venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

Nel mondo della moda sfilano digitale e sostenibilità

Anche l’industria della moda sta cercando di trovare la strada per riprendersi le sue soddisfazioni dopo due anni di difficoltà globali dovute alla pandemia. Le sfide sono imponenti, come lo stop che ha interessato la stragrande maggioranza delle aziende del settore tessile.

LO STATO DELL’INDUSTRIA DELLA MODA

Stando al sesto rapporto annuale sullo stato della moda di BoF (Business of Fashion) e McKinsey & Company, “The State of Fashion 2022”, fondato sulle testimonianze di oltre 220 manager d’azienda ed esperti del settore, l’industria della moda ha segnato un calo del 20% dei ricavi nel 2019-20, e un record del 69% di aziende che ha perso valore.

Considerando il fattore geografico, la prima a riprendersi nel 2021 è risultata la Cina, che con ogni probabilità trainerà il 2022, seguita dagli Stati Uniti. Farà invece fatica l’Europa, più lenta nella ripresa e bisognosa di turismo internazionale per ottenere slancio.

L’ostacolo più grande è dettato dalla carenza di prodotti e risorse: il blocco delle catene di approvvigionamento e l’aumento dei costi di spedizione minano la crescita.

OPPORTUNITÀ: DIGITALE E SOSTENIBILITÀ

Se da un lato si intravedono le difficoltà, dall’altra si fanno largo anche le opportunità.

Il 2022 è visto come l’anno che darà slancio al settore della moda; i consumatori sono desiderosi di spendere, poiché hanno messo in standby il proprio potere d’acquisto.

I dirigenti d’azienda, infatti, puntano tutto sulla ripresa del prossimo anno e si interrogano sulle migliori strategie per intercettare la domanda dei consumatori, ormai mutata a causa della pandemia.

Si fa grande affidamento sul digitale e sulla sostenibilità, che diventano la preoccupazione più prossima dei brand. I marchi più lungimiranti, infatti, puntano a incrementare le loro azioni, canalizzandole in tale direzione.

Nei mesi passati gli ambienti digitali e gli e-commerce sono  stati quasi l’unico canale che ha legato consumatori e produttori. Bisogna intensificare la creatività e il commercio online, “con token non fungibili, ‘skin’ di gioco e moda virtuale che si avvicinano al mainstream. Alcuni marchi nell’ultimo anno si sono espansi nel ‘metaverso’ digitale, lanciando negozi virtuali, giochi ed eventi digitali. Nei prossimi dodici mesi, questi sforzi prenderanno piede, poiché il social commerce in-appsvolge un ruolo sempre più importante”.

Allo stesso modo, un approccio eco-friendly si è fatto sempre più strada nella mente dei consumatori, influenzandone le scelte d’acquisto.

“I consumatori vogliono sapere da dove provengono i materiali, come vengono realizzati i prodotti e se le persone coinvolte vengono trattate in modo equo. In risposta, sempre più aziende stanno espandendo i loro assortimenti sostenibili e stanno lavorando per aumentare la sostenibilità delle loro catene di approvvigionamento. Come parte di questi sforzi, alcuni stanno sfruttando i passaporti dei prodotti digitali. Questi possono essere incorporati negli articoli per supportare le attività post-uso come la rivendita e il riciclo”.

Potrebbe essere questa un’occasione per riscrivere le regole dell’industria del fashion, più attenta all’innovazione tecnologica e all’ambiente. Insomma, proiettata al futuro.

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