venerdì, 19 Aprile, 2024
Hi-Tech

L’algoritmo di Facebook che blocca e oscura i librai

Accade in queste giornate estive che un libraio Ubik pubblichi sulla pagina della libreria la foto di una parete di libri d’arte dove compare, tra le altre, una copertina con un nudo di donna. Violazione delle regole e blocco della pagina ne sono la diretta conseguenza, così come l’avvio della procedura di ricorso. Anche se, a volere applicare rigorosamente gli “standard della Community” di Facebook l’immagine “incriminata” non è da censurare in quanto riproduce un nudo artistico del famoso fotografo Helmut Newton (https://it.wikipedia.org/wiki/Helmut_Newton), ed è quindi conforme allo standard della community di Facebook per cui “…è permessa anche la pubblicazione di fotografie di dipinti, sculture o altre forme d’arte che ritraggono figure nude”.

Quello che non ci si aspetta è che nel giro di pochi giorni il Social cominci a oscurare arbitrariamente le pagine di altre librerie Ubik che non hanno commesso alcuna violazione, ma semplicemente ree di avere contenuti simili alla pagina già bloccata. E così in pochi giorni chiudono le pagine delle librerie di Cesena, Treviso, Avezzano, Cagliari, Bologna, Taranto, Trento (una delle librerie più grandi e importanti del Gruppo), Omegna, Lucca, Mirano e anche quella di Catanzaro, già nota alla cronaca per i meriti di un libraio di frontiera apprezzato sul territorio e stimato da tutto il mondo editoriale.

“La media è di due/tre blocchi al giorno, tutti motivati dalla stessa inesistente ragione, senza alcuna tutela dell’identità digitale degli utenti – sottolinea Ubik in una nota -. A rischio l’investimento economico e lavorativo di anni portato avanti dai singoli librai per sostenere la propria attività, ma anche per promuovere la cultura e la lettura e creare delle comunità di lettori che condividano tali interessi. L’assurdità di questo accanimento ha due facce: da un lato l’oscuramento di pagine che non hanno commesso alcuna violazione e che non hanno nulla in comune se non essere parte dello stesso franchising, pagine gestite da imprenditori differenti con attività singole; dall’altro l’impossibilità per i librai coinvolti di parlare con una persona che possa ascoltare, capire la gravità della situazione e prendere in carico il problema per risolverlo”.

Il Tribunale di Bologna in un’ordinanza del 10 marzo scorso riconosce che “l’esclusione dal social network, con la distruzione della rete di relazioni frutto di un lavoro di costruzione (…) è suscettibile dunque di cagionare un danno grave, anche irreparabile, alla vita di relazione, alla possibilità di continuare a manifestare il proprio pensiero utilizzando la rete di contatti sociali costruita sulla piattaforma e, in ultima analisi, persino alla stessa identità personale dell’utente, la quale come noto viene oggi costruita e rinforzata anche sulle reti sociali. Tal danno non è facilmente emendabile creando un nuovo profilo personale e nuove pagine, atteso che resta la perdita della rete di relazioni, la quale viene costruita dagli utenti del social network con una attività di lungo periodo e non semplice”. Il fatto che il social network abbia cancellato in modo irreversibile i dati, oltre a denotare, secondo il giudice, una condotta contrattuale profondamente scorretta, comporta inevitabilmente un danno irreparabile”.

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