mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Super Green Pass. No di Federalberghi. Si di Fipe

Se la Federalberghi teme che il super green pass rappresenti un “chiudere la porta” a milioni di turisti stranieri, al contrario la Federazione nazionale pubblici esercizi, invece lo invoca come salvezza per 900 mila lavoratori. Sono le reazioni in casa Confcommercio alla decisione del Governo di far scattare dal 6 dicembre nuove regole di accesso nei locali pubblici”

Federalberghi contraria

“La proposta di consentire l’accesso agli alberghi solo alle persone munite del cosiddetto ‘super green pass’ rischia di chiudere le porte dell’Italia a milioni di cittadini stranieri che sono stati immunizzati con un vaccino non riconosciuto dall’Autorità europea”. È l’allarme lanciato da Federalberghi a poche ore dall’approvazione del nuovo decreto con le misure anti-coronavirus. In tal caso, secondo la Federazione degli albergatori, verrebbero avvantaggiati i Paesi concorrenti che “attendono a braccia aperte i milioni di turisti stranieri che l’Italia si appresta a respingere”.

Federalberghi sottolinea poi che se “per accedere ai  luoghi di lavoro sarà sufficiente il green pass semplice, la logica vuole che la medesima deroga debba essere accordata a chi viaggia per motivi di lavoro e ha bisogno di pernottare fuori casa, come gli esponenti delle forze dell’ordine e gli addetti alle attività di trasporto”.

Inoltre, eventuali vincoli alle strutture ricettive ufficiali “devono essere validi anche per gli affitti in locazione breve. Se non si seguisse questa strada, al danno si aggiungerebbe la beffa: sarebbero scoraggiati i soggiorni nelle strutture ufficiali che   rispettano le regole, applicano rigorosi protocolli di sicurezza e pagano gli stipendi, mentre verrebbero incentivati i soggiorni presso alloggi che sfuggono a ogni regola e si sottraggono a ogni controllo”.     
 

Il sì della Fipe

”Rafforzare le misure di contenimento del contagio è fondamentale sia per salvare quante più vite umane possibile, sia per scongiurare le ipotesi di nuove chiusure, in particolare in un periodo delicato come dicembre. Prima della pandemia, infatti, questo mese da solo valeva circa 9 miliardi di euro per il settore della ristorazione, mentre quest’anno la previsione è di 7,2 miliardi. Si tratta del 10% del fatturato dell’intero anno e del 22% in più rispetto alla media mensile: troppo per un comparto che sta cercando di ripartire e che non può permettersi ulteriori chiusure né ulteriori incertezze”.

Così Fipe-Confcommercio, che sottolinea poi come “consentire alle imprese di lavorare significa non solo garantire l’occupazione a 900mila addetti tra dipendenti e indipendenti ma anche assicurare uno sbocco commerciale che vale 2 miliardi di euro ad una lunga filiera fatta di agricoltori, allevatori, vignaioli,  imbottigliatori, pescatori e produttori artigianali e industriali di ogni genere”.

 

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