiamo alle coscienze individuali, ma tutta la vita è caratterizzata da scelte inferenti la sfera “etica”, condizionate cioè dal proprio coraggio, temperanza, liberalità, senso di giustizia, etc. I manager di oggi, chiamati a guidare sistemi complessi, soprattutto nell’era digitale globale, non possono essere più guidati dalla sola logica del profitto ma devono essere in grado di relazionarsi anche con altro obiettivi sociali ed etici,  come peraltro hanno sottoscritto 200 Ceo della Round Table Association negli Stati Uniti. E in questa direzione si esprime chiaramente la “Laudato Si” di Papa Francesco, che ha dato dei fondamentali spunti di riflessione.

Cosa della Enciclica papale ritiene centrale?
Contiene una grande lezione, quella di ricordarci che facciamo tutti parte di uno stesso mondo, di cui dobbiamo essere custodi e difensori se vogliamo salvare il Pianeta dal disastro. Parliamo di un nuovo Umanesimo, in cui l’uomo torna essere centrale, a recuperare la sua dimensione umana, prendendosi cura dell’ambiente in cui vive e degli altri, della sofferenza degli esclusi, superando la “cultura dello scarto” denunciata più volte da Papa Bergoglio.

Insomma, tradizione e innovazione senza dimenticare l’umanità, è questo che dobbiamo insegnare ai giovani?
Ai giovani dobbiamo restituire il senso della partecipazione. I partiti, ad esempio. sono gruppi chiusi. Bisogna tornare a motivarli su obiettivi condivisi e restituire ai nativi digitale quella capacità di elaborare un pensiero critico attraverso lo studio, soprattutto dei filosofi. Solo l’Università, la scuola, la cultura possono fornire gli strumenti per formare un proprio pensiero, attraverso il recupero di un nuovo Umanesimo che rimetta al centro la persona. Viviamo in una società sfilacciata o, come diceva Bauman, liquida. Occorre recuperare valori condivisi di cui risentirsi partecipi. Oggi non è più la politica a decidere della res pubblica, è stata sovrastata dal potere finanziario, per cui tutto è ormai in vendita, come ha ben spiegato il Professor Michael Sanders dell’Università di Harvard. Non credo che un sistema socio-politico come quello attuale possa reggere a lungo nel tempo senza una etica condivisa che rappresenti l’amalgama della società stessa. Come diceva Paolo VI, i Millennials non hanno bisogno di maestri ma di esempi.

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